Con nove voti contro due, i giudici del Tribunale federale supremo del Brasile hanno bocciato come incostituzionale il cosiddetto "marco temporal", una norma all'esame del Parlamento che rischierebbe di sottrarre aree protette alle comunità native dell'Amazzonia.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Folha de S. Paulo, la decisione dei magistrati è stata accolta con soddisfazione da parte dei rappresentanti nativi, in particolare dal popolo di Xokleng che nel 2009 era stato cacciato dalla loro terra nello stato di Santa Caterina.
"La Costituzione brasiliana garantisce ai popoli indigeni la tutela delle loro organizzazioni sociali, costumi, lingue, credo e tradizioni, insieme al diritto alla terra che tradizionalmente occupano", ha detto la giudice della Corte, Cármen Lúcia, sottolineando che il "possesso della terra non può essere separato da questi diritti fondamentali".
Per il giudice Luiz Fux, che ha reso note le motivazioni della corte, "le aree occupate dai popoli indigeni e le aree legate agli antenati e alle tradizioni dei popoli indigeni godono di protezione costituzionale, anche se non sono delimitate".
Questa storica sentenza rappresenta una sonora sconfitta per la potente lobby agricola, appoggiata dall'ex presidente di destra Jair Bolsonaro. Ma la battaglia è ancora lunga: il caso ora si sposta al Congresso di Brasilia, dove è in corso una discussione sullo stesso argomento e dove i parlamentari (in maggioranza conservatori) possono ancora approvare una legge che, in teoria, potrebbe porsi in contrasto con la decisione dei giudici supremi.
Il "marco temporal" prevede che il diritto alla terra delle comunità valga solo sulla base di titoli di proprietà in loro possesso antecedenti al 1988, l'anno di entrata in vigore della Costituzione attuale.
Il nodo della delimitazione delle terre indigene era stato temporaneamente sospeso durante il mandato presidenziale di Bolsonaro (2019-2022), secondo cui una loro ridistribuzione avrebbe compromesso lo sviluppo dell'agribusiness. Per l'ex capitano dell'esercito, inoltre, il gigante sudamericano avrebbe già destinato spazio sufficiente, con le sue riserve, agli indigeni, che secondo l'ultimo censimento sono 1,7 milioni di persone, ovvero lo 0,8% della popolazione totale del Paese di circa 215 milioni di abitanti. Per la Fondazione nazionale dell'indio (Funai), l'area che corrisponde alle comunità originarie del Brasile sarebbe pari a circa 736 terreni sparsi in tutto il Paese, che rappresentano circa il 13,75% del territorio nazionale. L'attuale presidente progressista, Luiz Inácio Lula da Silva, si è invece subito schierato contro il 'Marco Temporal' e a favore dei diritti delle minoranze etniche, tanto da aver creato un apposito ministero dei Popoli indigeni, guidato da Sonia Guajajara, indigena della comunità Guajajara/Tentehar. "Il Marco Temporal era uno stratagemma pensato per legalizzare il furto di milioni di ettari di terra indigena. Se fosse stato approvato, decine di popoli ne sarebbero usciti devastati", ha commentato Fiona Watson, direttrice del dipartimento Advocacy di Survival International.
Brasile, il tribunale dà ragione ai nativi. Il ''marco temporal'' è incostituzionale
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