Nel servizio le testimonianze di chi ha perso tutto ma ha trovato nuova vita in Italia
Dopo la presa del potere dei Talebani in Afganistan vi è stata una vera e propria debacle dei diritti fondamentali. In particolare alle donne viene proibito di studiare alle università, di lavorare fuori casa, possedere la terra, dire la loro opinione; non hanno alcun potere decisionale all'interno del nucleo familiare e non sono rappresentate a livello istituzionale.
A questo si aggiungono le vendette, gli stupri, la censura degli organi di informazione e le persecuzioni.
Tutto questo è stato raccontato dall'inviata speciale del Tg1 Maria Grazie Mazzola nel servizio "Le donne Afgane".
Molti sono stati coloro che sono riusciti ad arrivare in Italia grazie ai corridoi umanitari: "Qualcuno gli ha aperto la porta, gli ha abbracciati" ha detto don Luigi Ciotti, "perché la cosa fondamentale nell'accoglienza è la relazione che è l'essenza della vita: entrare nei panni dei feriti e delle persone che vengono".
"Dobbiamo smettere di chiamarle immigrazioni, sono deportazioni indotte" ha detto il sacerdote "perché nessuno lascia di sua spontanea volontà la sua casa e i suoi averi e di suoi affetti" ha ribadito don Ciotti intervistato da Mazzola, fondatrice della Rete Umanitaria della società civile grazie alla quale sono state tratte in salvo molte vittime del regime talebano.
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