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Lettera congiunta delle Ong indirizzata al Parlamento: “Il nuovo codice di condotta aumenterà il numero dei profughi”

"Il nuovo decreto legge ridurrà le capacità di soccorso in mare e renderà ancora più pericoloso il Mediterraneo centrale, una delle rotte migratorie più letali al mondo. Anche se il decreto è apparentemente rivolto alle Ong di soccorso civile, il vero prezzo sarà pagato dalle persone che fuggono attraverso il Mediterraneo centrale e si trovano in situazioni di pericolo". Con queste parole, le Ong, attraverso una lettera congiunta indirizzata al Parlamento e al Governo italiano, hanno criticato il nuovo decreto sui migranti, spiegando che l'aumento relativo al numero dei naufraghi, rischia di essere inevitabilmente accompagnato da un ulteriore aumento di morti in mare.

Una guisa diretta e senza giri di parole che organizzazioni come Emergency, Msf, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, Sea Eye, Sea-Watch, Sos Humanity e molte altre, hanno utilizzato per definire il decreto legge sull’immigranzione, “un decreto che contraddice non solo il diritto marittimo internazionale, ma anche i diritti umani.” - prosegue - “Esortiamo il Governo italiano a ritirare immediatamente il decreto legge appena emanato. Chiediamo, inoltre, a tutti i membri del Parlamento italiano di opporsi al decreto, impedendone la conversione in legge. Non abbiamo bisogno di un altro quadro politico che ostacoli le attività di salvataggio Sar - hanno precisato le Ong -, ma che gli Stati membri dell'Ue garantiscano che gli attori civili Sar possano operare, rispettando finalmente le leggi internazionali e marittime esistenti”.

Il ruolo delle Ong
Difatti, tra le varie ‘linee guida’, a suscitare particolare preoccupazione, vi sono le regole imposte dal Governo italiano che prevedono l’obbligo da parte delle navi di dirigersi immediatamente in Italia dopo ogni salvataggio. Un elemento che andrebbe ad aggravare gli effetti di una politica relativa alla gestione dell’emergenza migratoria, da tempo, abituata ad assegnare porti molto distanti che spesso distano fino a quattro giorni di navigazione rispetto all’ultima posizione della nave. “Questo provocherebbe solo maggiori ritardi nei soccorsi - hanno precisato le Ong -; le navi di solito effettuano più salvataggi nel corso di diversi giorni". E ancora: "Le disposizioni sono progettate per tenere le navi Sar fuori dall'area di soccorso per periodi prolungati e per ridurre la loro capacità di assistere le persone in difficoltà. Le Ong sono già messe a dura prova dall'assenza di operazioni Sar gestite direttamente dagli Stati, pertanto, la diminuzione della presenza di navi di soccorso si tradurrà inevitabilmente in un numero ancora più alto di naufragi".

Inoltre, tra i vari punti contestati dalle Ong, anche l'obbligo di raccogliere a bordo delle navi di soccorso i dati dei sopravvissuti e di condividere queste informazioni con le autorità competenti. "È dovere degli Stati avviare questo processo e una nave privata non è il luogo adatto per farlo - hanno ribadito le Ong -. Recentemente, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr, ndr), ha stabilito che le richieste di asilo dovrebbero essere trattate solo sulla terraferma, dopo lo sbarco in un luogo sicuro, dopo aver soddisfatto le necessità immediate".

Fattore C
Nella manovra di Governo, descritta con fierezza durante la nota rubrica “Gli appunti di Giorgia” dalla stessa Meloni come: “Una manovra che guarda al futuro e all'ottimismo perché capace di mantenere gli impegni presi con i cittadini”, non c’è spazio per chi, purtroppo, resta fuori dal Club. Al netto del democratico colonialismo occidenate che, nel nome del profitto, ha devastato diverse aree del pianeta, "il diritto internazionale sul salvataggio in mare non prevede che ci sia qualcuno che possa fare la spola con gli scafisti per trasferire gente - ha spiegato Giorgia Meloni -. Il diritto internazionale, invece, dice una cosa molto chiara: ‘sei tenuto a salvare qualcuno se fortuitamente lo incontri ed è a rischio’". Insomma, secondo il primo ministro italiano, in politica come nel resto della vita, ciò che a volte può fare veramente la differenza, per quanto banale, è una semplice e sana ‘botta di c.’.

Fonte: Adnkronos

Foto © Imagoeconomica

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