Le comunità aborigene riunite nel terzo “Malòn della Pace” (marcia dei popoli originari) proseguono la loro lotta dalla città di Buenos Aires, per ottenere una risposta dal governo nazionale di fronte al colpo di stato imposto dal governatore Gerardo Morales nella provincia di Jujuy. Nel mezzo di una crisi sociale senza precedenti, in un’Argentina affamata, con un tasso di povertà a livelli record e praticamente in bancarotta, nel nord del paese le forze militari e parastatali sono protagoniste di un’operazione repressiva di esproprio dei territori indigeni, finalizzato alla vendita di litio alle multinazionali minerarie. Da Buenos Aires il ‘Malon’ continua la sua lotta, con alcuni dei suoi membri in sciopero della fame e incatenati al congresso della nazione per chiedere risposte.
“Sono Néstor Jeréz, capo del popolo Ocloya, membro del Malón de la paz di cui fanno parte 400 comunità indigene, di diversi paesi e nazioni preesistenti. Siamo qui ora, nel Congresso Nazionale, in attesa di una risposta da parte della Camera dei Deputati e dei Senatori, per l’annullamento della riforma incostituzionale della provincia di Jujuy, dove oggi non esiste uno Stato di diritto. È in corso una dittatura con la quale sono stati violati tutti i diritti e le garanzie stabiliti dalla Costituzione nazionale e dai trattati internazionali, come la Convenzione 169 dell'OIT ratificata dalla legge 24071. Il terzo Malón de la paz si batte per la difesa dell'acqua e delle risorse naturali, per i diritti e la sovranità dei popoli e di tutti gli argentini. Vediamo chiaramente che quello che sta accadendo a Jujuy rappresenta un laboratorio sociale, che mira a essere implementato a livello nazionale.
Dietro a tutto questo c'è l'agenda 2030, il nuovo ordine mondiale, le multinazionali ed il potere concentrato nelle mani di pochi. Per questo è necessario che oggi il popolo argentino si alzi in difesa delle risorse naturali, che sono la garanzia di vita per le generazioni future e per tutta l'umanità. Noi, come naturali custodi della vita nel territorio, come naturali difensori del pianeta, siamo venuti a denunciare tutto questo, perché vediamo che è in atto un enorme circo mediatico. Sappiamo che c'è complicità, convivenza e che si stanno consegnando il patrimonio e la sovranità dei popoli alle multinazionali straniere, proprio attraverso le risorse naturali.
Questo implica l'approfondimento dell’esproprio e del saccheggio che hanno prodotto danni irreversibili alla Madre Terra, i quali si riflettono nella crisi climatica e nel riscaldamento globale che colpisce tutta l'umanità. Per questo diciamo che la lotta appartiene a tutti noi e che realizzeremo giornate di rivendicazione dei nostri diritti nelle giornate del 2, 5, 10, 11 e 12 ottobre in tutti i territori. Vi invitiamo a unirvi a questa lotta con gli slogan per l’annullamento della riforma incostituzionale di Jujuy, l'intervento federale della provincia. La lotta continua, in alto i diritti, abbasso la riforma! Jallalla!".
* Buenos Aires, Argentina