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Come riportato dall'agenzia ANSA l'Ecuador ha annunciato ieri a Quito la sospensione delle sue esportazioni di petrolio invocando anche la causa di forza maggiore, meccanismo previsto dai contratti che le permetterà di evitare sanzioni da parte di società straniere che ricevono il greggio ecuadoriano. Secondo il portale di notizie Primicias, la richiesta di sospensione dell'export petrolifero fatta dalla compagnia statale Petroecuador è stata accettata dal ministro dell'Energia, Fernando Santos, e sarà per un periodo di almeno due settimane. La dichiarazione di 'forza maggiore', si precisa, consente anche di dare priorità alla consegna del petrolio stoccato nel terminal marittimo di Balao, nel dipartimento di Esmeraldas, alle raffinerie ecuadoriane. Tuttavia Santos ha anche indicato che Petroecuador importerà più carburante per garantire l'approvvigionamento interno. Il 22 febbraio scorso l'Ecuador ha attivato una emergenza dovuta ad una erosione e forte cedimento del terreno in un tratto del Rio Marker che ha messo in pericolo ben tre oleodotti che transitano nella zona: il SOTE, di proprietà statale, l'OCP appartenente a privati e un terzo, che trasporta benzina di base, gasolio e GPL dalla raffineria di Shushufindi al terminal El Beaterio di Quito. Esiste, precisa il portale, anche una potenziale emergenza ecologica per possibile dispersione di greggio nell'ambiente naturale. Tuttavia, il carburante dell'oleodotto e il greggio dell'OCP sono già stati scaricati, mentre il drenaggio del petrolio del SOTE presenta maggiori difficoltà, così non è per il petrolio. E' la terza volta che l'Ecuador dichiara lo stato di forza maggiore da febbraio 2020. Oltre a quella odierna, una prima emergenza è avvenuta l'8 aprile di quell'anno per un processo di erosione nel letto del fiume Coca, e una seconda l'8 e il 30 dicembre 2021.

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