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In Kazakistan Francesco ha incontrato anche Athanasius, il vescovo che da anni lo contesta

"Sono felice di essere qui in mezzo a voi, di salutare la Conferenza Episcopale dell'Asia Centrale e di incontrare una Chiesa fatta di tanti volti, storie e tradizioni diverse, tutte unite dall'unica fede in Cristo Gesù”. Così Papa Francesco si è rivolto ai vescovi e al clero del Kazakistan durante l'incontro nella cattedrale cattolica di Nur-Sultan. "Monsignor Mumbiela Sierra, che ringrazio per le parole di saluto, ha detto: 'La maggior parte di noi sono stranieri'; è vero, perché provenite da luoghi e Paesi differenti, ma la bellezza della Chiesa è questa: siamo un'unica famiglia, nella quale nessuno è straniero", ha osservato. "Lo ripeto: nessuno è straniero nella Chiesa, siamo un solo Popolo santo di Dio arricchito da tanti popoli! - ha sottolineato il Pontefice - E la forza del nostro popolo sacerdotale e santo sta proprio nel fare della diversità una ricchezza attraverso la condivisione di ciò che siamo e di ciò che abbiamo: la nostra piccolezza si moltiplica se la condividiamo".

"Se oggi in questo vasto Paese, multiculturale e multireligioso, possiamo vedere comunità cristiane vivaci e un senso religioso che attraversa la vita della popolazione, è soprattutto grazie alla ricca storia che vi ha preceduto", ha affermato Francesco toccando con il clero del Kazakistan il tema della "memoria". "Penso alla diffusione del cristianesimo nell'Asia centrale - ha ricordato -, avvenuta già nei primissimi secoli, a tanti evangelizzatori e missionari che si sono spesi per diffondere la luce del Vangelo, fondando comunità, santuari, monasteri e luoghi di culto". “C’è dunque un'eredità cristiana, ecumenica, che va onorata e custodita, una trasmissione della fede che ha visto protagoniste anche tante persone semplici, tanti nonni e nonne, padri e madri", ha spiegato. "Nel cammino spirituale ed ecclesiale - ha aggiunto il Papa - non dobbiamo smarrire il ricordo di quanti ci hanno annunciato la fede, perché fare memoria ci aiuta a sviluppare lo spirito di contemplazione per le meraviglie che Dio ha operato nella storia, pur in mezzo alle fatiche della vita e alle fragilità personali e comunitarie".

Il Vescovo di Astana anti-Francesco
Seduto in cattedrale tra i vescovi kazaki mercoledì c’era il vescovo ausiliare di Nursultan, Athanasius Schneider. Il suo nome è ormai piuttosto conosciuto perché subito dopo l'arcivescovo anti-Francesco Carlo Maria Viganò - il prelato che da quattro anni evidenzia le incongruenze del pontificato - è uno dei pochissimi vescovi in carica a parlare chiaramente e con coraggio, manifestando contrarietà verso alcune decisioni teologiche. Per esempio sulla questione dei divorziati risposati, sul tema dell'unicità della religione cattolica, sui rapporti con l'Islam e sulle questioni morali legate all'omosessualità. A suo parere il mainstream e la mancanza di dibattito resta un “pericolo per tutta la Chiesa”.

Ringraziando il Papa con tutto il cuore per avere scelto il Kazakhstan e aver voluto mandare un segnale alla piccola minoranza cattolica, non ha esitato a manifestare perplessità per la partecipazione al Congresso sulle religioni promosso dal governo. “Certamente il congresso nasce da uno scopo nobile e alto, e cioè rafforzare il mutuo rispetto e il dialogo, tuttavia l'immagine che alla fine viene veicolata è di una sorta di fiera del sacro, di supermarket delle religioni, con tutte le fedi sullo stesso piano”. Secondo il vescovo la salvezza può, invece, arrivare solo dal cattolicesimo e dalla figura di Cristo. “Sottostimare la figura di Cristo è pericoloso, esattamente come sottostimare la figura del Papa. La gente percepisce un messaggio sincretista”. Una frecciata diretta a Bergoglio che nel suo intervento ha dimostrato la propria diversità di visione rispetto a Schneider. Il vescovo in passato si è impegnato molto a contestare l’azione riformatrice della Chiesa di Francesco. Si ricorda, per esempio, la richiesta correzione alla linea del Papa per la dichiarazione ufficiale di Abu Dhabi che Francesco ha firmato con l'Imam di Al Azhar - secondo cui la “diversità delle religioni” è “voluta da Dio”. La dichiarazione di Abu Dhabi sembra stia proclamando “un nuovo Vangelo, un Vangelo che non è quello insegnato dal Verbo di Dio incarnato, che è stato lealmente predicato dagli Apostoli e trasmesso alla Chiesa”. Un documento controverso, ha detto, che finisce per cozzare con alcune parti del Vangelo. In passato il vescovo kazako ha consegnato al Papa persino una lettera in cui gli chiedeva di revocare la formulazione sulla diversità delle religioni. Papa Francesco gli ha risposto dicendo che nel documento di Abu Dhabi, l'espressione “è voluto da Dio” significa “volontà permissiva di Dio”. Schneider per niente soddisfatto ha riscritto al Papa pregandolo di ripetere pubblicamente questa tesi che a suo dire stava causando enorme confusione tra i fedeli. Ma dal Vaticano non sono più arrivate risposte né chiarimenti pubblici. E questo, a suo parere, continua a creare confusione. 

Una voce fuori dal coro, quella di Schneider, che non si è fatta attendere nemmeno a Nur-Sultan, dove, astutamente, ha alternato critiche al pontificato a gesti di cordialità come lo spingere la carrozzina del Papa o fungere da traduttore nel corso dell’evento.

Foto: it.depositphotos.com

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