Il Santo Padre ha telefonato al presidente degli Stati Uniti per promuovere la pace e scongiurare l'escalation del conflitto
“Ancora una volta, il mio pensiero va a quanto sta accadendo in Israele e Palestina. Sono molto preoccupato, addolorato. Prego e sono vicino a tutti coloro che soffrono: agli ostaggi, ai feriti, alle vittime e ai loro familiari”. Sono state queste le parole che Papa Francesco ha pronunciato durante l’Angelus che si è celebrato ieri in Piazza San Pietro. Il Pontefice, infatti, è seriamente preoccupato per quello che sta avvenendo in Medio Oriente, come in altre parti del mondo. Così, dopo aver già messo in evidenza in passato i pericoli legati a una “terza guerra mondiale combattuta a pezzi”, che sta effettivamente minacciando l'umanità, ieri Bergoglio ha voluto esprimere con profonda preoccupazione il suo dolore per la tragica situazione che si sta verificando a Gaza. “Sono addolorato per la grave situazione umanitaria a Gaza. Mi addolora che l'ospedale anglicano e la parrocchia greco-ortodossa siano stati colpiti nei giorni scorsi. Rinnovo il mio appello affinché si aprano degli spazi per continuare a far arrivare gli aiuti umanitari e si liberino gli ostaggi”. Rivolgendo un pensiero anche “alla martoriata Ucraina”, il Santo Padre ha proseguito ricordando che “la guerra è sempre una sconfitta”, dal momento che rappresenta “la piena distruzione della fraternità umana”. Poi ha ripetuto: “Fratelli fermatevi. Fermatevi!”.
La telefonata con Biden
Nel pomeriggio di ieri - ha reso noto la Sala Stampa vaticana - Bergoglio ha avuto un colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Una telefonata dalla durata di 20 minuti circa, voluta dal Pontefice, e incentrata sulla necessità di individuare al più presto delle soluzioni di pace, non solo per scongiurare un’escalation del conflitto tra Hamas e Israele, ma anche per arrivare ad una pace duratura in Medio Oriente. Intanto, poche ore fa, il Santo Padre ha voluto utilizzare anche la sua pagina Twitter per ricordare ai suoi follower, oltre 5 milioni di persone nel mondo, che “non dobbiamo mai abituarci alla guerra, a nessuna guerra. Non dobbiamo permettere che il nostro cuore e la nostra mente si anestetizzino davanti al ripetersi di questi gravissimi orrori contro Dio e contro l'uomo”.
L’appello dei patriarchi e dei capi delle Chiese di Gerusalemme
L’appello per la pace è arrivato anche dai patriarchi e dai capi delle Chiese di Gerusalemme, attraverso una dichiarazione promossa anche dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, in visita a Gerusalemme nei giorni scorsi. Attraverso la dichiarazione congiunta - ha reso noto AgenSIR - sono stati condannati “gli attacchi aerei israeliani nel complesso della chiesa ortodossa di San Porfirio a Gaza”. Inoltre, i leader religiosi hanno ribadito di essere “pienamente impegnati ad adempiere al nostro sacro e morale dovere di offrire assistenza, sostegno e rifugio ai civili che hanno bisogno disperato. Anche di fronte alle incessanti richieste militari di evacuare le nostre istituzioni di beneficenza e i nostri luoghi di culto, non abbandoneremo questa missione cristiana, perché non c’è letteralmente nessun altro posto sicuro in cui questi innocenti possano rivolgersi.” - prosegue - “Bisogna applicare immediatamente la protezione a Gaza per rifugi come ospedali, scuole e luoghi di culto. Chiediamo un cessate il fuoco umanitario immediato in modo che cibo, acqua e forniture mediche vitali possano essere consegnati in sicurezza alle agenzie di soccorso che si occupano delle centinaia di migliaia di civili sfollati a Gaza, comprese quelle gestite dalle nostre stesse chiese. Infine, invitiamo tutte le parti in conflitto a ridurre l’escalation della violenza, a cessare di prendere di mira indiscriminatamente i civili su tutti i fronti e ad operare nel rispetto delle regole internazionali di guerra”.
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