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Da alcuni giorni, grazie alla pagina Instagram (@the.reality.of.palestine) che si occupa della causa palestinese, sta circolando sui social un video - registrato qualche anno fa - che immortala l’efferato omicidio a sangue freddo di un giovane palestinese (forse uno studente) da parte delle forze di occupazione sioniste. Molto probabilmente è stato fermato per un controllo. Tiene uno zaino nero nella mano destra (all’apparenza contenente alcuni libri) e il documento d’identità (verde) in quella sinistra. Appena terminati i controlli le forze di occupazione lo intimano a tornare indietro e allontanarsi. “Vai dritto, continua, non avere paura”, gli urlano. Il giovane esegue gli ordini. Spaventato torna indietro camminando con le mani in alto, quando d’un tratto, e senza alcuna motivazione valida - se mai ne esistesse una -, i militari israeliani aprono il fuoco sul ragazzo uccidendolo. Una telecamera immortala la scena. Le immagini richiamano alla memoria il terribile ricordo delle foibe; il “3 maggio 1808” di Francisco Goya; o, peggio ancora, le migliaia di fucilazioni di partigiani e semplici civili condotte dai militari fascisti e nazisti tra gli anni ’20 e gli anni ’40 in Italia e in Europa. Un colpo alle spalle come i veri vigliacchi, perché ci vuole coraggio per guardare in faccia la propria vittima innocente. L’esecuzione di questo giovane grida vendetta; ha il sapore della disumanità; ha le sembianze tipiche della banalità del male di Hannah Arendt. Il video mostra come in Israele non vi sia Legge né diritti umani che tengano di fronte all’impunità di Stato di cui gode “l’unica democrazia del Medio Oriente”: un fazzoletto di terra in cui quotidianamente viene attuata una pulizia etnica ai danni della popolazione palestinese. Israele è a tutti gli effetti un Paese fascista fondato sulla promessa problematica di essere la patria di tutti gli ebrei, ovunque - non degli abitanti nativi della Palestina - e su una base sanguinosa, quella della Nakba e della distruzione della Palestina storica e dell’espulsione del suo popolo. E il suo Primo Ministro Benjamin Netanyahu è il leader ideale per portare a compimento questa politica di pulizia etnica e di “apartheid”. Assieme agli ultranazionalisti e razzisti che, con l’exploit avuto nelle scorse elezioni israeliane, hanno messo ancora di più  in pericolo la pace nel Levante. Basta ricordare due nomi: Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich. Entrambi nel tempo hanno più volte partecipato a manifestazioni razziste in Israele. Come la “Marcia delle bandiere” che nel mese di giugno 2021 ha visto migliaia di israeliani manifestare in un corteo dell’estrema destra davanti alla Porta di Damasco (luogo simbolo della Gerusalemme araba, e nella città vecchia) al grido di “morte agli arabi”. Infine, una delle ultime azioni razziste poste in essere da Ben Gvir è avvenuta a metà ottobre scorso quando, nel quartiere di Sheikh Jarrah (Gerusalemme occupata), brandendo la sua pistola ordinò ai coloni israeliani scesi in strada per aggredire i palestinesi del villaggio: “Se i palestinesi lanciano pietre, dovete sparargli”. In tutto ciò, la violenza dei coloni è in costante aumento, spesso nella totale impunità e sotto la protezione delle forze israeliane che continuano con le loro pratiche illegali di apartheid. Da mesi la tensione tra palestinesi e le forze di occupazione israeliane (e i coloni) - in Cisgiordania - è altissima. Le aggressioni e le vessazioni - finanche gli omicidi - da parte di quest’ultimi ai danni della popolazione palestinese sono quotidiane. Dall’inizio del 2023 Israele ha ucciso 37 palestinesi, di cui 7 bambini e una donna. Nel mese di ottobre 2022, invece, furono 32 le vittime innocenti in Cisgiordania. In entrambi i casi l’età media delle vittime è di 25-30 anni. Nel frattempo continuano i bombardamenti di Israele nella Striscia di Gaza nonostante l’Onu stia indagando sui ''crimini di guerra'' commessi da Israele a Gaza lo scorso agosto. E poi la questione detenuti. Stando ai dati forniti dalla “Commission of detainees Affairs” solo nel 2022 sono stati arrestati 7000 palestinesi. Tra questi: 882 bambini e minori; 2409 detenzioni amministrative; 176 donne; e 3000 arresti solo nella città di Gerusalemme-est.
Questo è Israele, tutt’altro che una democrazia.

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