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Mercoledì 21 settembre in Piazza Matteotti ad Udine, in occasione della “giornata internazionale della pace” promossa dall’ONU, si è tenuta una manifestazione silenziosa, organizzata dall’associazione “Donne in Nero”, che grida per porre fine a tutte le guerre, con un chiaro rimando all’approssimarsi del settimo mese dall’inizio del conflitto in Ucraina.


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Sette mesi di uccisioni, omicidi, infanticidi, femminicidi, di feriti, mutilati, sfollati, rifugiati, sofferenze, disperazione, distruzioni, macerie… In sette mesi di guerra, alcuni si sono arricchiti ma tutti gli altri sono diventati più poveri”, recita l’appello lanciato dal Comitato promotore della Marcia Perugia-Assisi. Nella piazza è per un attimo calato il sipario sulla mondana vita cittadina e l’arte ha preso vita per raccontare come la mostruosità del conflitto, senza il bisogno delle parole, solo, musica e movimento.
È il Guernica questa volta a prendere vita, con la performance artistica del movimento Our Voice. L’opera di Picasso voleva proprio rappresentare il grido di dolore di tutta l’umanità sconvolta dalle guerre del Novecento, che entrano con prepotenza nelle case e nelle vite dei civili.


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Una tragedia oggi più viva che mai, tanto che viene tradita la staticità figurativa del quadro, qui trasformato in un’entità viva che respira ed entra in un rapporto simbiotico con i curiosi spettatori.
Dai cinque pannelli raffiguranti il Guernica si fanno avanti tre personaggi che sembrano darci speranza, in un climax di tensione crescente dove la musica si fa sempre più distorta: è la guerra che si fa sempre più vicina, ma questa volta coinvolge tutti, si tratta dell’ultima guerra dove il bottone nucleare lascia poco spazio ad una seconda possibilità.


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Il suono di un’esplosione getta a terra tutti i figuranti; sembra la fine, ma, inaspettatamente, un ballo finale riporta la staticità apocalittica di quella che sembrava un’ineluttabile fine ad un nuovo inizio. È l’arte che salverà il mondo, quella che il movimento Our Voice cerca di incarnare lanciando in questa occasione un forte invito al movimento, alla mobilitazione, a non fermarsi alla staticità della guerra permanente, ma alla lotta per costruire un futuro diverso, un destino diverso, affinché l’esistenza del genere umano non si trasformi in una trasfigurazione di quell’opera che Picasso tanto abilmente ha rappresentato.

Foto © Our Voice

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