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La plenaria della Camera dei deputati approva la legge sul sistema di delimitazione delle terre indigene

In Brasile la plenaria della Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge che modifica il sistema di delimitazione delle terre indigene nel Paese, il cosiddetto 'Marco temporal'. Il testo passa ora all'esame del Senato. La norma limita la demarcazione delle terre indigene a quelle che erano già occupate dai popoli nativi prima dell'entrata in vigore della Costituzione del 1988 e va nella direzione auspicata dall'agrobusiness. 
Come si poteva facilmente immaginare in giornata si sono moltiplicate le proteste degli indigeni, con scontri con la polizia.
"Se dovesse essere approvata in via definitiva, la nuova disciplina sul riconoscimento dei diritti degli indigeni sulle terre da loro abitate potrebbe rappresentare un "genocidio legale". Ha commentato la ministra dei Popoli originari del Brasile, Sonia Guajajara. La legge "rappresenta un genocidio legalizzato perché colpisce direttamente le popolazioni indigene isolate, autorizzando l'accesso deliberato ai territori in cui vivono persone che non hanno ancora avuto alcun contatto con la società, nemmeno con altre popolazioni indigene, e spetta anche allo Stato brasiliano agire per la protezione delle popolazioni indigene nei territori in cui queste popolazioni vivono", ha scritto Guajajara in un messaggio pubblicato sul proprio profilo Twitter. 
La legge - approvata dalla Camera dei deputati con 283 voti a favore, 155 contrari e un astenuto -, stabilisce che le popolazioni indigene non in grado di provare che alla data del 5 ottobre 1988, giorno in cui è stata promulgata la Costituzione del Brasile, abitavano le loro terre, non potranno vantare più alcun diritto su di esse. 
Il provvedimento, che passa ora al Senato, ridurrà inevitabilmente la quota di territorio cui la Costituzione garantisce l'inviolabilità, aumentando da una parte i margini per lo sfruttamento delle aree e rendendo dall'altra possibile costruire opere infrastrutturali senza il consenso delle popolazioni oggi residenti. Il via libera alla legge 490/2007, sostenuto con forza dagli imprenditori agricoli, segna una dura sconfitta parlamentare per il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, eletto lo scorso ottobre con un'agenda a favore della difesa e dell'ambiente. 
Per le comunità locali si rende necessario dimostrare che le terre occupate erano abitate in modo continuativo, utilizzate per attività produttive necessarie per la conservazione delle risorse ambientali. Il progetto di legge, che se approvato varrà anche per le aree per le quali non è stato concluso il processo di delimitazione, autorizza inoltre la semina di coltivazione transgeniche, proibisce l'espansione del perimetro di terre già riconosciute come protette.
Inoltre, il testo prevede che lo Stato possa prendersi terre concesse agli indigeni nel caso si registri una "alterazione dei tratti culturali della comunità" o "altri fattori legati al passare del tempo", grazie alle quali le riserve non sono più essenziali al conseguimento dello scopo di difesa ambientali. In questi casi, si potrà attribuire alle aree "altra destinazione di interesse pubblico o sociale" o assegnarle al programma di riforma agraria. Si tratta di un provvedimento criticato da organizzazioni non governative ed attivisti a difesa dei diritti umani e ambientali, sin da quando è stato presentato, nel 2007.

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