Dopo meno di due settimane dall’insediamento la prima grande manifestazione in opposizione alle politiche strampalate del presidente che ha ridato agli agenti licenza di sparare sui cortei
Anche se sembra impossibile, da neanche due settimane, Javier Milei è al governo. Le sue promesse elettorali durano poco, quanto gli annunci ufficiali della sua presidenza, in entrambi i casi Milei si contraddice con politiche esattamente opposte. Lo stesso accade con la nomina dei funzionari, che si dimettono prima o immediatamente dopo l’entrata in carica.
Ispirato dal presidente ucraino Zelensky, presente all’insediamento alla Casa Rosada, Milei ha indossato una divisa militare durante una concitata visita a Bahía Blanca, città a mille chilometri da Buenos Aires devastata da un tornado che ha causato 13 morti. Sotto la giacca militare mimetica, Milei indossava il consueto e inseparabile giubbotto sportivo. Ma la temperatura toccava i 30 gradi, tanto che il sindaco indossava una maglietta a maniche corte. Un sacco di armamentari di guerra per niente, insomma. Invece di annunciare aiuti nazionali, il presidente ha affermato di avere “fiducia nella gente del posto per gestire l’emergenza con le proprie forze in una dimostrazione di resilienza”. Questo è quello che il governo si aspetta facciano, d’altronde, 40 dei 46 milioni di argentini, mentre procedono gli “esperimenti” sugli esseri viventi a cui Milei si dedica con infantile entusiasmo.
Infatti, mentre annuncia che taglierà più di cinque punti al pil per portare il deficit fiscale a zero, Milei comunica la donazione di due elicotteri all’Ucraina, annuncio che viene ironicamente interpretato come un favore agli odiati russi, visto il deplorevole stato dell’equipaggiamento delle forze armate argentine.
Una responsabilità in queste decisioni ce l’ha il ministro dell’Economia, Luis Caputo, che ha ricoperto lo stesso incarico, e anche la guida della Banca centrale, durante la presidenza di Maurizio Macrì. Quel governo lo presentò come un mago della finanza: il suo principale gioco di prestigio è stato quello di nascondere che quasi la metà del deficit fiscale che Milei propone di tagliare è dovuto al pagamento di capitale e interessi sui debiti in dollari contratti dallo stesso Caputo per pagare le spese correnti in valuta nazionale, una sciocchezza che sconsigliano tutti gli esperti del mondo.
Il debito estero e la mancanza di dollari per pagarne le scadenze sono considerati da economisti delle più diverse scuole, come il problema principale dell’economia argentina. Milei, dal canto suo, ritiene che la chiave sia il deficit fiscale. Ma in campagna elettorale dichiarava che lo avrebbe contrastato fin dal primo giorno e che si sarebbe tagliato un braccio piuttosto che alzare una qualsiasi tassa.
Horacio Verbitsky © Comisión Interamericana de Derechos Humanos/Daniel Cima
A dimostrazione di questo, il suo voto da deputato ha permesso all’ex ministro dell’Economia e candidato peronista alle Presidenziali, Sergio Massa, di eliminare la cosiddetta imposta sul reddito di quarta categoria (cioè l’imposta sui redditi alti che viene applicata quasi in tutto il mondo). Appena divenuto presidente, però, Milei ha annunciato che reintrodurrà l’imposta, nonostante rispetto alle sue convinzioni sia una tassa ripugnante. Se non lo ha già fatto è solo a causa del braccio di ferro che lo oppone ai 24 governatori delle province argentine per scaricare la responsabilità di questo “spiacevole” provvedimento. I governatori gli hanno assicurato il loro voto al Congresso per ripristinare la tassa, ma solo a patto che Milei se ne intesti chiaramente l’iniziativa. Milei, invece, replica che si tratta proprio di una richiesta dei governatori, essendo che l’entrata di questa tassa viene ripartita con le province.
Milei ha anche annunciato che imporrà una trattenuta del 15% su tutte le esportazioni provenienti dalle aziende regionali, che con il precedente governo pagavano zero. Il clamore suscitato da questo annuncio gli ha già fatto compiere un passo indietro. Per il vino si pagherà l’8%, viene eliminata la tassa per le altre produzioni, ma passa dal 31 al 33% quella pagata sulle esportazioni dei sottoprodotti industriali della soia, come olio e farina. Immediatamente, le città attraversate da strade necessarie per raggiungere gli stabilimenti hanno aumentato il pedaggio per i camionisti: il risultato è che adesso protestano tutti i lavoratori del settore della soia, principale fonte di dollari dell’Argentina.
La somma e la sottrazione di tutti gli annunci, confermati, smentiti e cambiati, indica che quasi la metà del deficit previsto sarà ridotto attraverso licenziamenti, sospensione dei trasferimenti di fondi alle province e alle aziende pubbliche, privatizzazioni e cessioni di auto e aerei dello Stato maledetto. Ma l’altra metà verrà dalla creazione di nuove tasse. Spero che Milei non si tagli il braccio con la motosega. Domenica ha avuto il suo bagno di folla quando si è recato alle elezioni del Boca Juniors: lo ha fatto come gesto di solidarietà nei confronti dell’ex presidente Maurizio Macrì, che ha presentato la sua candidatura per affrontare il grande idolo del calcio argentino, Juan Román Riquelme. Anche se si copriva la testa col cappuccio della giacca, i tifosi del Boca lo hanno riconosciuto e hanno iniziato a contestarlo urlandogli contro insulti. Contrariamente a quanto si aspettavano, Macrì e Milei, Riquelme ha ottenuto una vittoria schiacciante, con il 65% dei 43 mila elettori: questo dato potrebbe preannunciare un immediato cambiamento di clima politico nel Paese.
Ricorrono poi i 22 anni dalle gigantesche manifestazioni del 20 dicembre 2001, che costrinsero alle dimissioni il ministro Domingo Cavallo (la cui politica poi ispirò quella di Macrì) e il presidente Fernando de la Rúa, non prima di aver lasciato sul terreno 31 morti sotto i colpi della polizia in tutto il Paese. Come ogni anno, le organizzazioni sociali hanno convocato una grande mobilitazione – nella notte passata – che, nel contesto attuale, non appare soltanto commemorativa. Il governo ha risposto introducendo un protocollo per reprimere i manifestanti con le forze di sicurezza federali, alle quali è stato addirittura revocato il divieto di usare armi da fuoco. Milei ha anche ordinato di attivare operazioni di intelligence, vietate dalla legge, su organizzazioni e persone e di sanzionare coloro che guidano veicoli con a bordo manifestanti, frequentatori dei manifestanti e perfino i loro eventuali figli. Ma non basta, Milei ha minacciato di cancellare i piani di sostegno sociale a chi blocca strade e vie di comunicazione. Insomma, si potrà manifestare solo sui marciapiedi, ha detto la ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich. Sciocchezze: ogni anno partecipano a questa mobilitazione tra le 30 e le 50 mila persone. Nella mattinata italiana di oggi la manifestazione sarà già avvenuta e, speriamo, che il risveglio non sia troppo doloroso per l’Argentina.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 21 dicembre 2023
Foto di copertina © Cancillería Argentina
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