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28° Marcia del silenzio

Alle prime ore della mattina di questo 20 maggio, decine e decine di margherite di carta adornavano le piazze e i parchi di Montevideo. Alcune, consumate e malconce dalla pioggerellina della notte, pendevano da un filo, dal bastoncino che fungeva da gambo. Altre sparse sul pavimento, mescolate nella terra e nel fango delle pozzanghere. Molti bastoncini erano soli, perché le loro margherite erano state semplicemente spazzate via dal vento.
Ancora una volta il popolo uruguaiano si è ritrovato unito in una nuova Marcia del Silenzio. Ancora una volta, la generazione sopravvissuta al terrorismo di Stato – e a sei governi democratici e complici – ha marciato per le strade di Montevideo, scortata e sostenuta con fermezza dai più giovani e anche dai bambini. Ancora una volta, gli uruguaiani hanno partecipato a questo incontro la cui premessa è mettere da parte ogni differenza in virtù di una rivendicazione della dignità del popolo. Un popolo che resiste all'idea del progresso ad ogni costo. Un popolo che resiste a morti e massacri senza giustizia. Un popolo che rifiuta di tollerare la violenza politica. Un corpo che si rifiuta di dimenticare.


marcia silenzio 2


Prima del calar della notte, decine di migliaia di persone stavano installando una recinzione lungo la strada 18 de Julio, aspettando il lento e costante passaggio di un corpo unico dietro un grande striscione che copriva l'intera larghezza della strada, che riporta lo slogan di quest'anno: “Dove sono? Mai più terrorismo di Stato”. La testa del corteo è stata convogliata sulla Avenida Rivera, all'incrocio con Jackson, dove si trova la piazzetta dei Desaparecidos d'America. Da lì, sotto una delicata e attenta recinzione di sicurezza, la colonna è avanzata verso il viale principale di Montevideo. Ai lati una catena umana, composta per lo più da giovani e adolescenti che si tenevano per mano, delimitando il luogo, lasciando il passo con sguardo di rispetto e riconoscimento, a chi marciava in direzione di Piazza della Libertà.
A poco a poco, mentre la testa del corteo avanzava, le persone ai lati si univano camminando e formando una linea stretta che copriva almeno quindici isolati. Sempre in silenzio, facevano alcune soste strategiche per segnare luoghi simbolo della città come l'edificio Udelar.


marcia silenzio 4


Arrivati al municipio di Montevideo, la marcia si è fermata per alcuni minuti, per nominare ciascuno dei 200 desaparecidos, vittime degli apparati repressivi dello Stato durante l'ultima dittatura civico-militare. Ad ogni nome, il corpo rompeva il suo silenzio e le sue catene, urlando, rivendicando un eterno presente.
Una lanterna
Una lanterna si fa strada tra il silenzio e la notte. La sua luce calda illumina gli sguardi intorno. L'essere che lo sostiene trattiene nel suo bagaglio ogni gesto, ogni sussurro, ogni respiro, ogni alito. Salva ogni petalo e ogni margherita nel suo ventre, per dargli una nuova forma, una nuova vita.
È così che gli artisti del Movimento Our Voice hanno condiviso il silenzio e i sentimenti di un popolo, che insieme a decine di collettivi e migliaia di giovani, ha attraversato la città e avanza nella storia cinquant'anni dopo il colpo di stato che frammentò la popolazione uruguaiana. Coloro che hanno guidato questa marcia per decenni, stanno lentamente lasciando il passo e il posto ad una generazione che si impegna anno dopo anno a non abbassare la guardia davanti alla tirannia e all'oblio.


silenzio marcia 3


Dopo aver cantato le strofe dell'inno nazionale, non più in silenzio ma ognuno raccolto in sé, ci siamo allontanati gli uni dagli altri, cercando di recuperare le nostre e loro identità. Man mano che i blocchi avanzavano, ci siamo imbattuti nelle margherite di carta, che nel freddo di una notte autunnale, ci ricordano, come diceva Neruda, che “possono tagliare tutti i fiori, ma non saranno in grado di fermare la primavera”.
Siamo un solo corpo
Siamo un corpo in fondo a una prigione, dove il freddo, la fame e la paura ci imprigionano in un tempo senza tempo. Siamo un corpo spezzato dagli echi che rimbalzano sui muri. Siamo un corpo scosso dal bagliore di coloro che non hanno luce propria. Siamo un corpo senza luogo, senza data, senza tempo.
Siamo un corpo che irrompe nel vento autunnale. Siamo un corpo con pelle liscia e criniera d'argento. Siamo un corpo diverso, divergente. Siamo un corpo nell’immensità della notte. Siamo un solo corpo, un passo, un solo respiro, un solo alito. Siamo un solo corpo e un solo silenzio. Siamo un corpo con memoria.

Foto © Antimafia Dos Mil

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