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Tra le miniere di oro in Zimbabwe e gli istituti finanziari di Dubai si dipanerebbe una rete di trafficanti internazionali che permettono ogni mese di riciclare miliardi di dollari "sporchi", con la complicità dei governi: è quanto rivela "Gold Mafia", docu-film realizzato dal team di investigazione di Al Jazeera (I-Unit), l'emittente qatarina che nelle ultime ore sul proprio sito web ha pubblicato il primo dei quattro episodi dell'inchiesta. 
Fingendosi criminali di origine cinese interessati a immettersi nel sistema per riciclare 100milioni di dollari, i reporter di Aljazeera hanno lavorato sotto copertura per mesi, raccogliendo testimonianze video e documenti che ricostruiscono un traffico che, oltre a riciclare i contanti che le bande criminali accumulano attraverso affari illeciti, permetterebbe al presidente dello Zimbabwe Emmerson Mnangagwa di recuperare il denaro perso a causa delle sanzioni economiche imposte dalla comunità internazionale. Il sistema si fonderebbe su una rete di società di comodo, ricevute false e funzionari corrotti che permetterebbe alla "Gold Mafia" di acquistare il metallo prezioso tramite un istituto sussidiario della Banca centrale dello Zimbabwe, con license ad hoc. 
Nella ricostruzione dei giornalisti, il governo di Harare si presterebbe a questo gioco perché avrebbe "disperato bisogno di valuta americana", molto più forte della moneta locale. Una volta completato questo passaggio, l'oro verrebbe portato a Dubai, negli Emirati Arabi, dove aziende fittizie appositamente create verrebbero incaricate di rivendere l'oro, reimmettendo quindi anche il denaro nel circuito legale dei depositi contabilizzati.
Nel primo episodio i cronisti di Al Jazeera chiamano in ballo Uebert Angel, l'ambasciatore generale dello Zimbabwe di Europa e Americhe, che ai finti imprenditori cinesi avrebbe spiegato nel dettaglio il sistema, garantendo la propria "copertura diplomatica" alle operazioni nonché "il sostegno" del campo dello Stato. In alternativa al sistema Angel avrebbe anche proposto di usare il denaro non contabilizzato per costruire un nuovo hotel vicino alle Cascate Vittoria, una meta turistica molto nota nel Paese. Dalla pubblicazione dell'inchiesta non risultano repliche da parte dei vertici di Harare ma sulla testata locale Bulawayo24 ieri mattina è comparso un lungo articolo intitolato 'Fake news, lo strumento utilizzato dai detrattori sullo Zimbabwe’. 
Nel testo, si sostiene la tesi secondo cui a partire dal 2000 il Paese sarebbe scivolato in una "guerra fredda" con il Regno Unito, l'ex colonizzatore del Paese sudafricano, che col tempo "è diventata un inferno con il resto dell'Unione Europea, gli Stati Uniti e i suoi alleati". La stessa testata oggi pubblica anche il comunicato dell'Unione Popolare Africana dello Zimbabwe (Zapu), partito di opposizione all'Unione Nazionale Africana di Zimbabwe - Fronte Patriottico (Zanu-Pf), attualmente al governo con Mnangagwa. Il movimento torna ad accusare l'attuale presidente di essere salito al potere con il colpo di stato dei militari che nel 2017 costrinse il suo predecessore, Robert Mugabe, a lasciare l'incarico e il paese. I vertici del partito Zapu sostengono che la "gold mafia" sia la conseguenza di quell'atto di forza e del sistema di corruzione e ruberie che ne è derivato e infine invitano "tutte le personalità politiche coinvolte a lasciare immediatamente le cariche pubbliche" per restituire "ai cittadini fiducia nelle istituzioni".

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