“Il nostro obiettivo è difendere la legalità, la sicurezza e la dignità di ogni persona. Per questo vogliamo mettere un freno all’immigrazione clandestina, evitare nuove morti in mare e combattere i trafficanti di esseri umani”.
A scrivere queste parole, nella giornata di ieri, è stata il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ribadendo con fermezza la linea rigida che il suo governo è intenzionato a utilizzare in materia di immigrazione. Dichiarazioni, che sembrano essere il prologo di quella che sarà una dura stagione per i migranti.
Detto, fatto. Ed ecco che alla prima occasione il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha impedito lo sbarco dei migranti assistiti nel Mediterraneo Centrale giunti a Catania a bordo delle ong.
Il caso ha impegnato gli organi di informazione da giorni. È stato infatti bloccato l'accesso alla terra ferma a circa 250 persone a bordo delle navi "Geo Barrents" e "Humanity 1", rispettivamente di proprietà delle ong Medici Senza Frontiere e Sos Humanity. I profughi presenti sulle due imbarcazioni sono potuti scendere dalle navi nella scorsa notte alle ore 23:50, dopo giorni e giorni di attesa, grazie al via libera delle agenzie sanitarie in contrasto con le decisioni del ministero degli Interni.
A queste cifre si aggiungono i 234 naufraghi a bordo della nave Ocean Viking, a cui analogamente alla nave Open Arms nel 2019 è stato impedito l'ingresso alle acque territoriali Italiane.
Queste azioni di ostruzionismo al salvataggio (inteso secondo le leggi di soccorso del mare) attuate dal governo, nei confronti delle ong, hanno riacceso nuovamente i riflettori sulla cosiddetta questione migratoria. Questa volta però con una differenza rispetto al passato.
Il comportamento dell'Italia ha causato l'intervento della Francia. Nella giornata di ieri si è tenuto un colloquio tra il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, e la premier Giorgia Meloni. Oggetto dell'incontro la richiesta che gli accordi UE di solidarietà venissero rispettati, tramite l'apertura dei porti alla nave umanitaria Ocean Viking.
Un colloquio che però non sembra aver avuto grandi risultati nel momento in cui l'Italia ha ribadito di non voler indietreggiare, né cambiare direzione in merito al metodo di gestione dei migranti.
Ciò ha infatti spinto la Francia ad aprire il porto di Marsiglia per accogliere tutti i migranti presenti a bordo della Ocean Viking e a denunciare il "comportamento inaccettabile" dell'Italia riguardo alla vicenda in quanto le decisioni delle autorità italiane sono considerabili "contrarie al diritto del mare e allo spirito di solidarietà europea".
Una situazione alquanto critica, che mette le varie organizzazioni operatrici dei salvataggi in balia di decisioni che condizionano il loro operato, ripercuotendosi sulla possibilità di salvare numerose vite, perché come è noto, ad ogni attimo in cui una ong viene ostacolata potrebbe corrispondere la perdita di una vita umana.
Perciò le organizzazioni non governative implicate nella vicenda hanno deciso nella giornata di ieri di effettuare ricorso al tribunale di Catania e al Tar del Lazio (come fu effettuato per il caso della Gregoretti nel 2019).
Sulla stessa onda si è mossa la società civile, che attraverso associazioni, studenti e collettivi non ha tardato a scendere nelle piazze per esprimere il grande disaccordo sul "respingimento" che il governo italiano avrebbe voluto mettere in pratica.
Un respingimento in modalità differenti ma paragonabile agli atti disumani che la guardia costiera libica mette in pratica quotidianamente nei confronti dei "migranti".
Di fronte a tutto ciò è necessario provare ad analizzare le azioni di questo neogoverno, che di fatto ha tacitamente rinnovato il Memorandum Italia-Libia con cui vengono finanziate e sostenute la maggior parte delle violenze messe in pratica nel territorio libico, attraverso cui gran parte della popolazione migrante è costretta a passare.
Matteo Salvini che da ministro degli Interni è stato autore di azioni umanamente assurde nei confronti dei migranti (attualmente sotto processo per sequestro di persone nel caso Open Arms), nonostante oggi sia passato alle Infrastrutture è tornato a farsi sentire sul tema: “Naufragi? Sono viaggi organizzati, vanno stroncati”. Parole che ancora una volta mostrano la sua disumanità di fronte a tragedie che per lui assumono un peso minore, per via dei double standard, che portano alla suddivisione tra "profughi veri e profughi finti".
Una linea la sua che a questo punto sembra essere direttrice anche per il nuovo governo.
I fatti di questo weekend sono una dimostrazione di forza che l'Italia dà non solo all'Europa, ma al resto del mondo. Un atto di disumanità che rende ormai evidente il drastico cambiamento di rotta in materia di accoglienza di un Paese che nella sua storia è stato esso stesso migrante in tutto il Mondo. Un Paese che, è sempre più evidente, rischia seriamente di essere profondamente segnato da xenofobia e razzismo.
E sembrano lontane le parole di Gino Strada quando ricordava il senso dell'umanità, dei diritti dei migranti e denunciava come il nostro Governo intendesse "militarizzare la questione dei migranti".
Oggi, a ben vedere, le cose non sono affatto cambiate, dopo giorni di braccio di ferro tra le ong e il governo Meloni è giunto al termine, grazie alla decisione dell'Usmaf (ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera) che ha accertato l'alto rischio psicologico concedendo così ai naufraghi di scendere a terra e avviare le procedure di richiesta d'asilo.
Fortunatamente questa volta abbiamo assistito ad un lieto fine, ma il messaggio del neogoverno Meloni è stato tanto chiaro quanto allarmante, il rischio di morte per i cosiddetti "profughi finti", che l'Italia fatica a riconoscere come essere umani si è drasticamente innalzato.
Foto d'archivio © Imagoeconomica
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- Thierno Mbengue