Intervistato da Antimafia Dos Mil, respinge le accuse di corruzione e tangenti con solide argomentazioni
Il Tribunale d’Appello per i Reati economici e Crimine organizzato ha ratificato lunedì 5 settembre l'imputazione a carico dell'ex ministro dell’Interno del Paraguay, Arnaldo Giuzzio, per corruzione passiva aggravata.
Il 15 febbraio 2022, Marcus Vinicius Espíndola Marqués di Padua era stato fermato in Paraguay con un ordine di arresto della polizia federale del Brasile, sospettato di avere legami con il narcotraffico. Tramite l'“Operazione Turf”, erano stati sequestrati i cellulari di Marchés de Padoa, contenenti la prova che era stato in contatto con Giuzzio da gennaio 2021.
Il Pubblico Ministero ha chiesto il rinvio a giudizio lo scorso 12 agosto per 'corruzione passiva aggravata', nel linguaggio comune tangenti o bustarelle. L'accusa sostiene che Giuzzio avrebbe favorito Marques di Padua in alcuni accordi con lo Stato senza passare attraverso le gare d’appalto, come stabilito dalla normativa legale vigente in Paraguay.
In questo contesto di denuncia penale, che ha generato polemiche non solo attorno alla figura dell'ex ministro ma anche sui moventi che avrebbero spinto a sporgere detta denuncia, Arnaldo Giuzzio ha parlato con Antimafia Dos Mil esprimendo il suo punto di vista su quanto accaduto.
“Credo che questa imputazione penale contro la mia persona rientri in una lotta politica e non una lotta giuridica. C'è un confronto politico contro la criminalità organizzata. Per la prima volta si sta mettendo probabilmente in difficoltà la persona più potente e alla guida di un'organizzazione dedita al traffico di sigarette ed al contrabbando in tutta la regione. Non molto tempo fa fu dichiarato 'significativamente corrotto' dal Dipartimento di Stato americano e ciò nonostante, continua con disinvoltura a fare politica e pretende di essere oggi presidente del partito politico più importante del nostro paese che è il Partito Colorado”.
Un chiaro riferimento all'ex presidente paraguaiano Horacio Cartes, contro il quale lo scorso 26 gennaio Giuzzio, ancora ministro dell'Interno, presentò una denuncia per “riciclaggio di denaro proveniente da contrabbando, nonché per arricchimento illecito e false dichiarazioni” presso la Seprelad del Paraguay (Dipartimento di prevenzione del riciclaggio di denaro e di beni).
“Dal mio punto di vista, l'imputazione è un pretesto per irrompere attraverso un ordine giudiziale al mio domicilio ed ottenere o conoscere elementi che noi come ex pm, ex senatore, ex ministro della Senad e ex ministro dell'Interno custodivamo all'interno della mia proprietà in luoghi protetti, mettendo in pericolo la fonte e l'informazione risalente a molto tempo addietro, ed anche le persone che si sono fidate della mia persona a suo tempo”.
Ed ha aggiunto: “In fondo quello che volevano era questo, conoscere quello che avevamo in nostro possesso su Horacio Manuel Cartes Jara. Perché diciamo nuovamente questo? Perché si sono portati via elementi, documenti, tra questi intere cartelle contenenti parte dell'investigazione contro l'ex presidente Horacio Cartes, relativa ai suoi movimenti finanziari e ai suoi movimenti contabili, la sua dichiarazione giurata, le denunce che avevamo presentato presso la Seprelad, la nostra presentazione al Senato a gennaio, la nostra presentazione alla Commissione Bicamerale di Investigazione di riciclaggio di denaro. E per coincidenza, precisamente otto giorni prima dell’imputazione a nostro carico e la perquisizione”.
“Crediamo che effettivamente sia così perché, in primo luogo, la perquisizione è avvenuta otto mesi dopo il fatto. Da ricordare che il fatto in questione, secondo il Pubblico Ministero accadde tra il 26 dicembre del 2021 e il 6 gennaio 2022, data in cui si presume - secondo la teoria - che io presi in prestito un veicolo da una persona legata a presunti fatti di narcotraffico. E poi perché l'imputazione fu presentata prima dell’esito della perquisizione, il che significa che qualsiasi elemento fosse stato trovato durante la perquisizione non sarebbe stato rilevante ai fini dell’imputazione”.
Gli effetti sequestrati sono raccolti in nove fogli di verbali. Giuzzio ritiene che, in quell’intervento, i pubblici ministeri abbiano dimostrato “arbitrarietà”, “avventatezza e cattivo esercizio delle proprie funzioni”. Tra altre cose si sono portati via “registratori digitali, microcassette, cassette, una serie impressionante di pendrives che non sappiamo cosa contenessero e molte altre informazioni raccolte in quelle pendrives, dati che assolutamente niente possono rivelare in relazione al fatto su cui stavano investigando”.
“Cosa si sono portati via oltre a questo? Carte processuali dei miei clienti, fotocopie dei loro espedienti per sapere di cosa mi stavo occupando, cosa stavo facendo, violando così direttamente ogni principio di riserbo e confidenza cliente-avvocato, e si tratta di diverse cause. E il peggio di tutto è che questo è riportato nei verbali della perquisizione”, ha assicurato.
Giuzzio si è dimesso dalla carica di Ministro dell'Interno il 22 febbraio. Il giorno dopo, come segnala l'ex ministro, Gilberto Enciso - direttore dell'impresa Black Eagle che gli affittò l'automobile blindata - è stato citato per lasciare una dichiarazione. Il 4 aprile, l'avvocato di Giuzzio si era presentato al Pm per sollecitare copie del fascicolo, richiesta respinta il 7 aprile, asserendo l’inesistenza di un'indagine a suo carico.
Il 12 agosto i giudici Alicia Sapriza ed Osmar Leal hanno deciso l'imputazione contro Giuzzio tramite il suo difensore legale Guillermo Duarte Cacavelos. Giuzzio ha presentato una ricusazione per rimuovere il caso ai pubblici ministeri che lo hanno inquisito, sulla base del rifiuto della consegna delle copie del fascicolo sull’indagine a suo carico, quando si era già dimesso dal Ministero dell’Interno, sollecitando la nomina di “un giudice che affronti il processo con l'obiettività e la legalità richiesta in questi casi”. Si è appreso che finalmente il Tribunale di Appello respinse la sua ricusazione.
“D'altra parte, i pubblici ministeri hanno avuto un comportamento sommamente poco etico, sleale ed anche illegale, perché ci hanno negato l’accesso a copie del fascicolo penale, dell'investigazione che loro stavano portando a termine e hanno negato l'intervento dell'avvocato che mi rappresenta. Perché diciamo che è arbitrario ed illegale? Perché già il 23 febbraio di questo anno, il giorno dopo delle mie dimissioni come ministro dell'Interno, avevano già iniziato a convocare testimoni, chiedendo rapporti alla Direzione per la Migrazione, allo stesso Ministero dell'Interno, alla Polizia Nazionale, alla Senabico...”.
Marqués de Padua è padrone di una concessionaria di veicoli blindati, gilet antiproiettile e offre inoltre servizi di manutenzione sul blindaggio di veicoli. Per diversi mesi, l'uomo è stato in contatto WhatsApp con Giuzzio ed ha offerto servizi legati alla sua attività, Black Eagle Group S.A. A. - OMBU S.A. A. che condivideva con Gilberto Enciso.
L'indagine è a carico di Osmar Legal ed Alicia Sapriza, pm per il crimine organizzato, presso il Tribunale Penale Specializzato in Delitti Economici e Corruzione. Il delitto per il quale è imputato è contemplato nell'articolo 1°, inciso D, della legge 6379/2019: “contro l'esercizio delle funzioni pubbliche tipificate come: corruzione passiva aggravato”.
Dice ancora Arnaldo Giuzzio: “L'ordine - di perquisizione, ndr - non può essere interpretato come un'autorizzazione generica per cercare qualsiasi cosa capiti, è un'abilitazione legale diretta a cercare indizi su un fatto specifico (in questo caso, a trovare le prove di una presunta corruzione). Tuttavia, hanno sequestrato e messo a verbale molti documenti che non avevano niente a che vedere con l'oggetto del procedimento, in aperta violazione all'art. 36 della CN - Costituzione Nazionale, ndr. - Tale azione potrebbe andare incontro ad una denuncia di uso inappropriato delle proprie funzioni secondo l'art. 15 inc. A della legge del JEM - Giuria di Procedimento giudiziario di Magistrati -”.
“È evidente che si tratta di un confronto politico, non giuridico. Ma ad ogni modo dobbiamo procedere con una difesa giuridica almeno per formalizzare quello che hanno fatto loro”.
“Rispondendo ad alcune domande, in primo luogo: sapeva il ministro dell'Interno, Arnaldo Giuzzio, che il signore Marcus Vinicius era coinvolto in qualche fatto che lo vincolava al crimine organizzato prima dei fatti attribuiti nell'imputazione? Io posso dirti di no. Non avevamo fatti antecedenti. Il Paraguay, di fatto, non le ha ancora adesso, prove che fosse coinvolto. Questo, da un lato. Dall’altro, indagando nei fatti antecedenti del Ministero dell'Interno e della Polizia Nazionale, troviamo che non si era dato corso ad alcuna gara d’appalto anteriore alla mia gestione in relazione all'acquisto di gilet o blindaggio di veicoli o manutenzione di veicoli, tanto nella polizia come nel Ministero dell'Interno. E neanche nel periodo della mia gestione perché in primo luogo, non c'erano le risorse ed anche perché ovviamente non era previsto”.
“Non era prevista nemmeno per l'anno 2022 una gara d’appalto o convocazione di imprese per la fornitura di gilet antiproiettile tattici ed anche blindaggio di veicoli o manutenzione sul blindaggio; cioè prima, e durante la mia gestione non c’è stata alcuna gara d’appalto e neanche era prevista per l'anno 2022”, ha spiegato Giuzzio.
"Con tutti questi elementi cade completamente la configurazione di tipo penale di corruzione passiva aggravata. Non è mai esistito quel prestito, non abbiamo mai avuto quell'intenzione. È stato un fatto fortuito perché noi con la famiglia eravamo già in viaggio all'interno del Brasile, quando il mio veicolo ha avuto un problema quasi irreparabile in quel momento, nonostante lo sforzo fatto anche con meccanici locali in territorio brasiliano. Abbiamo dovuto restituire il veicolo al Paraguay per inviarlo all'officina, ma nel frattempo dovevamo continuare il viaggio. Con urgenza - fortuitamente - chiamai l'unica persona che conoscevo che affittava veicoli a Ciudad del Este e non un veicolo qualunque bensì un veicolo blindato. Mi sono messo in contatto con questa persona che risultò essere Marcus Vinicius al quale ho chiesto un mezzo per continuare il mio viaggio, affittato ovviamente. Lui mi disse che sarei stato contattato da una persona che mi avrebbe fatto firmare i documenti. Fu così che abbiamo firmato un contratto di affitto di un veicolo blindato”.
“E perché un blindato? Un mese dopo ci fu il caso di Marcelo Pecci che dimostra che indipendentemente dal fatto che io mi sposti in un altro paese, continuo ad essere ministro e devo avere mediamente una sicurezza personale ed anche per la famiglia. Allora abbiamo affittato un veicolo familiare, non sontuoso ma familiare, blindato. L'importo figura nel contratto. Abbiamo firmato una cambiale. Una cambiale è un documento di garanzia di pagamento di un servizio o per la consegna di un prodotto, di un bene. In questo caso non avendo pagato in quel momento, ho garantito il pagamento di quel servizio con una cambiale firmata e che figura oggi nel fascicolo”.
“Tutti questi elementi dimostrano senza dubbio che effettivamente la Procura pretendeva non solo imputare, bensì introdursi in casa mia per portare via tutta la documentazione che abbia relazione con il caso del signore Horacio Manuel Cartes Jara e tutto il circuito di persone, quella rete di persone che oggi opera a suo favore”.
“Per questo motivo respingiamo totalmente l'imputazione”, ha concluso Giuzzio.
Foto © Felipe Bogarin
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