Parlamentari, intellettuali e docenti europei scrivono alla ministra Pattel, che dovrà firmare la consegna di Julian agli USA
Gli avvocati di Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, non escludono la possibilità di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) dopo che il tribunale Londinese di Westminster, ne ha ordinato l'estradizione. Lo ha detto Carlos Poveda, uno dei legali di Assange, all'agenzia di stampa russa "Sputnik". “C’è un altro ricorso pendente che è stato depositato in primo grado. Ci vorranno almeno quattro mesi per prendere una decisione definitiva (...) e successivamente sarà possibile adire la Corte europea dei diritti dell'uomo", ha detto Poveda. La sentenza emessa lo scorso 20 aprile dal tribunale di Westminster prevede che ora l'ultimo passaggio burocratico dell'estradizione di Assange passi alla ministra dell'Interno britannica, Priti Pattel, che dovrà firmare l'ordinanza. Ed è a lei che un altro avvocato di Assange, Mark Summers, ha annunciato che verrà presentato un dossier sui “nuovi sviluppi" sul caso contenenti "importanti elementi" riguardanti la possibile sentenza e le condizioni di detenzione a cui Assange andrebbe incontro se estradato negli Usa. Il giornalista, infatti, qualora estradato negli negli Stati Uniti, Assange rischia una possibile condanna sino a 175 anni di carcere. La sua estradizione “avrebbe conseguenze devastanti per la libertà di stampa e per l'opinione pubblica, che ha il diritto di sapere cosa fanno i governi in suo nome”, ha denunciato Amnesty International, per bocca della segretaria generale Agnes Callamard, a commento della delibera di estradizione. “Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa. Estradare Assange ed esporlo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate rappresenterebbe un pericoloso precedente e costringerebbe i giornalisti di ogni parte del mondo a guardarsi le spalle". "Il Regno Unito è obbligato a non trasferire alcuna persona in un luogo in cui la sua vita o la sua salute sarebbero in pericolo. Il governo di Londra non deve venir meno a questa responsabilità”, ha aggiunto Callamard. “Gli Usa hanno palesemente dichiarato che cambieranno le condizioni di detenzione di Assange quando lo riterranno opportuno. Questa ammissione rischia fortemente di procurare ad Assange danni irreversibili al suo benessere fisico e psicologico", ha concluso.
Nel frattempo parlamentari italiani e britannici hanno avanzato alla ministra Pattel la loro opposizione all’estradizione.
"Non dare il via libera all'estradizione di Julian Assange". E' quanto scrivono in una lettera alla ministra 25 tra senatori e deputati nazionali ed europei, in carica e non. Ma anche giornalisti, intellettuali e docenti, a prima firma di Gianni Marilotti, senatore del Pd. "Il fondatore di Wikileaks - aggiungono - ha contribuito alla comprensione delle ragioni per cui una democrazia non può e non deve essere all'origine di gravi violazioni dei diritti umani a danno di centinaia di migliaia di civili già oppressi dalla prepotenza di despoti e dall'assenza di diritti fondamentali". "Ciò che temiamo - sottolineano - è, da un lato, il prolungamento della detenzione di Assange le cui conseguenze potrebbero rivelarsi fatali per l'imputato e, dall'altro, un ammonimento rivolto alla stampa affinché si astenga dal raccogliere e divulgare informazioni anche se diffuse nell'interesse pubblico. Siamo convinti che sia possibile consentire all'opinione pubblica di conoscere le ragioni alla base di cruciali decisioni politico-militari senza che questo confligga con le esigenze di sicurezza dei cittadini", concludono. Tra i firmatari della lettera ci sono anche i senatori Andrea Marcucci, Riccardo Nencini, Roberto Rampi, Elvira Evangelista, Luciano D'Alfonso, Tatiana Rojc, Sandro Ruotolo, Maurizio Buccarella, Luisa Angrisani, Danila De Lucia, Francesco Verducci, Mino Taricco, Nicola Morra; la deputata europea, Sabrina Pignedoli; gli ex parlamentari Vincenzo Vita, Gian Giacomo Migone, Luciana Castellina, Aldo Tortorella, Alfonso Gianni; il presidente della Fnsi, Beppe Giulietti, Tommaso Di Francesco, condirettore Il Manifesto Giovanni Terzi, giornalista Elisa Marincola, portavoce Articolo 21, e Pier Virgilio Dastoli, docente di diritto dell'Ue.
Foto: it.depositphotos.com
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