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Il Pontefice intervenuto al 7° Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali apertosi a Nur-Sultan

"Non abituiamoci alla guerra, non rassegniamoci alla sua ineluttabilità”. "Che cosa deve accadere ancora, quanti morti bisognerà attendere prima che le contrapposizioni cedano il passo al dialogo per il bene della gente, dei popoli e dell'umanità?”. A dirlo, implorando per la fine della guerra in Ucraina, è stato Papa Francesco, intervenuto al 7° Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali apertosi a Nur-Sultan e promosso dalle autorità del Kazakistan.
L'unica via di uscita è la pace e la sola strada per arrivarci è il dialogo", ha ribadito. Il suo appello riguarda anche i nuovi scontri tra Armenia e Azerbaigian per la regione contesa del Nagorno-Karabakh: "Ho appreso con preoccupazione che in queste ore si sono accesi nuovi focolai di tensione nella regione caucasica. Continuiamo a pregare perché anche in questi territori sulle contese prevalgano il confronto pacifico e la concordia". "Il mondo impari a costruire la pace - ha concluso -, anche limitando la corsa agli armamenti e convertendo le ingenti spese belliche in sostegni concreti alle popolazioni". Sempre nell'ottica della "sfida della pace", Francesco ha fatto appello anche a investire "non negli armamenti, ma nell'istruzione". A riscoprire "l'arte dell'ospitalità, dell'accoglienza, della compassione" di fronte alle "grandi migrazioni", oltre che "a provare quella sana vergogna che nasce dalla pietà per l'uomo che soffre". E a fine sessione - il Forum interreligioso si chiuderà domani con una Dichiarazione finale -, il Papa incontra privatamente 11 leader religiosi, tra cui il metropolita Antonij del Patriarcato di Mosca che portava al Congresso il saluto del patriarca Kirill, assente all'incontro, e con cui riapre l'ipotesi di un rendez-vous col capo ortodosso russo. Nel pomeriggio, poi, nella messa per la piccola comunità cattolica celebrata nel piazzale dell'Expo 2017 (seimila i fedeli presenti), il Papa si è soffermato ancora sulle guerre, anche nuove, che lo angosciano, non solo "la cara Ucraina". Durante la sua trasferta il Pontefice ha anche ribadito che “la pace è urgente perché qualsiasi conflitto militare o focolaio di tensione e di scontro oggi non può che avere un nefasto 'effetto domino' e compromette seriamente il sistema di relazioni internazionali (cfr n. 4)", ha detto Papa Francesco sottolineando temi della Dichiarazione finale del Congresso delle religioni mondiali che si chiude a Nur-Sultan. "Ma la pace 'non è la semplice assenza della guerra, né può ridursi unicamente a rendere stabile l'equilibrio delle forze avverse; non è effetto di una dispotica dominazione", ma è "opera della giustizia' (Gaudium et spes, 78) - ha proseguito -. Scaturisce dunque dalla fraternità, cresce attraverso la lotta all'ingiustizia e alle disuguaglianze, si costruisce tendendo la mano agli altri". "Noi, che crediamo nel Creatore di tutti - ha detto il Pontefice agli altri leader religiosi -, dobbiamo essere in prima linea nel diffondere la convivenza pacifica. La dobbiamo testimoniare, predicare, implorare". Perciò, ha aggiunto, "la Dichiarazione esorta i leader mondiali ad arrestare ovunque conflitti e spargimenti di sangue, e ad abbandonare retoriche aggressive e distruttive (cfr n. 7). Vi preghiamo, in nome di Dio e per il bene dell'umanità: impegnatevi per la pace, non per gli armamenti! Solo servendo la pace il vostro nome rimarrà grande nella storia".

Foto © Imagoeconomica

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