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Il padre dell’ambasciatore ucciso nel 2021 commenta la decisione dell’esecutivo e lamenta l'incoerenza di questo governo

Recentemente, la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’Interno hanno reso noto di costituirsi parte civile nel procedimento penale relativo al naufragio del 26 febbraio scorso, per “l’estrema gravità dei fatti”. Il tragico evento, avvenuto a poca distanza dalla costa di Cutro, ha provocato la morte di almeno 94 migranti e un elevato numero di dispersi. Salvatore Attanasio (in foto), il padre dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso in un’imboscata il 22 febbraio del 2021 insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo, ha voluto commentare la decisione dell’esecutivo: “La motivazione della scelta è la gravità dell’evento. Condivisibile, ma mi chiedo ‘perché per mio figlio no?‘. L’uccisione di un ambasciatore, che in quel momento rappresentava lo Stato italiano insieme a un carabiniere scelto, non è un evento altrettanto grave?”. Difatti, nel procedimento giudiziario avvenuto in Congo per la morte dell’ambasciatore Attanasio, del carabiniere Iacovacci e dell’autista Milambo, il governo italiano si è costituito parte civile. Tuttavia, in un processo separato in Italia, dove due funzionari del Pam sono stati accusati di omicidio colposo per aver falsificato i documenti di viaggio, il governo italiano ha scelto di non costituirsi parte civile, nonostante le richieste da parte di familiari e delle associazioni. Inoltre, nonostante nessun cittadino italiano fosse coinvolto nel tragico evento a Cutro, il governo ha annunciato la sua presenza al processo, alimentando ulteriori critiche. “Perché un triplice omicidio di tal peso non è stato ritenuto degno di avere il governo come parte civile? Lo Stato ha il dovere di difendere i suoi cittadini, come prescrive la Costituzione. Invece - ha sottolineato Salvatore Attanasio - ancora una volta il governo mostra i muscoli verso chi è debole, esattamente come ha fatto in Congo con i cinque disgraziati condannati nel processo di Kinshasa, forte con i deboli e debole con i forti. Il fatto che il governo usi due pesi e due misure mette a nudo la sua incoerenza”. Intanto - ha fatto sapere “Il Fatto Quotidiano” - si terrà giovedì prossimo a Roma la quinta udienza preliminare che deve stabilire se l’imputato Rocco Leone, all’epoca vicedirettore del Pam in Rd Congo, possa avvalersi dell’immunità o sia processabile per omicidio colposo. Mentre l'altro funzionario, Mansour Luguru Rwagaza, al momento risulta essere ancora irreperibile.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Foto © Imagoeconomica

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