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Dopo il colpo di Stato nigerino, l’Occidente sembra fare fronte comune per difendere i propri interessi in Africa

Dopo il golpe avvenuto in Niger il 26 luglio scorso, che ha destituito il presidente Mohamed Bazoum, migliaia di persone si sono riversate nelle strade della capitale Niamey e davanti all’ambasciata francese per inneggiare alla Russia di Vladimir Putin e manifestare contro Emmanuel Macron. Intanto, mentre i filo-golpisti manifestano apertamente il proprio sostegno a Putin e il gruppo Wagner, già presente nel Mali, continua a consolidare la presenza della Russia in Africa, l’Eliseo ha deciso di sospendere gli aiuti alla Repubblica del Niger e ha annunciato di essere pronto a rispondere “immediatamente e senza trattative” in caso di attacco contro i suoi cittadini. Anche l’Ecowas, la Comunità economica degli stati dell'Africa occidentale, ha deciso di imporre delle sanzioni e ha dato un ultimatum di una settimana per riportare il Niger al ripristino costituzionale vigente prima del golpe; in caso contrario, i leader dell’Ecowas non hanno escluso l'uso della forza. Tuttavia, i golpisti guidati da Abdourahmane Tchiani, capo delle Guardie presidenziali di Bazoum, non sembrano essere intenzionati ad indietreggiare e tramite un loro portavoce hanno lanciato un avvertimento: “Vogliamo ricordare una volta di più all’Ecowas e a qualsiasi altro avventuriero della nostra determinazione a difendere la nostra patria”.

La reazione occidentale
Il golpe che ha stravolto il paese saheliano, tra i più poveri nonostante le grandi esportazioni di uranio (oltre il 20 percento solo in Europa, ndr), più che gli equilibri politici, sembra aver destabilizzato soprattutto quelli economici. Difatti, all’ira dell’Unione Africana si è aggiunta anche quella di Europa e Stati Uniti. Bruxelles - ha reso noto “Il Fatto Quotidiano” - attraverso Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri, ha chiesto l’immediata liberazione del presidente destituito Bazoum e della sua famiglia e ha annunciato la “sospensione immediata di ogni cooperazione in materia di sicurezza”. Anche gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere i nuovi leader e hanno manifestato il pieno sostegno al presidente deposto, Mohamed Bazoum, dal momento che il Niger - ha fatto sapere Washington - rappresenta un alleato fondamentale dell’Occidente nella lotta contro i gruppi jihadisti in Africa. Anche il presidente francese Macron, che ha riunito il Consiglio di difesa e sicurezza nazionale, ha chiesto l’immediato ritorno al precedente ordine costituzionale del Niger: l’unico Paese africano che sta collaborando con la Francia per combattere la jihad.

La risposta dei golpisti
Intanto, la giunta militare golpista che ha deposto Bazoum, oltre ad accusare la Francia di “voler intervenire militarmente” e di cercare “molteplici strade per condurre un attacco aereo sul Niger”, ha vietato anche l'esportazione di oro e di uranio verso la Francia, la quale utilizza più del 50 percento di uranio nigerino per alimentare le proprie centrali nucleari. Ma ad “innervosire” ulteriormente l’Occidente è anche la presenza ingombrante del gruppo Wagner in Africa. Nelle scorse ore - ha reso noto Ansa - il comandante mercenario russo, Evgenij Prigožin, attraverso un messaggio diffuso tramite un canale Telegram legato al gruppo di mercenari, ha fatto sapere che il gruppo militare non ha bisogno di reclutare nuovi membri, dal momento che possiede “riserve di personale sufficientemente ampie. Tuttavia - ha aggiunto - appena la madrepatria avrà bisogno di creare un nuovo (ulteriore) gruppo che sia in grado di difendere gli interessi del nostro Paese, sicuramente procederemo al reclutamento. Intanto, il gruppo continua le sue attività in Africa e nei centri di preparazione in Bielorussia”. “Oggi - ha precisato Prigožin sul canale Telegram - stiamo definendo i nostri prossimi compiti, i cui contorni stanno diventando sempre più chiari: senza dubbio, si tratta di compiti che verranno svolti per la grandezza della Russia”.

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