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Un grido contro le azioni belliche di Russia e Nato, la proliferazione nucleare in Italia, l’aumento delle spese militari ed il tradimento della Costituzione

Nella giornata di domenica, ad Aviano, alle ore 16.30, si è tenuto un corteo organizzato dal Coordinamento Regionale Libertario che, partendo dall’ex centro commerciale Ovvio di Roveredo in Piano, ha poi raggiunto la base americana USAF.
Una lunga marcia di 150 persone ha attraversato parte del perimetro della zona militare. Il confine opposto si perde a vista d’occhio, spiccano le figure della bandiera italiana e statunitense oltre all’imponente recinzione accompagnata dal filo spinato, quasi a sancire l’indissolubile legame militare sotto comando Usa, invalicabile ad ogni alternativa visione strategica.
Il motto collettivo che ha accompagnato la protesta è stato un grido “contro guerre, riarmo ed eserciti”, accompagnato dalla denuncia rispetto alla posizione belligerante del nostro Paese nel terribile conflitto che da febbraio infiamma l’Europa. Un Paese, il nostro, che tra l’altro da decenni è coinvolto in un export di armamenti indirizzato anche verso Russia ed Ucraina.


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Il movimento Our Voice, ha visto la sua partecipazione all’evento presentandosi con una performance artistica statica, mettendo in scena il complesso militare industriale rappresentato da un militare atto a schiacciare e sottomettere due figuranti, rappresentanti i popoli oppressi.
La guerra imperversa, e il caos globale è qui tra noi. Russia e Occidente continuano ad uccidere, a distruggere, a depredare, nella folle corsa verso uno scontro bellico su scala mondiale”, ha urlato ai microfoni Francesco Piras, esperto di economia, membro del movimento, accompagnato da un rullare di tamburi “da battaglia” , eseguito da alcuni membri della band Saras.
Come accaduto in Iraq, in Jugoslavia, in Afghanistan, in Libia, in Siria, e infine in Ucraina.
Siamo contrari alla guerra, vogliamo popoli collaborativi, nella loro diversità, vogliamo un mondo multipolare, che lasci spazio a chiunque di esprimersi, e che abbandoni una volta per tutte la ricerca della sopraffazione
”, ha continuato Piras.
Un forte appello alla pace dunque, un attacco trasversale all’operazione militare russa e all’imperialismo della Nato, del quale è complice anche l’Italia.


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Il nostro Paese sta finanziando questa guerra inviando armi, coinvolgendoci sempre più nel conflitto e tradendo la nostra costituzione che nell’articolo 11 stabilisce come l’Italia ripudi la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Queste sono state le parole di Francesco Ciotti, membro della commissione geopolitica di OurVoice, intervenuto ai microfoni lasciati aperti al pubblico.
Oggi mentre è in atto uno scontro indiretto tra superpotenze nucleari, ogni invito al dialogo, al buon senso, alla diplomazia viene stroncato, vilipeso in una maniera vergognosa. Sta prevalendo bensì una retorica ed una propaganda bellicista che preannuncia una vittoria finale contro la Russia militare”, ha continuato, sottolineando come questo conflitto abbia avuto una genesi che parte dall’anno 2014, quando gli Stati Uniti organizzarono un colpo di Stato che portò al potere una forza anti-russa, inglobando all’interno del proprio esecutivo membri di partiti di estrema destra come quello di Svoboda, che ottenne vari ministeri: da quello della Difesa a quello dell’Agricoltura passando poi per la posizione di vice primo ministro, assegnata a Oleksandr Sych e quella di Procuratore Generale. Un progetto che doveva concretizzarsi con l’ingresso del paese nella Nato, già estesa fino ai confini Russi. Di fatto trasformato nel calderone di un’eventuale guerra di logoramento nei confronti di Mosca, dagli esiti potenzialmente catastrofici.


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È stata poi posta la ferma condanna sulla guerra avviata dal nuovo governo golpista contro le popolazioni russe del Donbass e sul fatto che milizie neonaziste come il battaglione Azov sono state inglobate nella guardia nazionale Ucraina nonostante abbiamo compiuto crimini contro le popolazioni russe riconosciuti da organismi internazionali come Amnesty International. Un conflitto, quello contro le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk che in otto anni aveva già provocato oltre 13.000 morti.
Ecco come l’escalation militare a cui assistiamo in questi mesi, vede in realtà duplici colpe e responsabilità da oriente ed occidente; una consapevolezza che può porre le basi a trattative di pace che possano porre fine alle sofferenze della popolazione civile.
Il nostro governo al contrario sta coinvolgendo il nostro paese sempre più pericolosamente in questo conflitto.
Abbiamo droni spia americani global Hawk che partiti da Sigonella hanno raggiunto l’Ucraina per missioni di spionaggio; tutti comandati dal sistema di telecomunicazioni del Muos di Niscemi. Il 16 marzo scorso, la Camera dei Deputati ha approvato un ordine del giorno che ci impegnerà a stanziare nel giro di pochi anni 40 miliardi di euro all’anno di spese militari.


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La base di Aviano
Al suo interno presenti almeno 50 bombe nucleari statunitensi B-61 che violano il trattato di non proliferazione e molto presto secondo Hans Kristensen della Federation of American Scientists, entro quest’anno o l’anno prossimo saranno sostituite dalle nuove bombe teleguidate B61-12.
Il 16 giugno è arrivato il primo caccia F-35 in grado di armare questi ordigni che sono teleguidati e progettati per penetrare i bunker dei centri di comando. Questi caccia, secondo il colonnello dell’U.S Air Force responsabile del Comando per il combattimento aereo e della divisione per la deterrenza strategica e l’integrazione nucleare Daniel Jackson costituiscono una capacità di livello strategico che si aggiunge a quella del bombardiere B-2, l’aereo stealth sino ad oggi prominente per l’attacco nucleare. “Stiamo diventando uno dei primi bersagli sensibili in caso di una guerra atomica”, hanno gridato i giovani. Come appello finale il movimento Our Voice ha chiesto “l’uscita dell’Italia dalla Nato, il ritorno ad un paese neutrale che mandi a casa questa classe dirigente prossima a portarci in guerra!”.

Foto © Francesco Ciotti

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