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Genova aderisce all'iniziativa dei portuali del CALP in vista dell’arrivo nel porto della “nave delle armi”. A Niscemi contro il Muos

Una grande mobilitazione nazionale contro la guerra si è svolta in varie città d’Italia in data 25 febbraio. A Genova è stata organizzata ed animata dall’iniziativa dei portuali del CALP (Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali), già attivi in passato contro il traffico di armi nel porto. Questa volta a dare adito all’iniziativa, oltre all’anniversario dello scoppio della guerra in Ucraina, la coincidenza dell’arrivo nel porto della nave Bahri, la “nave delle armi”, contro la quale i portuali genovesi hanno già in precedenza intrapreso iniziative di protesta.
“A un anno esatto dall’inizio del conflitto in Ucraina, che ha causato migliaia di vittime civili e rinverdito l’imperialismo della Nato, scatenando la corsa globale al riarmo con i pesantissimi effetti sull’economia e sul carovita che tutti stiamo sperimentando, USB torna in piazza per gridare ancora una volta “Abbassate le armi, alzate i salari”. Si legge nel comunicato stampa ufficiale.
Molteplici le adesioni, tra cui figurano il centro sociale Zapata di Genova, l’Askatasuna di Torino, Rifondazione comunista, Potere al popolo, Rete dei comunisti, Unione popolare e sindacati di base quali USB.
Oltre tremila persone hanno attraversato il varco Etiopia del porto, percorrendo 4 chilometri di marcia fino a piazza De Ferrari. È la prima volta che un corteo ha attraversato l’area portuale di Genova, da sempre preclusa ai non addetti ai lavori.
Da anni assistiamo alla violazione dei limiti imposti dalla legge 185 del 90 che impongono il divieto di importazione, esportazione e transito di armi dall’Italia verso Stati in guerra o dove avvengono violazioni dei diritti umani”, ha spiegato José Nivoi, portavoce del Calp e sindacalista Usb.


noguerra genova ov

Tra gli attivisti c’era anche il movimento Our Voice che ha animato la marcia con cartelloni antimilitaristi e ha portato la sua denuncia al culmine del corteo in piazza De Ferrari:
Oggi siamo qui per dare solidarietà ad una scelta coraggiosa, inusuale in questo paese, bloccare la macchina del complesso militare industriale, in nome della pace... Sembra quasi considerato criminale essere contro il mercato delle armi e noi crediamo che in questo paese stiamo assistendo ad una propaganda ed una retorica folle, criminale che ci racconta della guerra, delle spese militari, dell’invio di armamenti come unica soluzione di pace.
E lo fa facendo leva sulla nostra ignoranza! Perché rispetto a questa guerra, alle cause e alle possibili conseguenze, siamo stati tempestati di bugie dalla mattina alla sera! L’informazione che ci viene fornita ogni giorno evoca un solo nemico, un solo mostro da abbattere con la stessa moneta della guerra e del sangue, mentre la vera realtà di questo conflitto che ci vogliono nascondere è che ha responsabilità da ambo le parti
!”, ha affermato l’attivista Francesco Ciotti, delineando quelle che sono state le origini del conflitto in corso che pongono direttamente sotto accusa l’occidente.
Gli Stati Uniti hanno finanziato il colpo di stato in Ucraina del 2014” - ha continuato - “Una forza golpista anti russa si è insediata al potere e gruppi neonazisti hanno ottenuto ministeri nel governo e sono stati inglobati all’interno delle forze armate… Da quell’anno è iniziata una guerra contro le popolazioni del Donbass a maggioranza russa, che non riconoscevano il governo golpista e invocavano l’indipendenza. Una situazione che ha portato a Putin. Dopo 8 anni guerra, complice anche l’espansionismo della Nato ai suoi confini, (messo nero su bianco anche sulla costituzione ucraina), a decidere di muovere le truppe contro il paese, violando il diritto internazionale”.
Un excursus storico su cui si costruisce l’ideale del movimento rispetto a questo conflitto: né con la Russia, né con la NATO, ma dalla parte del pensiero critico, il vero alleato della pace.


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Il discorso è culminato sul crescente rischio di una terza guerra mondiale, conseguente alla strategia portata avanti dall’occidente, atta a sottoporre la Russia ad un violento stress geopolitico. Un concetto ribadito anni prima dello scoppio della guerra, della Rand Corporation, uno dei più prestigiosi istituti di ricerca americani, finanziato dal Pentagono e dalla Casa Bianca, che già nel 2019 in un report proponeva di “rifornire l’Ucraina di armi letali per sfruttare il più grande punto di vulnerabilità esterna della Russia”.
Una guerra per procura dunque, in cui le uniche realtà a beneficiarne sono le industrie delle armi che accumulano profitti d’oro sul sangue del popolo ucraino “Provate a pensare che i titoli azionari di industrie belliche come la Raytheon sono saliti del 10%, quelli della Lockheed Martin e della Northrop del 20%.
Ma non riguarda solo gli Stati Uniti. Sapete a quanto sono saliti i titoli dell’Italiana Leonardo dall’inizio del conflitto? Del 50%! Eccoli i veri vincitori della guerra
”, ha concluso il movimento Our Voice nel merito.
Anche a Niscemi gli attivisti hanno dato supporto alle manifestazioni contro il MUOS (Mobile User Objective System), un sistema di telecomunicazioni satellitari militari ad alta frequenza e a banda stretta, gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Il sistema è composto da quattro satelliti e quattro stazioni di terra, una delle quali collocata all’interno della riserva naturale Sughereta. In parole povere il Muos svolge la funzione di smistare le comunicazioni militari delle forze navali, aeree e terrestri statunitensi in ogni parte del mondo.
Da quando il Muos è entrato in funzione nel 2018 ha guidato le principali guerre degli Stati Uniti. Noi cittadini siciliani ci siamo trovati con una scelta calata dall’alto, che ci ha imposto di essere una terra di guerra. In quest’ultimo anno, i droni, i caccia bombardieri e le armi che la NATO fornisce all’Ucraina di Zelensky vengono guidati dal Muos, ciò rende la Sicilia un obiettivo strategico-militare estremamente sensibile. La Sicilia è stata trascinata in un conflitto bellico dagli Stati Uniti contro la nostra volontà. Via gli statunitensi dalla nostra terra, contro Putin, contro la NATO e contro ogni tipo di guerra”, ha affermato uno dei portavoce della manifestazione.

Foto © Imagoeconomica

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