Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Due interviste a confronto per capire l’origine dei mali in un Paese controllato dai narcotrafficanti

Da diversi giorni continuano ad arrivare notizie dall’Ecuador che raccontano di un Paese precipitato nel caos e interamente controllato dai cartelli della droga. Le immagini dell’assalto armato, avvenuto all’interno degli studi della TC Television, hanno fatto il giro del mondo. Proprio come la notizia del brutale assassinio del procuratore Cesar Suarez, il magistrato che stava indagando sull’assalto avvenuto in diretta Tv. In pochi anni, l’Ecuador è passato da essere uno dei Paesi più sicuri del Sudamerica a uno dei più pericolosi al mondo. Una trasformazione drammatica e radicale che non è avvenuta per caso, ma attraverso una crescita enorme e costante della corruzione e della povertà, che ha spinto i cittadini a trovare rifugio all’interno di uno Stato parallelo, opportunamente creato dai narcotrafficanti.

L'intervista all’ex Capo di Stato dell'Ecuador

Lo ha spiegato anche l’ex presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, all’interno di un’intervista recentemente pubblicata dal Manifesto. “Quando il mio governo è finito - ha precisato Correa - l’Ecuador era il secondo Paese più sicuro dell’America Latina dopo il Cile, con 5,8 omicidi su centomila abitanti. Il 2023 si chiude con 43 omicidi su centomila abitanti. La polizia oggi è corrotta ed è stata estremamente infiltrata dal narcotraffico. Per non parlare delle riforme che hanno smantellato lo stato di diritto, facendo cadere buona parte dei cittadini nella povertà”. Si tratta di un aspetto che non deve essere sottovalutato, dal momento che le organizzazioni criminali traggono profitto anche dai problemi socioeconomici: “Se c’è povertà - ha sottolineato - è più facile attirare nuovi membri, soprattutto tra i giovani. I gruppi criminali cominciano ad agire come uno Stato parallelo. Organizzano le feste per Natale e aiutano le famiglie povere regalando quaderni e libri ai figli.” - prosegue - “Le carceri sono totalmente comandate dai narcotrafficanti che usano la prigione come ufficio e da cui dirigono tutte le operazioni. Nessuno oggi può entrare all’interno di un carcere ecuadoriano senza avere il permesso delle gang. Sono infiltrati anche nel sistema della giustizia - ha spiegato Correa -  dove ci sono tantissimi giudici completamente corrotti, che agiscono guidati da queste bande criminali. Dall’altro lato, ci sono tantissimi giudici e procuratori che vengono assassinati e le cui famiglie vivono sotto minaccia di morte, ma cosa possono fare se lo Stato non li protegge?”.

L’intervista a Reyes, docente universitario a Quito

Nel corso di un’altra intervista, rilasciata al quotidiano “La Stampa”, l’analisi condotta dal sociologo e politologo ecuadoriano, Hernan Reyes, appare molto simile a quella dell’ex presidente dell’Ecuador, Rafael Correa. Recentemente, in Ecuador si è creato “un clima generale di insicurezza e paura - ha spiegato Reyes -. I giornali e i social network denunciano costantemente le situazioni violente. Nelle ultime settimane è aumentata la presenza di soldati e polizia nelle strade ed è stato introdotto il coprifuoco sia notturno che mattutino. Le persone hanno limitato i loro spostamenti il più possibile”. Per Hernan Reyes, docente presso l’Università “Andina Simón Bolívar” della capitale Quito, la presenza dei narcotrafficanti in Ecuador, potrebbe essere, in realtà, solo la punta dell’iceberg. Il vero problema sarebbe dovuto ai colletti bianchi: uomini d'affari, banchieri, giudici, politici, ma anche agenti di polizia, i cui rapporti di corruzione sarebbero ancora nascosti. “L’infiltrazione del denaro del narcotraffico nell’apparato istituzionale dello Stato, nonché in una serie di attività economiche apparentemente legali, è un fatto noto a tutti. È risaputo - ha sottolineato Reyes - che ci sono giudici, pubblici ministeri, autorità ministeriali e alti funzionari di polizia legati o che lavorano per i trafficanti di droga. Chi si rifiuta viene minacciato o ucciso come nel caso del procuratore Cesar Suarez. Ma, poiché la giustizia funziona così lentamente, si crea un circolo vizioso: i criminali o non vengono accusati e tornano in libertà oppure quando vengono arrestati continuano a commettere i loro crimini dalle carceri, dove hanno il controllo. C'è una spettacolarizzazione della violenza - ha proseguito - che si accompagna anche a fake news e perfino a video di detenuti che fanno dichiarazioni o minacciano dall'interno delle carceri. Il governo ha optato per una politica della ‘linea dura’ e ha portato a termine nelle ultime ore alcune operazioni importanti come il sequestro di 20 tonnellate di droga. Il neo eletto presidente Alvaro Noboa afferma che non negozierà con i criminali. Ma c'è la sensazione che non abbia il totale controllo della situazione”. Infine, il docente universitario ha voluto spiegare l'origine dei mali che affliggono l'Ecuador, un'origine che, in realtà, potrebbe essere comune a molti altri Paesi nel mondo e non solo nel Sudamerica. “La violenza e la deistituzionalizzazione che sta vivendo l’Ecuador ha un’origine fondamentalmente politica. La polarizzazione e l'odio contro il governo della Rivoluzione Cittadina hanno le strutture statali, ridotto gli investimenti sociali per combattere la povertà e hanno influito anche sull’applicazione della giustizia. Adesso - ha concluso Reyes - viviamo in un Paese dove parlare di unità è molto difficile. Ciò rende la risoluzione di questa situazione molto complicata nel medio e lungo termine”.

ARTICOLI CORRELATI

Ecuador: vile attentato mortale contro il pm antimafia César Suárez

L'Ecuador sfida i narcotrafficanti, Gratteri: ''Ora i narcos hanno paura''

Ecuador: stato d'emergenza dopo fuga del leader di una banda. Scontro con Polizia, 10 morti

Sottomarini con oltre tre tonnellate di cocaina confiscate in Colombia ed Ecuador

Sequestro record in Ecuador: 22 tonnellate di cocaina e molte armi
  

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos