L'FSB pubblica il video della sospettata, si tratta di un ex membro delle forze armate ucraine. Dopo l’attentato è fuggita in Estonia
Si infittiscono gli indizi sulla matrice dell’attentato che il 20 agosto intorno alle 21:35 ha spezzato la vita a Daria Dugina, vittima dell’esplosione che ha colpito la sua auto mentre era di ritorno dal festival letterario e musicale Tradition. Circa 400 grammi di tritolo erano stati posizionati nella parte inferiore del mezzo, dal lato del conducente e la loro detonazione radiocomandata a distanza si è rivelata fatale. Un tuono ha sconvolto i cieli del nuovo oriente, una tempesta vendicativa di fuoco e fiamme che probabilmente avrebbe dovuto investire il padre, Aleksandr Dugin, il Rasputin del Cremlino, l’ideologo della nuova civiltà euroasiatica contrapposta a quella globalista, ma anche colui che nel 2014, a seguito del colpo di Stato a Kiev e la guerra avviata dal paese contro i popoli russi del Donbass, aveva lanciato un appello a “uccidere, uccidere, uccidere” ucraini. Esternazioni che lo avevano portato al licenziamento dall’università statale di Mosca.
È ucraina anche la pista seguita dall’intelligence di Mosca. Nella giornata di oggi l’FSB ha pubblicato i video della principale sospettata dell’omicidio, Natalya Vovk, cittadina ucraina, classe 1979, recatasi in Russia il 23 luglio assieme alla figlia Sofia Shaban di 12 anni; dietro di lei ci sarebbero i servizi speciali di Kiev. La donna aveva affittato un appartamento a Mosca nella casa in cui viveva Dugina e il giorno dell’omicidio si trovava proprio al festival letterario e musicale Tradition, dove la figlia di Dugin era presente come ospite d'onore. Subito dopo l’attentato è partita attraverso la regione di Pskov verso l'Estonia a bordo di una Mini Cooper in una precipitosa fuga dove ha tentato un’ultima volta di celare la sua identità. I video pubblicati dal servizio segreto russo mostrano infatti che, entrata in Russia, la sua auto aveva i numeri targa della Repubblica popolare di Donetsk, Е982ХН DPR, a Mosca i kazaki 172AJD02 e all'uscita i numeri ucraini AH7771IP.
Natalya, come riferito da sua cugina a RIA Novosti, aveva prestato servizio nelle truppe ucraine qualche tempo fa. “Era nelle forze armate dell'Ucraina, ma era in ufficio. A causa della sua disabilità, ha trovato lavoro lì, in ufficio", ha affermato l'interlocutore dell'agenzia, rispondendo alla domanda se Vovk prestasse servizio nell'unità nazionalista di Azov. Secondo la parente, l’indiziata ha vissuto costantemente sul territorio dell'Ucraina, ma circa un mese fa ha lasciato il paese ed è andata in Europa.
Per il servizio segreto russo l’attentato era diretto a suo padre, ma quella sera Alexander Dugin ha inaspettatamente guidato in un'altra macchina, poiché aveva bisogno di parlare con una persona che era "sotto stretta sorveglianza". Rispondendo alla domanda sul perché, nonostante l'assenza della persona giusta nell'auto, i malviventi abbiano comunque deciso di farla saltare in aria, il politologo ha risposto che l'operazione era pianificata ed era impossibile fermarla.
Secondo il colonnello in pensione Yevgeny Chernousov, Dugin avrebbe dovuto essere colpito in quanto "filosofo e ideologo del mondo russo". L'esperto ha notato che l'autore dell'omicidio è entrato silenziosamente nel territorio del festival, Natalia Vovk non era registrata presso l'FSB o il Ministero degli affari interni e non ha attirato l'attenzione anche perché era con una figlia minorenne.
Come riportato dal quotidiano russo Izvestia, il delitto si è reso possibile anche perché nel parcheggio della tenuta Zakharovo dell'A.S. Pushkin, dove si è svolto il festival "Tradition", le telecamere di videosorveglianza non funzionavano e non c'erano guardie di sicurezza. Gli apparati video, infatti, sono stati spenti nelle ultime due settimane e secondo il vicepresidente del Comitato della Duma di Stato per la sicurezza e l'anticorruzione Anatoly Vyborny, gli autori del delitto ne erano pienamente a conoscenza.
Nella giornata di oggi il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto sull'assegnazione postuma dell'Ordine del coraggio a Daria Dugina: "Per il coraggio e la dedizione mostrati nell'esercizio del dovere professionale, (abbiamo deciso, ndr) di assegnare l'Ordine del Coraggio a Daria Alexandrovna Dugin", si legge nel decreto.
Il padre, commentando l’accaduto, ha sottolineato che sua figlia era "una patriota, una corrispondente di guerra, un'esperta di canali centrali e una filosofa" e "non ha mai invocato la violenza e la guerra". Ha aggiunto che "i nemici della Russia l'hanno uccisa in modo codardo e subdolo... Eppure non è possibile spezzare noi, il nostro popolo, anche con colpi così insopportabili. Volevano sopprimere la nostra volontà con sanguinoso terrore contro i migliori e i più vulnerabili tra noi. Eppure falliranno".
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