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La Russia bombarda Mykolaiv ed entra a Sebersk. Gli ucraini lanciano attacchi su Novaya Kakhovka, mentre si è raggiunto un accordo sul trasporto del grano

Potenti esplosioni sono state udite questa mattina nella città di Mykolaiv, nel sud dell’Ucraina verso le prime luci dell’alba. Ne ha dato annuncio il sindaco della città Oleksandr Sienkevych che ha esortato i residenti a rimanere nei rifugi antiaerei.
“I Russi hanno nuovamente preso di mira una serie di oggetti civili a Mykolaiv. I soccorritori e le squadre di emergenza stanno già lavorando sul campo”, ha affermato Sienkevych.
Secondo l'ultimo aggiornamento del governatore regionale sarebbero state colpite due istituzioni educative, una struttura per le infrastrutture di trasporto e un hotel.
Sempre questa mattina missili russi hanno colpito la città di Vinnytsia, nell'Ucraina centrale, uccidendo almeno due civili, secondo la polizia locale.
"Ci sono morti e feriti", ha scritto Serhiy Borzov, governatore della regione, su Telegram.
Gli attacchi si sarebbero concentrati anche verso la zona industriale di Kramatorsk, nel sud dell’Ucraina. “Una mattinata allarmante. Missili colpiscono la zona industriale di Kramatorsk. Manca l'elettricità in alcune parti della città. Il pericolo non è passato, restate al riparo", ha sollecitato il sindaco Oleksandr Honcharenko sui social.
Un quadro grave evocato anche dal governatore ucraino della Repubblica di Lugansk, (ormai totalmente in mano alle forze filo-russe) Serhai Haidai che ha parlato di 12 attacchi aerei e missilistici tra la regione di Lugansk e la regione di Donetsk, con un’offensiva che si starebbe spingendo verso Verkhnokamyansky, nell’ottica di avanzare verso le strategiche Sloviansk e Kramatorsk.
Già nella giornata di oggi, come riportato da Ria Novosti, la città di Seversk, 30 chilometri a ovest di Lisichansk sarebbe finita sotto il controllo operativo delle forze della Repubblica popolare di Donetsk e dell’esercito russo.
Secondo il primo viceministro dell'informazione della DPR Daniil Bezsonov questo significa che “il nemico può essere colpito dal nostro fuoco mirato in tutta l'area".
L’esercito ucraino, nel mentre, ha ripetutamente bombardato Novaya Kakhovka nella regione di Kherson, mirando alle aree residenziali del centro città.
"Hanno puntato alle zone residenziali del centro città. Hanno sparato 30 missili, ma solo tre sono arrivati a destinazione. La difesa aerea ha funzionato in modo fluido e chiaro. Colpire la zona industriale è l'ultimo dei mali. I danni sono lievi. In alcune case sono rotti vetri. Stiamo ripristinando" ha scritto su telegram Yekaterina Gubareva, vice capo dell'amministrazione regionale.
Nella giornata di martedì le truppe ucraine avevano colpito la città con conseguenze simili all’esplosione di Beirut: missili MLRS HIMARS americani si erano riversati su un magazzino che secondo fonti russe conteneva salnitro, mentre per gli ucraini si trattava di un deposito di munizioni. Una potente esplosione ha colpito un ospedale, edifici residenziale ed una chiesa. Si conterebbero 90 persone ferite e un numero imprecisato di morti, poiché molte persone sarebbero ancora rimaste sotto le macerie.
Mentre le bombe continuano a falcidiare vite umane da ambo le parti sul fronte diplomatico i colloqui tra Russia, Kiev e Turchia hanno portato a un’intesa per formare un centro di coordinamento in grado di gestire le rotte del grano.
La Russia e l'Ucraina hanno dunque tenuto negoziati diretti che potrebbero rappresentare la prima tappa per risolvere il blocco delle esportazioni riguardante circa 35 tonnellate di grano presenti nei porti del Mar Nero. Una paralisi che ha visto i prezzi dei generi alimentari salire alle stelle, mettendo milioni di persone a rischio carestia.
Un risultato salutato dal segretario dell’Onu Guterres come un "passo importante verso un accordo completo", che potrebbe raggiungersi la settimana prossima, quando è previsto un nuovo incontro tra le parti.
Secondo le Nazioni Unite circa il 50% del grano bloccato nei porti ucraini è destinato a progetti del World Food Programme in Africa ed il rischio che marciscano determinerebbe pesanti carestie in diversi Paesi dell’Africa Subsahariana.

Foto: it.depositphotos.com

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