Sentito dai pm di Roma il fratello di una vittima del regime Videla uccisa nel 1977
"Sono stati anni molto duri, abbiamo perso tanti di noi. Spero non capiti più a nessuno in futuro. La figura del desaparecido è la cosa più crudele che hanno inventato i sistemi repressivi". E' quanto ha detto l'ingegner Victor Carvajal, docente dell'università di San Juan, dopo essere stato sentito come persona informata dei fatti dagli inquirenti della Procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sul tenente colonnello Carlos Malatto. L'ex ufficiale argentino, che vive in Sicilia, è accusato di omicidio per la morte di otto persone nell'ambito del Piano Condor, la repressione delle giunte militari del Sudamerica contro gli oppositori politici compiuta alla fine degli anni '70. "Mio fratello Alberto è stato ucciso in carcere - spiega Carvajal - Le ferite che aveva non corrispondevano con la versione data dai militari. Hanno detto che si era impiccato con un maglione alle sbarre della cella, ma in realtà è stato torturato e poi soffocato. Il suo decesso è stato causato da una emorragia interna". "Sognavamo il Maggio francese, Che Guevara, la libertà di Cuba - ricorda Carvajal - Alberto era segretario del partito comunista a San Juan, studiava all'università, e venne arrestato. Senza una ragione qualunque. Quando andammo a chiedere informazioni, insieme con altri amici, siamo stati presi anche noi".
Davanti ai pm Carvajal ha ricordato quanto accaduto nell'agosto del '77. "Malatto entrò nella cella quando uccisero mio fratello, l'ho visto con i miei occhi. Ricordo che lo incontrai anche nel corridoio del carcere. C'era molto trambusto dopo la morte di Alberto. Perché l'arresto di mio fratello di Alberto era stato registrato e questo aveva creato un problema per i militari. Perché gli oppositori dovevano sparire e basta". Mentre era sotto processo in Argentina, Malatto, che aveva doppia cittadinanza, si è rifugiato in Sicilia. "L'Italia è l'unico paese che sta collaborando con noi nella difesa dei diritti umani. Speriamo si possa fare giustizia". Il segretario di Stato per i diritti umani dell'Argentina, Horacio Pietragalla Corti, nei mesi scorsi ha depositato una denuncia in cui si chiede ai magistrati italiani di indagare su trenta casi di persone morte o sparite a San Juan, tra il 1976 e 1977.
Fonte: AdnKronos
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