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Diritti umani ma anche più petrolio, le richieste imbarazzanti del presidente a Jedda. La moglie del giornalista: “Ha messo il petrolio sopra i principi

Non si è sviluppato senza polemiche l’incontro tra il presidente statunitense Joe Biden ed il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, avvenuto a Jedda, in occasione del vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo tra Emirati, Oman, Qatar, Bahrain, Kuwait e Arabia Saudita più Egitto, Giordania e Iraq.
Le premesse su cui si era sviluppato il meeting, culminato con la calorosa stretta di mano tra i due leader sono state tutt’altro che concilianti. Il capo della Casa Bianca aveva infatti sottolineato di non essere “pentito di aver definito l’Arabia Saudita un paese ‘paria’ per il rispetto dei diritti umani”.
Un riferimento chiaro, questo, all’assassinio di Jamal Kashoggi avvenuto all'interno del consolato saudita, per il quale l’intelligence statunitense indicò come mandante niente meno che lo stesso Bin Salman, intenzionato a punirlo per gli editoriali critici del regime pubblicati dall'oppositore sul Washington Post.
"Perché il presidente Biden ora va a Jedda per piegare il ginocchio per stringere la mano sporca di sangue del pariah?", scrive Fred Ryan, editore del Washington Post, in un articolo in cui denuncia la visita di Joe Biden in Arabia Saudita.
Incontrando Bin Salman, in sostanza ,l’inquilino della Casa Bianca, “segnalerà al mondo”, sostiene l’editorialista, “che i valori dei diritti umani sono negoziabili”.
In questo caso sul piatto della bilancia c’era l’esigenza di ottenere l’assicurazione da parte dell’Arabia Saudita della disponibilità di aumentare la produzione petrolifera, alla luce della grave crisi del settore che ha investito il mondo a seguito della crisi in Ucraina.
Obiettivi elencati in un lungo editoriale scritto da Biden e pubblicato sul Washington Post, intitolato “perché vado in Arabia Saudita”, quasi a voler stroncare sul nascere le polemiche che si sarebbero generate. Una mossa accompagnata dall’epiteto sprezzante nei confronti del Paese arabo per il rispetto dei diritti umani; un maldestro tentativo di mettere un piede in due scarpe e ottenere aumento del 50% della produzione di petrolio.
Bin Salman non ha apprezzato molto le critiche avanzate dall’amministrazione americana e durante l’incontro non ha mancato di umiliare l’alleato, consapevole della posizione di forza acquisita con le impellenti richieste degli Stati Uniti, atte a fermare un’inflazione che si attesta al 9,1%, ai massimi degli ultimi 40 anni.
Anche gli Stati Uniti sbagliano su diritti umani”, ha riferito il principe ereditario, citando un alto funzionario saudita che era presente all’incontro all’emittente televisiva Al Arabiya.
La stessa fonte ha spiegato che il Bin Salman ha sostenuto che anche gli Stati Uniti hanno commesso errori, come dimostra il carcere di Abu Ghraib in Iraq, diventata nota a livello internazionale per lo scandalo dei prigionieri torturati, emerso nel 2004; o la morte della giornalista palestinese di Al-Jazeera Shireen Abu Akleh, uccisa in Palestina durante un raid israeliano lo scorso maggio.
Il principe ha poi aggiunto che nella vicenda del giornalista il suo paese “ha svolto tutte le procedure legali, dall'inchiesta, ai processi, alle sentenze e alla loro applicazione”.
Insomma un clima tutt’altro che cordiale, quello riservato al leader della Casa Bianca, che non è stato risparmiato dalle polemiche della fidanzata di Kashoggi, Hatice Cengiz:
"Spezza il cuore e dà molto fastidio. E Biden perderà la sua autorità morale, mettendo il petrolio e l'opportunità sopra i principi e i valori" ha affermato Cengiz.
Speravo ancora che Biden avrebbe fatto qualcosa per me e Jamal”, ha proseguito, “e invece di essere differente, ora sta facendo le stesse cose e sta abbracciando i dittatori della regione. E' davvero deludente". La fidanzata del giornalista ha concluso sottolineando l’importanza di avere la verità su questo caso. “Noi non possiamo dimenticare”.

Foto: it.depositphotos.com

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