Dieci anni dopo il duplice omicidio, un sentito omaggio ad Asuncion, in Paraguay
Nonostante la scarsa partecipazione nella piazza de Los Desaparecidos - nel centro storico della città di Asuncion, accanto al palazzo del Governo - per la commemorazione in memoria di Pablo Medina e della sua assistente Antonia Almada, a dieci anni del loro assassinio, i presenti hanno comunque segnato una presenza storica per ribadire che gli ideali di entrambi sono ancora validi e che la lotta da loro intrapresa contro la mafia e la narco-politica continua ancora oggi.
Tanti gli striscioni contro il narco-stato ed il crimine organizzato: “In Marcia contro la Disuguaglianza ed il Narco-stato”; “Arte e Militanza per un Paraguay Senza Mafia”: “Protezione ai Giornalisti. Siamo tutti Pablo”; “Dove è Lichita?”.
Ad organizzare l'evento l’associazione artistica-internazionale Our Voice, la Piattaforma per i diritti umani, Alternativa Socialista, Antimafia Dos Mil e RTV Paraguay, sotto lo slogan “Contro l’oblio e l'impunità in memoria delle vittime del crimine organizzato, della mafia e del narco-stato di ieri e di oggi”.
Per l’occasione è stata allestita una mostra fotografica dei 21 giornalisti assassinati dopo la caduta della dittatura di Stroessner, musica dal vivo, poesia e teatro. L'evento è stato moderato da uno dei referenti di Our Voice Paraguay, Victoria Pereira.
La solidarietà e la partecipazione dei diversi artisti presenti a questa commemorazione nel decimo anniversario della morte di Pablo Medina sono stati molto toccanti, come quella dell'attore di teatro Omar Mareco, il giornalista e cantante Sergio Peña- amico e collega di Pablo nel quotidiano ABC Color - che ha interpretato due canzoni, ed un giovane del Collettivo José Asunción Flores che ci ha deliziato con una poesia.
Sebbene siano trascorsi 10 anni dall’assassinio del giornalista Pablo Medina e di Antonia Almada, fatto che ha avuto un impatto molto forte sulla società e lo stato paraguaiano quel 16 ottobre 2014, ancora oggi solo una piccola parte di questo paese è cosciente che siamo condizionati da un potere clandestino, nascosto, potente e violento che si è impadronito delle nostre istituzioni, che condiziona le nostre libertà ed il nostro sistema politico, economico e giuridico, e la mafia è il suo braccio armato.
Questa mancanza di consapevolezza da parte della stragrande maggioranza del popolo paraguaiano sulla pericolosità di questa struttura di potere che è la mafia (con una rilevante quantità di ramificazioni nella società civile e nello stato), così definita dallo storico italiano Giuseppe Carlo Marino, si è manifestata nella scarsa partecipazione popolare nell'evento antimafia di sabato scorso e nella mancanza di impegno della maggioranza nella lotta in maniera sistematica contro le mafie.
L'aspetto più trascendentale della giornata, oltre a quello artistico, sono stati i discorsi. Hanno parlato parenti di Pablo Medina, amici, attivisti e giornalisti.
Dyrsen Medina, figlia maggiore di Pablo Medina: “Siamo grati”
“Grazie ad Antimafia Dos Mil, al Movimento Culturale Internazionale Our Voice per aver organizzato questo evento. Dieci anni di ardua lotta alla ricerca della giustizia, anche per tutte le vittime assassinate, messe a tacere da questo narco-stato. Il nostro paese ha sofferto realmente, macchiato di tanto sangue, di tanti innocenti, di tanti giusti. Siamo qui presenti e continueremo sempre nella lotta per chiedere giustizia per l'assassinio di mio padre e di Antonia Almada e per le altre vittime che sono tante. Continueremo a lottare fino alla vittoria finale”.
Yamila Medina, nipote di Pablo: “Denuncia la narco politica da quando era bambina”
“È una lotta che portiamo avanti da anni, insieme a mia madre e al gruppo che viene da differenti paesi. Sono molto orgogliosa del gruppo Our Voice e di mia madre, ma soprattutto di mio nonno che era una persona molto giusta, molto ammirevole, lui è il mio esempio a seguire. Sin da piccola mi è piaciuto esprimermi, appoggiare il mio paese, denunciare la narco politica e la mafia”.
Francisco Medina, fratello di Pablo: “Abbiamo sempre il cuore ferito”
“Grazie ancora una volta al fondatore della Rivista italiana ANTIMAFIADuemila – il giornalista italiano Giorgio Bongiovanni. Inoltre, il signore Georges Almendras che oggi non è presente per alcune circostanze che gli hanno impedito di essere qui con noi, ma c’è sempre stato. È sempre difficile, abbiamo sempre il cuore ferito e questo cuore ferito non guarisce mai, abbiamo sempre Pablo nell'anima. Ci dispiace che ci abbia lasciati perché è andato via quando ancora poteva portare tanto alla società paraguaiana. Pablo Medina ebbe l'idea di aprire un giornale a Capiibary, io l’ho appoggiato con tutte le mie forze e lui riuscì ad aprirlo ed inaugurarlo, si chiamava il “Vocero di Capiibary”.
“Oggi pretendiamo giustizia, due sono stati già condannati ma manca ancora uno all’appello, proprio il fratello del mandante. Il Brasile non estrada i suoi connazionali, per questo motivo ad oggi purtroppo deve essere giudicato dalla giustizia del Brasile, è in attesa, poiché non c’è ancora una sentenza”.
Mauricio Lejarraga, Alternativa Socialista: “Abbiamo una responsabilità collettiva”
“Cosa significa quando un giornalista viene assassinato? Siamo d’accordo sul fatto che un attentato contro la vita di un giornalista non è solamente unc colpo individuale al professionista che svolge quel compito. L'assassinio di un giornalista costituisce un'aggressione lapidaria allo stato di diritto, alle istituzioni e alla democrazia. Questi 21 giornalisti assassinati non solo sono vittime, compagni. Sono anche martiri. Abbiamo la responsabilità collettiva di tutelare chi ci informa poiché le persone che dedicano la propria vita al nobile esercizio del giornalismo sono l'ultimo baluardo che il cittadino comune ha per aggrapparsi ad un barlume di giustizia o addirittura per influenzare le decisioni dello stato”.
"In un paese assediato dal narcotraffico, dal crimine organizzato, dalla corruzione e da un’istituzione molto carente, non dobbiamo mai dimenticare Pablo ed Antonia, ma neanche Santiago, Calixto, Benito, Salvatore, Yamila, Samuel, Ángela, Alberto, Martin, Merardo e Marcelino, Carlos, Fausto, Edgar, Gerardo, Eduardo, Leone, Umberto ed Alexander. Esortiamo lo Stato a promuovere meccanismi di protezione dei professionisti della stampa e garantire il libero esercizio del giornalismo in tutte le sue forme".
Matías Guffanti, Our Voice Argentina: "Giustizia popolare contro i responsabili"
“Siamo felici che Neneco sia stato incarcerato, ma sappiamo perfettamente che non è l'unico ideologo dietro la morte di Pablo. Ci preoccupa il fatto che il caso di Marcelo Pecci sia ancora impunito. Vogliamo che l'internazionalismo, l'appoggio dell'Argentina, dell'Uruguay, dei diversi Paesi in cui ci troviamo, facciano pressione per ottenere giustizia e, se non possiamo ottenerla attraverso la giustizia statale, possiamo ottenere giustizia sociale, giustizia popolare contro i responsabili. Non possiamo considerare il caso di Pablo come un caso isolato. Lo vediamo come uno dei casi che si possono osservare in America Latina, come nel caso di Berta Cáceres in Honduras, come nel caso di Mariel Franco in Brasile, come nel caso di Pepino Impastato in Italia, e in tanti altri casi in cui questo sistema criminale si accanisce contro chiunque osi parlare delle responsabilità delle imprese che attualmente ci stanno portando alle ingiustizie che stiamo vivendo, è inaccettabile che continuiamo a lasciarlo passare. Non continuiamo a parlarne e non facciamo nulla al riguardo”.
“Dobbiamo essere convinti che vinceremo, che questa lotta sarà portata avanti da noi e da coloro che verranno dopo di noi. Noi e le organizzazioni che nasceranno anche dopo di noi che sono nate con questo impegno, con questa responsabilità che costruiamo insieme. Denunciamo i responsabili del Paraguay, denunciamo i responsabili di tutti questi assassini. Facciamo i nomi e cognomi di chi è coinvolto”.
Fabricio Arnella, Organizzazione Paraguay por Palestina: “Ci sono 231 giornalisti assassinati”
“Facciamo parte di ‘Articulación Palestina’ in Paraguay. Le compagne di Our Voice fanno parte di questo spazio che riunisce i migranti palestinesi, le comunità arabe in generale e anche organizzazioni e persone solidali con la Palestina. Uno spazio che condividiamo a seguito dell’escalation del genocidio del popolo palestinese. Alcune persone si chiedono cosa c’entri con l'assassinio di Pablo Medina.
Perché parliamo della Palestina, in un evento che segna il decimo anniversario dell'assassinio di Pablo ed Antonia. Perché precisamente nei territori palestinesi occupati come anche in Paraguay, Argentina, Colombia e Messico, esiste un modello sistematico di assassini di giornalisti impegnati nella verità. In un anno e poco più di offensiva genocida a Gaza, si sono registrati 231 giornalisti assassinati nei modi più terrificanti che si possano immaginare, con bombardamenti, fuoco dei cecchini, bombardamenti nelle case di famiglia, giornalisti colpiti insieme ai membri della propria famiglia. Casi molto toccanti che non riguardano solo quest’ultimo anno e pochi giorni, dopo il 7 ottobre 2023, ma che risalgono a 76 anni fa”.
Natalia Pereira, Our Voice-Paraguay: “Ritrovare in vita Lichita”
“Insieme ad altre poche persone e pochissimi compagni chiediamo che Lichita sia ritrovata in vita, il cui vero nome è Carmen Elizabeth Oviedo Villalba. È scomparsa 45 mesi fa. Pretendiamo che così come è stata portata via viva, viva la rivogliamo. Vogliamo anche chiedere giustizia. Se questo governo non ci dà giustizia, vogliamo una giustizia popolare. Questo governo è responsabile, così come la ‘Forza de Tareas Conjunta’, dell’infanticidio di due ragazze, della sparizione di una ragazza di soli 14 anni. Perché neanche questo caso è isolato, questo Stato, o questo governo in complicità con il narcotraffico o con la mafia, la criminalità organizzata, sono i fautori di tutto ciò che ci colpisce come popolo, affinché loro rimangano sul loro piedistallo, al loro posto. Ricordiamoci sempre che Lichita è ancora desaparecida in piena presunta democrazia, la democrazia che questo governo ci offre. Lei è desaparecida. Quello che succedeva in passato succede ancora oggi. Rimaniamo saldi e siamo qui per lottare”.
Georges Almendras, Antimafia Dos Mil: “Si vivono ore cruciali”
“A tutti voi che siete in questa piazza di Los Desaparecidos, grazie per essere qui, anche solo per pochi minuti. La memoria si alimenta in questo modo, di persona e anche attraverso le moderne tecnologie di comunicazione. Il Paraguay, la regione e il mondo stanno vivendo ore cruciali perché la cattiveria dell'ideologia narco-mafiosa continua a erodere le democrazie e intende cancellare dalle nostre menti e dalle nostre trincee, la ferma idea di conservare la memoria, la lotta e la forza della resistenza, contro questo cancro mafioso che si è crudelmente espanso, causando morte e caos nelle economie dei Paesi di questa e dell'altra sponda dell'Atlantico.
Solo a partire da un'Antimafia popolare, insieme ai giovani di Our Voice e agli altri coraggiosi collettivi qui presenti, si potrà distruggere l'impunità. Pablo Medina è tra noi, tra voi come popolo paraguaiano. Altrettanto presente è il procuratore Marcelo Pecci, il cui crimine rimane impunito per quanto riguarda le menti sinistre che lo hanno fatto uccidere. È il momento e l'ora di dare una scossa molto forte ai corrotti di questo Paese, per ottenere Giustizia e Pace, in quest'ordine: prima la Giustizia, cioè un no secco alle impunità alimentate dal Potere, e poi la Pace, per una convivenza onesta e veramente democratica. Non come oggi, una falsa democrazia condizionata da un sistema criminale implacabile e crudele. Un saluto di cuore e un forte sostegno a tutti voi da Montevideo, Uruguay”. messaggio dato attraverso un messaggio audio.
Jorge Figueredo, ex pubblico ministero e redattore di ADM: “Formiamo un fronte popolare”
“Noi come militanti contro la mafia ed il crimine organizzato riteniamo che non solo l'assassinio di Pablo Medina ma anche quello di altri martiri, di tutti i giornalisti, del Generale Ramón Rosa Rodríguez che dopo l’89 fu ministro del Senato, del Procuratore Marcelo Pecci, tutti hanno avuto un'unica causa. Un sistema criminale che è stato la causa degli omicidi di questi martiri. In altre parole, l'assassinio di Pablo Medina e l'assassinio di Santiago Leguizamón non sono fatti isolati. C’è una mafia dietro di loro. E come hanno detto altri compagni, fino ad oggi i veri mandanti degli omicidi di Pablo Medina, Salvador Medina e Marcelo Pecci sono ancora al potere e impuniti”.
“È ora di formare un fronte popolare contro il crimine organizzato e la mafia con tutte le organizzazioni presenti e con le diverse organizzazioni sociali e civili. Abbiamo bisogno di una maggiore militanza contro il crimine organizzato e la mafia, non solamente a livello del Paraguay bensì a livello internazionale. Pablo Medina continua a vivere attraverso l'arte nelle sue diverse manifestazioni, l'arte critica, l'arte rivoluzionaria, e il modo migliore di ricordare Pablo Medina è la militanza sociale, quella militanza artistica che risveglia le coscienze, perchèéPablo Medina risvegliava coscienze attraverso i suoi articoli, attraverso le sue cronache giornalistiche in ABC Color, attraverso le sue denunce.
Se Pablo Medina ha risvegliato le coscienze, anche noi abbiamo una strada da seguire, un’eredità che Pablo ci ha lasciato. Attraverso la militanza possiamo continuare a risvegliare le coscienze, attraverso l'educazione alla cultura della legalità, attraverso la rivoluzione culturale. Molti si domanderanno perché siamo così pochi oggi qui in questa piazza, malgrado viviamo in un paese con un regime politico mafioso, siamo pochi. Tuttavia, posso dirvi che oggi più che mai la Rivoluzione Culturale è iniziata. La Rivoluzione Culturale la stiamo vivendo. Quella rivoluzione culturale che avrà come basi la vera libertà, l'uguaglianza e la fraternità, sarà vissuta da tutti noi un giorno, ma grazie alla lotta di ognuno di voi giovani”.
Foto © Our Voice
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