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A 30 anni da un crimine commesso dagli aguzzini della democrazia in Paraguay

"L’impunità per il caso di mio padre continua da 30 anni". Nessuno è stato mai condannato, nè gli autori materiali nè tanto meno quelli intellettuali. Porto un esempio: in questi giorni è stato imprigionato uno dei mandanti della morte di Santiago, Fahd Jamil, in Brasile, ma è stato processato per un reato minore e non per l’assassinio di mio padre. Quindi l’impunità non è scomparsa. L’impunità continua, non solo per quanto riguarda il caso del giornalista Santiago Leguizamón ma anche per la maggior parte delle persone assassinate dal crimine organizzato o dalla mafia del paese. L’unica cosa che si salva della vicenda riguardante la detenzione di Fahd Jamil è che tutto il lavoro fatto da Santiago come giornalista conferma ciò che fece Jamil alla frontiera tra Paraguay e Brasile ed il suo coinvolgimento con diverse attività  del crimine organizzato.

Così si è espresso Dante Leguizamón intervistato da Antimafia Dos Mil in occasione della commemorazione della morte del padre, il giornalista Santiago Leguizamón, assassinato il 26 aprile di quest’anno. Con un tono gentile e sereno ha aggiunto: "Nonostante l’impunità regni sovrana nel nostro paese, come famiglia siamo speranzosi che la causa, già arrivata alla Corte Interamericana dei Diritti Umani, arrivi alla condanna dello Stato Paraguiano per le violazioni commesse in materia di diritti umani  e che la Corte Interamericana esiga che lo Stato Paraguaiano istituisca politiche pubbliche di protezione sia per i giornalisti di frontiera sia per i giornalisti in generale, e che vengano realizzate azioni concrete contro l’impunità, non solo nel caso di Santiago ma in tutti i casi di persone assassinate dalla mafia".

"Verso la metà di maggio presenteremo una dichiarazione con prove, documenti, testimonianze e tutti gli elementi di cui disponiamo, alla Corte Interamericana. Presumo che questo processo arriverà ad  una sentenza nel giro di due anni".

Leguizamón figlio, avvocato di professione, in ambito legislativo ed al fine di diminuire l’impunità e garantire l’esercizio della professione di giornalista, ha dichiarato: "Urge un cambiamento della nostra legislazione penale e processuale affinchè il Pubblico Ministero indaghi sulle minacce di morte contro i giornalisti e quando le vittime sono dichiarate difensori dei diritti umani. Ovvero bisogna considerare la minaccia, che attualmente è un delitto penale, come un delitto pubblico".

"Il sistema penitenziario paraguaiano  favorisce la crescita delle mafie all’interno delle prigioni. Mancano politiche pubbliche di lotta alle mafie ed una amministrazione migliore del sistema penitenziario, contrassegnato da corruzione e precarietà", ha infine concluso.

Per quanto riguarda la morte di Santiago Leguizamón, il Sindacato Dei Giornalisti del Paraguay si è pronunciato attraverso un comunicato: "A 30 anni dall’assassinio di Santiago Leguizamón, è stato consegnato alla giustizia brasiliana Fahd Jamil, da sempre indicato come l’autore intellettuale del crimine che, ad oggi, continua a rimanere impunito. Santiago aveva pubblicato una serie di materiali che denunziavano il coinvolgimento di Jamil nel narcotraffico, nel contrabbando di soia e sicariato, accuse alle quali si è sottratto grazie al sistema penale uruguaiano. L’impunità per l’omicidio del collega ha portato lo Stato paraguaiano ad affrontare la Corte Interamericana dei Diritti Umano per la violazione del diritto alla vita, alla libertà di espressione e alla giustizia in generale".

"Il Sindacato dei Giornalisti del Paraguay, attraverso un progetto coordinato, sta lavorando ad un progetto di legge che  protegga le persone, i gruppi e le comunità che si trovano in situazioni di rischio come conseguenza dell’esercizio della professione di giornalista, della libertà di espressione, per il lavoro di stampa o per la difesa o la promozione dei Diritti Umani", conclude il comunicato.

Perché hanno ucciso Santiago Leguizamón?
All’inizio degli anni ‘90 Santiago Leguizamón, come corrispondente del quotidiano Notizie da Asunción, aveva denunciato il traffico di droga ed armi, il contrabbando di soia ed anche le morti commissionate da Pedro Juan Caballero, con parole come queste: "I capi mafiosi di Pedro Juan utilizzano killer su commissione" e "La tenebrosa famiglia Jamil controlla tutto".

Sono questi articoli di Santiago Leguizamón che ci spiegano come i capo mafiosi della zona di confine (non solo Fahd Jamil in connivenza con imprenditori frontalieri e con la autorizzazione del presidente della Repubblica Andrés Rodríguez) hanno deciso di porre fine ai suoi giorni.


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Santiago Leguizamón


Possiamo quindi concludere che, sia dietro l’assassinio del giornalista Santiago Leguizamón (1991) sia dietro a quello del ministro antidroga Generale Ramón Rosa Rodríguez (1994), sulla base degli indizi e dei sospetti, vi siano sia il capo mafioso Fahd Jamil sia il suo amico e compare General Andrés Rodríguez, i quali non sono mai stati processati nè tanto meno condannati dalla corrotta e codarda giustizia paraguaiana.

Salvador e Pablo Medina
Dopo tutto ciò, parlando di Santiago Leguizamòn, non posso non menzionare il caso dei fratelli Medina, Salvador e Pablo, perché tutti questi delitti sono collegati tra loro, cioè hanno un denominatore comune: la narco-mafia.

Nel caso di Salvador è stato preso e condannato il sicario ma non i mandanti, di loro nessuna traccia: l’omertà dell’assassino, quando è stato interrogato su questo punto, si è fatta sentire. Nel caso di Pablo sono stati presi gli autori materiali ma per quanto riguarda i veri mandanti dell’attentato, che costò la vita anche a Antonia Almada, assistente di Pablo Medina, nessuna traccia, perché l’omertà dei coinvolti si è fatta sentire al massimo grado. Perchè sebbene sia stato condannato all’ergastolo come autore intellettuale l’ex intendente di Ipejhú Vilmar, "Neneco" Acosta, gli autori ideologici restano impuniti, nell’ombra.

Ma aggiungo ancora quacosa, perché nella morte, in particolar modo quella di Pablo Medina, personaggi come l’ex presidente della Repubblica, Horacio Cartes, la attuale deputata Cristina Villalba, membro del Movimento Interno Partito Colorato "Onore Colorato", capeggiato da Cartes, e l’ex governatore Alfonso Noria, tra gli altri (e los sanno tutti), non sarebbero estranei alle fasi di gestazione del terribile assassinio. Il tema principale è provarlo nelle varie fasi giudiziarie perché fino a questo momento è solo una presunzione di dominio pubblico.

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Fahd Jamil


Riassumendo: Santiago Leguizamón, il Generale Ramón Rosa Rodríguez, Salvador Medina e Pablo Medina sono stati assassinati dalla narco-politica che fa parte della mafia locale e regionale, che a sua volta fa parte di un sistema di potere con ramificazioni in tutta la società e lo stato paraguaiano.

Coscienti di questa verità, come cittadini abbiamo la responsabilità storica, così come l’ha avuta Santiago Leguizamón, di smascherare i boia della vera democrazia, i quali hanno costruito una falsa democrazia per decenni, in connivenza con la mafia.

Dobbiamo quindi lottare con le armi della denuncia, dell’educazione alla cultura della legalità e dell’arte rivoluzionaria (come fanno i giovani del Movimento Our Voice) per risvegliare la coscienza addormentata della maggior parte del popolo paraguaiano, per iniziare così una rivoluzione civile e culturale che faccia rinascere e sviluppare una democrazia autentica.

Foto di copertina: Dante Leguizamón insieme alla sua famiglia

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