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L’intervento all’Onu del cardinale Parolin: “Ogni minaccia di fare ricorso alle armi nucleari è ripugnante ed è da condannare inequivocabilmente”

Pochi giorni fa si è tenuta a New York l’Assemblea dell’Onu e l’unico a parlare di pace è stato il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin: “Invece di sperperare ingenti somme di denaro per gli equipaggiamenti militari, sarebbe molto più saggio - ha sottolineato Parolin -, investire per evitare la guerra piuttosto che prepararla”. In particolar modo, il cardinale Parolin ha puntualizzato il pericolo scaturito dall’attacco russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhya nel sud est dell'Ucraina e, ricordando il divieto imposto dal protocollo di Ginevra nel merito degli attacchi alle centrali elettriche nucleari quando sussistono pericoli dovuti al rilascio di agenti patogeni per la popolazione, il Segretario di Stato del Vaticano Parolin ha proseguito: “Ogni minaccia di fare ricorso alle armi nucleari è ripugnante ed è da condannare inequivocabilmente. Per evitare un disastro nucleare è fondamentale impegnarsi seriamente per trovare un esito pacifico al conflitto”.
Parolin - ha reso noto “Rainews” -, in linea con le affermazioni di Papa Bergoglio pronunciate nelle stesse ore ad Assisi, non si è sottratto da un sonoro avvertimento sul clima e sulla migrazione intesi come fenomeni globali che impongono una soluzione giusta e definitiva: “La più grande crisi di rifugiati in Europa dalla Seconda guerra mondiale non fa che aumentare il numero di migranti che dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia sono costretti a fuggire a causa di conflitti e guerre, in cerca di un futuro migliore per se stessi e le loro famiglie. Molti altri - ha dichiarato Parolin -, sono spinti a lasciare le proprie case a causa della fame, della povertà e degli effetti del cambiamento climatico. La migrazione mista è un fenomeno globale che deve essere affrontato”.

L’omofonia di Zelensky
Intanto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che, più volte, nelle sue interviste ha sottolineato l’intenzione dell’Ucraina di voler ambire alla pace, intervistato venerdì scorso da quattro giornalisti francesi (Tv5monde, Ouest-France, Nice-Matin e 20 Minutes, ndr) si è detto “scioccato” perché “Israele esporta armi verso tutti tranne che a noi”. Insomma, Zelensky usa quasi le stesse parole del Cardinale Parolin ma con significato decisamente diverso.
Israele non ha fatto nulla per aiutare l’Ucraina - belante ha dichiarato Zelensky  -, non ci ha fornito le armi antiaeree di cui abbiamo bisogno per difenderci, eppure continua ad esportare armi ad altri Paesi”. Con queste parole - al grido di “papà mi regali l’Iron Dome? (sistema antimissile israeliano, ndr) -, il presidente ucraino Zelensky ha criticato duramente la decisione di Israele di non voler contribuire alla difesa dell’Ucraina attraverso l’invio di armi per evidenti ragioni legate alla situazione in Siria e alla presenza di truppe russe nel Paese. Difatti, ha ricordato la giornalista Luana De Micco per “Il Fatto Quotidiano”, nel mese di marzo Israele si era limitata a inviare cento tonnellate di aiuti verso l’Ucraina, tra cui: farmaci e altre forniture mediche, sistemi di purificazione per l’acqua, tende, coperte, sacchi a pelo e giubbotti invernali; donazioni che sono state accompagnate dalle intenzioni dell’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett di voler svolgere un ruolo di mediazione al fine di raggiungere il cessate il fuoco tra Mosca e Kiev.
Tornando all’Assemblea generale dell’Onu di New York, Zelensky, in collegamento video ha precisato: “L’Ucraina vuole la pace, il mondo vuole la pace, solo uno vuole la guerra (riferendosi a Putin, ndr) ed è contento di questa guerra”. Le parole pronunciate in video-collegamento da Kiev dal presidente ucraino e riprese da “FanPage”, arrivano a poche ore di distanza dal discorso tenuto da Vladimir Putin nel quale ha annunciato la mobilitazione militare parziale e minacciato l’Occidente di guerra nucleare.
Parole pesanti pronunciate da entrambe le compagini militari che, oltre a provocare stupore in Zelensky per la politica attuata da Israele, provocano altrettanta meraviglia in chi ha appreso nel mese di febbraio dal quotidiano tedesco “Der Spiegel” di una presunta lettera rinvenuta nell’archivio nazionale britannico dallo studioso americano Joshua Shifrinson; il documento dimostrerebbe l’esistenza di un accordo siglato nel ‘91 in cui la Nato si impegna a non “espandersi” verso est, ovvero, in direzione dei territori dell’ex Urss.

Foto © Imagoeconomica

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