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“Conosco molti cittadini e cittadine perbene, disposti a mettere il loro talento, il loro tempo e le loro risorse al servizio del bene comune”, ha affermato con enfasi il religioso Adalberto Martínez a capo dell'Arcivescovato di Asuncion. Il sacerdote, ai giornalisti di Ultima Hora, ha parlato della “patria” sognata che era a un tempo il Paraguay, e del rischio imminente che possa trasformarsi in un Narco Stato. 

“L'agire impunito del crimine organizzato che è già costato vite umane, e le sue infiltrazioni in settori del potere economico e politico, soprattutto in relazione con il narcotraffico ed il riciclaggio di denaro, sta trasformando in un incubo la patria sognata”, ha analizzato dopo i recenti omicidi del procuratore Marcelo Pecci e del sindaco di Pedro Juan Caballero, José Carlos Acevedo. Allo stesso tempo confida “che siamo in tempo per evitare che lo Stato sia cooptato totalmente dal narcotraffico. A questo proposito, è urgente avviare un processo di dialogo con le parti sociali preposto a stabilire consensi basilari ed una volontà di concertazione degli attori politici e sociali che permettano di articolare misure per vigilare, ridurre e sradicare l'influenza del narcotraffico nelle strutture dello Stato”.

Il sacerdote ricorda che è dal 2012, anno del colpo di Stato contro Fernando Lugo, che rivendica che “La Corte Suprema di Giustizia, individualmente e come corpo unico, hanno il dovere etico di dimostrare alla cittadinanza che sono tenuti a adempiere alle loro competenze costituzionali o, in caso contrario, sottomettersi volontariamente al giudizio delle loro responsabilità”. 

Martínez fa appello alla cittadinanza, ed alla responsabilità che la cittadinanza ha nello svolgere il proprio ruolo democratico. “Esorto la cittadinanza a seguire con attenzione non solo il discorso o la proposta di coloro che si presentano per accedere ad incarichi elettivi, bensì soprattutto che facciano attenzione alle loro azioni, ai loro precedenti nella propria vita pubblica e privata, alle possibili fonti di finanziamento della campagna elettorale, ai gruppi di cui fanno parte, alle persone del loro intorno. In definitiva che facciano attenzione alla loro condotta, alla coerenza tra quello che dicono e quello che fanno”.

Questo discorso, dalla bocca di un membro importante della chiesa cattolica, è ben lontano dal discorso e dall'appoggio fisico e simbolico di Giovanni Paolo II verso la dittatura di Stroessner nel 1988, quando il paese era devastato dalla violazione sistematica dei diritti umani. Anche la chiesa ha le sue responsabilità nel riscrivere la storia. In buonora arriva la condanna contro i sistemi di potere da parte di un vescovo, questa volta paraguaiano.

Foto di copertina: Verdad en libertad

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