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È successo nello Stato di Guerrero, a Chilpacingo

Due uomini a bordo di una motocicletta, armati, hanno premuto i grilletti ed in pochi secondi il collega messicano Fredid Roman, di 58 anni di età (che si trovava nella sua auto parcheggiata in via Prolongación Valerio Trujano, a due isolati dalle installazioni della 35 Zona Militare dell'Esercito, nella città di Chilpacingo), è caduto agonizzante abbracciando il volante della sua macchina. Gli assassini hanno accelerato la moto e si sono dati alla fuga. Il corpo del giornalista è stato crivellato dai proiettili e rimasto esanime e sanguinante all’interno del veicolo. Con questo omicidio, eseguito in tutta la sua violenza da sicari della maledetta mafia messicana, è stato mandato ancora una volta un messaggio alla società. Oggi si piange la morte di Fredid che aveva affrontato nel suo ultimo lavoro, in una sua rubrica personale, il complesso e intricato (oltre che tenebroso) caso dei ‘normalistas’ di Ayotizana. Potrebbe essere stata proprio questa inchiesta la causa dell'attentato che ha messo fine alla sua vita? Non ci sono prove, al momento, che sia o non sia così, ma c’è un ragionevole dubbio che potrebbe essere così. Gli inquirenti investigheranno sul caso.

Nelle strade e piazze messicane si piange la morte di Roman, così come in tutto il continente, dove il giornalismo lotta coraggiosamente per denunciare questi oltraggi contro la vita, contro la democrazia, contro la pace, contro ogni convivenza umana, contro la libertà di espressione e contro il diritto ad informare. Proiettili assassini che seminano terrore, ma, allo stesso tempo, suscitano un sentimento di condanna molto forte e di resistenza. Una resistenza senza frontiere che ci tocca da vicino, anche a noi redattori del Sud-America e dell'Italia. 

Le informazioni su questo nuovo fatto di sangue continuano ad arrivare alla nostra redazione e ci toccano nel profondo, perché il messaggio che hanno dato i sicari contro Fredid Román, è anche un messaggio ad ognuno di noi, anche se ci troviamo a kilometri di distanza. L'attentato contro un giornalista rappresenta un attentato contro tutti i giornalisti del mondo. Partendo da questa premessa i nostri articoli non sono altro che risposte dirette a chi pretende di far tacere la verità, a Chilpacingo, o in qualunque parte del mondo. 

Il giornalista messicano Román era reporter di diversi settimanali, specificamente locali della zona di Chilpacingo. Già nel 1996 Román era addetto stampa del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), insieme al governatore Ángel Aguirre Rivero, prima della destituzione del governatore Rubén Fugueroa Alcocer, accusato di essere il mandante della morte di 17 contadini nella zona di Aguas Blancas, nel comune di Coyuca de Benítez. Con il passare del tempo, con tanto impegno, riuscì a fondare il suo proprio giornale. Román scrisse un libro dal titolo “Crónicas de un gobierno democrático y popular”, ed era anche direttore dell'area di Comunicazione della Segreteria di Educazione di Guerrero. 

Recentemente, dopo aver chiuso il suo giornale “Realidad”, Román concentrò i suoi sforzi su una sua rubrica digitale, ‘Realidad Escrita’, e nel suo ultimo lavoro affrontò il caso Ayotzinapa sotto il titolo “Crimen de Estado sin culpar al jefe”. 

Dal Messico apprendiamo che in questa sua rubrica Román definiva i fatti accaduti “un crimine di Stato” e denunciava il fatto che la Procura Generale della Repubblica non aveva previsto ordini di arresto né contro l'ex presidente Enrique Peña Nieto  né contro il Generale Salvador Cienfuegos. 

Un tema tragico quindi, si cela nell'anticamera di questo attentato, che ha messo fine alla vita del giornalista. Quali saranno quindi i moventi che hanno portato i sicari ad aprire fuoco mortale su Román e per ordine di chi? 

Non mancano le domande. Scarseggiano le risposte. O, per meglio dire, non ci sono ancora risposte in nessun senso. Si attendono i risultati delle investigazioni che per adesso hanno chiarito ben poco. 

Ma è indubbiamente chiaro che c’è dietro la mano del potere criminale che ha ucciso nuovamente un operatore della stampa, sotto il piombo mafioso che da tempo comanda in ogni angolo del Messico. 

Oggi ci sono giorni di lutto in Messico per questo attentato mafioso, ma c’è anche una determinata e giusta volontà di fare emergere la verità sulla morte di Roman e di condannare sia gli esecutori materiali sia i mandanti del suo omicidio.

Foto: proceso.hn

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