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Affissi manifesti e peluche davanti alla Guardia Costiera, in piazza Verdi contestatore grida “dovete annegare tutti”

A distanza di quasi un mese dal “naufragio” avvenuto davanti alle coste di Cutro, continuano ad aumentare le vittime, che da 70 sono passate ad 88 nel giro di una sola settimana. Il mare continua a restituire i corpi ed ogni corpo che viene restituito alimenta la rabbia della società civile.
“Fermare la strage subito!”. È ciò che si legge sull’imponente striscione d’apertura dietro al quale più di mille persone hanno sfilato ieri pomeriggio per le strade di Palermo guidate dal Forum Antirazzista in un immenso corteo simbolicamente partito dal porto di Palermo e giunto al teatro Massimo.
Due le tappe che sono state effettuate davanti alle istituzioni, ma con richieste concrete e legittime avanzate dall’impianto da cui un manifestante dopo l’altro ha espresso la propria indignazione.


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La prima sosta è avvenuta davanti alla sede della Guardia Costiera di Palermo, a poche centinaia di metri dalla partenza, in cui una delegazione coordinata dagli organizzatori ha affisso alle colonne dell’ingresso una decina di fogli in cui, a grandi caratteri, erano scritte alcune delle segnalazioni effettuate da Alarm-Phone (organizzazione di volontari che si occupa di segnalare le imbarcazioni di migranti in difficoltà nel mezzo del Mediterraneo).
Non solo il 26 febbraio, ma in tutti questi anni, sono stati lanciati allarmi ore ed ore prima di quasi tutti i ‘naufragi’ che ci sono stati. Dobbiamo sapere e dobbiamo essere consapevoli che la Guardia Costiera, di fronte alla quale siamo ora, autorità che dovrebbe effettuare i salvataggi, era a conoscenza delle migliaia di persone, che in questi anni erano a bordo delle imbarcazioni in distress - (termine utilizzato per indicare le imbarcazioni di migranti in difficoltà) - a largo del mare e non ha voluto intervenire. Per questo noi le chiamiamo stragi, perché l’inazione la cui responsabilità sta ai vertici della catena di comando a cui capo è Matteo Salvini come ministro delle infrastrutture e dei trasporti, è quella che ha portato alla perdita di tutte queste vite.” Questa la denuncia partita da Thierno Mbengue giovane attivista di Our Voice e componente del Forum Antirazzista di Palermo poco prima di correre per attraversare la strada e affiggere queste segnalazioni.


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Posando poi insieme ad altri ragazzi con lui presenti alcuni peluche sulla scalinata d’ingresso dell’edificio.
I peluche sono diventati il simbolo di queste proteste che da settimane continuano ad attraversare le strade dell’Italia, dal Sud al nord, dalla spiaggia di Steccato di Cutro fino alla frontiera di Ventimiglia.
Io ci sono stato in Libia, rinchiuso in un centro in cui venivamo torturati, minacciati e subivamo le violenze dalle milizie libiche, assieme a me c’erano 600 persone. Ogni giorno partivano circa 5 imbarcazioni, con a bordo le persone che erano in quel lager, nessuna delle persone partite prima di me è mai arrivata in Europa, ho avuto la fortuna di arrivare e per questo sono qui a raccontarvi la mia storia”, a dirlo è Bangiogu Diawarra con la voce soffocata dalla sofferenza nella seconda fermata effettuata dal corteo davanti alla Prefettura, in cui mentre avvenivano alcune testimonianze, è stata lasciata una lettera alle istituzioni, un manifesto di solidarietà in cui venivano avanzate le stesse identiche richieste gridate a gran voce dal corteo.
La nostra terra ce l’ha insegnato, emigrare non è reato”, “basta Stragi”, “migrare è un diritto”, sono questi alcuni degli slogan che sono stati ripetuti lungo tutto il tragitto, mentre dalla testa del Corteo continuavano gli interventi a microfono, chi spiegava il motivo per cui bisogna salvare le vite umane, chi invece sottolineava la disumanità di tutto ciò e altri ancora come Thierno, Moustapha e Amadou continuavano a leggere le normative e i regolamenti Europei che l’Italia ha trasgredito in tutti questi anni in materia di soccorso in mare.


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Ogni intervento è stato incentrato su migrazione, accoglienza e solidarietà. Tutti temi differenti ma caratterizzati dalla stessa rabbia e amarezza causata non solo dalla strage di Cutro ma anche per le ultime 30 morti avvenute davanti alle coste libiche, morti anche queste evitabili.
Il serpentone composto da circa duemila persone si è srotolato fino a Piazza Verdi, davanti al teatro Massimo accompagnato dalle canzoni “El Pueblo Unido” e “Bella Ciao”. Un arrivo contestato da un uomo che vedendo il corteo arrivare si è avvicinato ai tre ragazzi afrodiscendenti che hanno guidato il corteo - Amadou, Moustapha e Thierno - ed ha gridato loro “dovete annegare tutti” tentando di togliere loro il microfono con la forza.
Una provocazione che ha infiammato la piazza, ha creato rabbia e stupore, ma è stata immediatamente calmata con l’allontanamento dell’uomo dalla piazza.
Ma quell’uomo come ha poi spiegato Alessandra Sciurbaha solo detto ciò che il governo sottintende ogni giorno e anche solo per questo bisogna scendere in piazza”. Perché queste affermazioni sono solo il frutto della propaganda razzista effettuata in questi ultimi anni e messa in pratica dal Governo Meloni con il blocco delle navi umanitarie che potrebbero effettuare i salvataggi, che è stata la risposta del Governo razzista alla strage di Cutro.

Foto © Our Voice

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