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Che l’Oro blu non sia accessibile a più di 2 miliardi di persone e che più del 50% della popolazione mondiale non possieda servizi igienici adeguati, sono dati sconcertanti.
Non è da meno il lancio del primo Fondo “future” Water Index (NQH2O) quotato sulla piazza finanziaria Nasdaq California, passato quasi del tutto inosservato a fine del 2020, quando i riflettori del pianeta erano totalmente rivolti alla pandemia.

Soffermiamoci un momento per meglio capire cosa ha determinato questo accaduto, partendo dal significato di “contratto future”: contratto che ha come oggetto l’acquisto o la vendita di un bene in futuro ad un prezzo concordato nel presente.
Possiamo affermare che il bene più prezioso che abbiamo insieme all’aria che respiriamo è passato indisturbato - in uno dei momenti più critici del nostro periodo storico - da diritto universale a bene commerciale. Un “bene comune” che si muta sempre più in privilegio di pochi.

È importante ripercorrere insieme alcuni dati:
Solo il 2,5% dell’acqua sul nostro pianeta è acqua dolce, di cui solo l’1% è usufruibile e distribuito in modo irregolare: solo 9 Paesi infatti si dividono il 60% delle risorse idriche naturali (Brasile, Colombia, Russia, Cina, India, Canada, Stati Uniti, Indonesia, Congo).

Ogni essere umano – secondo le ricerche condotte da FAO e IFPRI (International Food Policy Research Institute) – necessita giornalmente di almeno 50 l d’acqua per uso domestico: alimentazione, igiene personale e servizi igienici, i cosiddetti “consumi diretti”; fino a 100 l considerando agricoltura, industria e tutela dell’ambiente, cosiddetti consumi “invisibili”.
Al di sotto dei 50 litri di acqua quotidiani, infatti, si può già parlare di sofferenza idrica.

Se vero è che a seconda del Paese e regione nel quale si vive, la disponibilità pro capite oscilla gravemente in base a vari fattori quali situazione geopolitica, condizioni climatiche, inquinamento, attività economiche e sprechi, è anche vero che i consumi variano in base alle azioni e abitudini di ogni individuo.
In alcune zone come Europa e Nord America, una famiglia può consumare fino a 350 l giornalieri mentre in altre come l’Africa non si superano i 20 l.

Volendo fare uno zoom sul nostro Paese, secondo i dati Istat anni 2018-2020, l’Italia sale sul podio al secondo posto in Europa per il prelievo di acqua potabile per abitante.

Solamente nel 2018 infatti sono stati prelevati 9,2 miliardi di metri cubi pari a 25 milioni al giorno, 419 litri per abitante.
Come se queste statistiche non fossero abbastanza allarmanti, il 37,3% dell’acqua immessa nelle reti dei Comuni capoluogo non raggiunge gli utenti. Si perdono 44 metri cubi al giorno per chilometro di rete dovuto all’obsolescenza delle stesse: il 60% della rete idrica nazionale ha più di 30 anni, il 25% più di mezzo secolo.

E ristringendo il campo su azioni e abitudini quotidiane?
Partendo da gesti semplici quotidiani quali una doccia di 5 minuti si arrivano a consumare 80 l di acqua, 10 l per lavarsi i denti, 12 l per scaricare il WC e fino a 50 l per una lavatrice e tra i 150/200 l per lavare la propria auto.
Ma non è tutto. Prendendo in esame alcuni dati relativi al water footprint, in Italia per produrre un kg di manzo sono necessari 11.500 l, 4,300 per un kg di pollo, circa 1000 l per un kg di verdura e 300 l per un kg di frutta.

Oggi 22 marzo Giornata mondiale dell’Acqua vogliamo riportare i riflettori sulle diseguaglianze tra le popolazioni e sulla consapevolezza del suo consumo.
Come Associazione impegnata nel costruire opere di approvvigionamento idrico in zone impervie del mondo, vogliamo affermare che il 22 marzo è ogni giorno perché non solo è un nostro diritto, ma è un dovere impegnarsi affinché ogni essere umano possa averne accesso.
Vogliamo ricordarci e ricordarvi che se non prendiamo consapevolezza che è una risorsa limitata, ciò genererà conflitti e condurrà a violenti scontri commerciali, industriali ed economici.

Vogliamo invitarvi infine a continuare a prendervi la vostra fetta di responsabilità insieme a noi, rimboccandoci le maniche affinché quante più famiglie possibili possano avere accesso all’acqua e quindi aver diritto alla Vita.

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Tratto da: funimainternational.org

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