Gli Stati Uniti hanno chiesto l'estradizione di Juan Carlos Bonilla, ex direttore della Polizia di Honduras arrestato mercoledì con l'accusa di aver coordinato operazioni di traffico di stupefacenti per conto dell'ex presidente, Juan Orlando Hernandez. Bonilla, conosciuto con il soprannome di "El Tigre", è finito infatti nel mirino di Geoffrey Berman, procuratore del distretto sud di New York, e di Wendy Woolcock, agente speciale della Dea. Capo della polizia tra il 2012 e il 2013, Bonilla avrebbe usato, secondo gli investigatori, il suo incarico per "facilitare il traffico di cocaina e l'uso della violenza, arrivando all'omicidio, per proteggere" criminali "collegati a un gruppo politico che comprende anche Juan Antonio Hernandez, ex deputato e fratello dell'ex presidente". Dovesse sottoporsi alla giustizia statunitense, "Joh" dovrà rispondere di tre imputazioni: "cospirazione per aver importato una sostanza negli Usa" sapendo "trattarsi di un passaggio illegale"; "usare o portare armi da fuoco, aiutare o istigare l'uso e il possesso" di "mitragliatrici e dispositivi distruttivi"; "cospirazione per usare e portare armi da fuoco" a "sostegno della cospirazione per usare o portare armi da fuoco". Nel corso degli otto anni di governo Hernandez, almeno 32 onduregni accusati di traffico di stupefacenti sono stati estradati negli Usa, molti dei quali condannati. Tra questi anche Juan Antonio "Tony" Hernandez, fratello dell'ex capo dello Stato, cui è stato comminato l'ergastolo. Hernandez dovrà attendere l'udienza per l'estradizione in carcere, dato che la Corte Suprema ha respinto la richiesta di domiciliari presentata dai suoi in ragione delle condizioni di salute. L'ex presidente, che soffre di diabete, rimarrà in una cella del Comando delle operazioni speciali delle forze armate. A vigilarlo, con ben cinque anelli di sicurezza, un corpo speciale addestratosi negli Stati Uniti. Hernandez può ricevere solo visite dei suoi legali e della famiglia (la moglie è incaricata di portargli farmaci e il cibo adeguato alla sua condizione di diabetico), ma non può utilizzare il cellulare e non può abbandonare la sua stanza. La consorte, Ana Garcia, ha denunciato un "trattamento umiliante" sofferto dal marito, con "oltre 17 ore di assedio costante di 600 agenti di sicurezza, minacce e timore per la vita e la salute".
Hernandez secondo i media avrebbe ricevuto proventi dal narcotraffico
La vicenda, come detto, è parte del dossier che vede coinvolto l'ex capo dello stato onduregno, arrestato il 16 febbraio ed in attesa del processo di estradizione, la cui prima udienza è stata fissata al 16 marzo. Lo scorso 8 febbraio il dipartimento di Stato Usa ha incluso Hernandez nell'elenco "degli attori corrotti e non democratici degli Stati Uniti", ai sensi della sezione 353 della legge sul coinvolgimento rafforzato degli Stati Uniti e del triangolo settentrionale, che rende le persone elencate non ammissibili al visto d'ingresso negli Stati Uniti. "Secondo numerosi e credibili resoconti dei media, Juan Orlando Hernandez ha commesso o facilitato atti di corruzione e narcotraffico e utilizzato i proventi di attività illecite per facilitare campagne politiche. Inoltre, Hernandez è stato identificato per nome in una testimonianza giurata in un procedimento penale federale degli Stati Uniti per aver ricevuto proventi del narcotraffico come parte del finanziamento della sua campagna. Il dipartimento ha incluso Hernandez nell'elenco degli attori corrotti e non democratici il 1° luglio 2021 e ora sta rendendo pubblico questo stato", si legge nella relativa nota ufficiale.
Hernandez aveva espresso "sorpresa" per la richiesta della giustizia Usa. La decisione di negargli il visto di ingresso, ricorda Hernandez in una lettera aperta e rilanciata sulle reti sociali, viene da un Paese che “è sempre stato amico e alleato nella lotta che il mio governo ha portato avanti in modo coraggioso contro la criminalità organizzata". Quel che sorprende, "come si legge nel secondo paragrafo della dichiarazione del segretario di Stato, Antony Blinken, è che la decisione si basa su 'resoconti giornalistici' e su dichiarazioni di narcotrafficanti e assassini confessi, estradati dal mio governo", ha sottolineato l'ex capo dello Stato parlando di "narcotrafficanti" che "prima controllavano a pieno il Paese". Dall'arrivo alla presidenza del paese, nel 2014, "il mio governo ha preso decisioni ed eseguito azioni che hanno portato a ridurre considerevolmente il quantitativo di droghe in arrivo verso gli Usa": dall'87 per cento delle sostanze che nel 2013 sbarcavano oltre confine "a solo il 4 per cento nel 2020", ha sottolineato Hernandez citando fonti statistiche statunitensi. L'ex presidente ha quindi riportato i principali dati del contrasto alla criminalità durante il suo governo, frutto di un'azione congiunta delle istituzioni nazionali e statunitensi: 28 boss del narcotraffico estradati e 31 consegnati spontaneamente alla giustizia Usa, oltre 41 mila chili di cocaina sequestrati tra il 2014 e il 2021, poco meno di duemila beni confiscati alla criminalità, 327 strade clandestine distrutte, 227 mila piante di coca rimosse, oltre 3 milioni di piante di marijuana bruciate, oltre settemila arresti per narcotraffico e riduzione del 90 per cento del numero di sequestri".
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