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Primo segnale distensivo tra le due superpotenze ma resta il nodo Taiwan e il pericolo di due eserciti che “non parlano”

Nessuna svolta significativa dopo la missione di Antony Blinken in Cina. Il segretario di Stato americano Blinken, infatti, è stato accolto dal leader di Pechino, Xi Jinping, all’interno della Grande Sala del Popolo, l'iconico palazzo in piazza Tienanmen solitamente riservato ai ricevimenti per i capi di Stato. Tuttavia, Jinping, dopo l’incontro con Blinken durato circa 35 minuti, ha parlato di “progressi” e “terreno comune”. Inoltre, il Presidente della Repubblica Popolare Cinese ha auspicato che la presenza del segretario di Stato americano a Pechino possa contribuire a cancellare l’instabilità che si è creata tra i due Paesi dopo la vicenda del balloon-gate: il pallone spia cinese che lo scorso febbraio è stato abbattuto dagli Stati Uniti, provocando l’ira di Pechino che ha definito il gesto come una “reazione eccessiva” da parte di Washington. Parole di soddisfazione sono state pronunciate anche da Blinken che ha parlato di conversazione “franca, sostanziale e costruttiva”. Il segretario di Stato statunitense ha sottolineato inoltre che “la diplomazia diretta” sia il modo migliore per “difendere gli interessi americani” e gestire “la concorrenza in modo responsabile”. Eppure, alcuni funzionari del dipartimento di Stato americano hanno riferito che l’incontro tra Usa e Cina non ha prodotto cambiamenti significativi sui temi più caldi, come la crisi tra Cina e Taiwan oppure la guerra tra Russia e Ucraina. Secondo Blinken, gli Stati Uniti e altri Paesi avrebbero avuto rassicurazioni dalla Cina che “non sta fornendo e non fornirà” armi alla Russia, ma la mancata condanna da parte di Xi al Presidente russo, Vladimir Putin, continua ad alimentare timori da parte degli Stati Uniti, preoccupati che Putin possa ricevere armi attraverso aziende private cinesi. Sul tema Taiwan, Blinken, oltre a precisare che gli Stati Uniti monitorano da vicino le “azioni provocatorie” della Cina “nello Stretto”, ha anche ribadito che Washington continua a sostenere la politica dell'Unica Cina, ma non “sostiene l'indipendenza dell'isola”, né cambiamenti “unilaterali dello status quo”. Ma la visita di Blinken in Cina ha come obiettivo anche la possibilità di poter riavviare la comunicazione tra i due eserciti dopo gli scontri sfiorati tra jet e navi militari nello Stretto di Taiwan e sopra il Mar cinese meridionale. Una possibilità che non ha ancora visto il favore di Pechino, dal momento che le sanzioni americane costituiscono un ostacolo alla riapertura del dialogo tra le forze armate. Tuttavia, Blinken ha precisato che “non si può risolvere tutto durante una sola visita, un solo viaggio, una sola conversazione. I progressi - ha ribadito il segretario di Stato americano - sono difficili e richiedono tempo”.

Fonte: Ansa

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