Un mese fa, nel centro di Lima capitale del Perù, migliaia di cittadini indignati hanno manifestato per l’ondata di omicidi e in generale per l’aumentata insicurezza che si è registrata in molte zone del Paese.

Amanda Chaparro, giornalista di Le Monde, nell’articolo pubblicato nei giorni scorsi su Internazionale (“La criminalità organizzata tiene in ostaggio il Perù”), ha parlato, tra l’altro, di “inquietante proliferazione di organizzazioni criminali legate al traffico di cocaina” indicando anche in un aumento di circa il 69% delle coltivazioni di coca (arrivate a circa 80mila ettari) negli ultimi 4 anni.

Alla fine del 2024, stando ai dati diffusi dal Ministero dell’Interno peruviano, si è avuto il record dei sequestri di stupefacenti con oltre 165 tonnellate di cui 69 ton. di cocaina e 54 ton. di marijuana, con la distruzione di 95 piste di atterraggio clandestine e più di mille laboratori impiegati nella produzione di cocaina.

Il Perù, dunque, occupa ormai il secondo posto a livello mondiale come produttore di cocaina. La corruzione diffusa e l’indebolimento delle istituzioni hanno favorito la crescita della criminalità organizzata e della violenza in generale al punto che a marzo scorso la stessa presidente Dina Boluarte si è espressa favorevolmente alla reintroduzione della pena di morte.

In realtà è dal 1825, anno in cui il Perù conquistò l’indipendenza insieme ai paesi vicini, è stato un susseguirsi di violenze, di guerre e di lotte interne tra le classi sociali dagli interessi contrastanti: la borghesia mercantile o burocratica della costa, i proprietari terrieri degli altipiani, i militari, i contadini, la povera gente.

Dal secondo dopoguerra in poi, con alternanze di riformismi democratici e di restaurazione militare, il Paese è finito nella sfera di influenza economica degli americani. Fu il generale golpista J.Velasco Alvarado, nel 1968, ad imprimere al Paese una svolta rivoluzionaria mentre nel 1978, con le elezioni di una Assemblea Costituente, riassume le sembianze, almeno formalmente, di una democrazia che permarrà sino al referendum del 1993 che confermò la Costituzione voluta dal presidente Fujimori.

Rieletto presidente nel luglio del 2000 Fujimori sarebbe ancora una volta uscito vittorioso (nelle elezioni presidenziali vi sarebbe stato un generoso contributo di almeno un milione di dollari da parte di Pablo Escobar, capo del cartello di narcotrafficanti di Medellin), se non fossero state diffuse le immagini di un video nel quale Vladimiro Montesinos, capo dei servizi segreti peruviani, consegna 20mila dollari per corrompere un parlamentare dell’opposizione. Le dimissioni di Fujimori furono la naturale conseguenza e gli anni seguenti sino alla sua morte (nel 2013) furono caratterizzati da una condanna a 25 anni di carcere, in buona parte scontati, per crimini contro l’umanità.

Gli affari con la droga continuano ad essere la principale e più remunerativa attività dei gruppi peruviani (un tempo in collegamento anche con il movimento terroristico di Sendero Luminoso) che risultano composti da poche unità spesso legate al capo da vincoli di parentela diretta o indiretta. L’esiguità e la varietà dei gruppi, la relativa specializzazione delle attività svolte e la stretta connessione con esponenti colombiani fanno pensare ad un tipo di struttura criminale che, con la Colombia, non ha solo rapporti commerciali ma si è andata conformando anche ai modelli organizzativi elaborati dopo la scomparsa dei grandi cartelli della droga.

Le rotte fluviali sono ancora molto utilizzate, in particolare il porto di Iquitos ed il Rio delle Amazzoni; frequente anche l’uso di piccoli aerei che sfruttano come basi le zone poco controllate di Sion, Churin, Tarapoto e Paraiso.

La cocaina peruviana ha un buon mercato anche in Italia come dimostra anche il sequestro dei giorni scorsi di ben 16kg di sostanza operato all’aeroporto di Caselle ad una donna peruviana che lo aveva occultato nel doppio fondo del trolley.

La situazione in Perù è destinata a peggiorare per una diffusione generalizzata della corruzione che, spiega Lucia Nunovero (ex direttrice dell’ufficio di analisi sulla criminalità del governo), “riguarda tutta la gerarchia:parlamentari, presidenti dei governi regionali, agenti di polizia, tribunali”.

Tratto da: liberainformazione.org

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos