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Piñera lancia un programma di identificazione senza il consenso e l’appoggio delle organizzazioni dei Diritti Umani

Il governo di Sebastián Piñera, sul suo finire, intende avviare un progetto volto a restituire l’identità ad alcune delle 700 persone, che attualmente si trovano all’estero o sul territorio cileno e che sono state sequestrate ed adottate illecitamente quando erano bambini, durante l’era di Pinochet.
Durante la fase militare della dittatura fascista in Cile, diretta dal tiranno Augusto Pinochet, circa 2100 bambini e bambine sono stati separati dalle loro famiglie, nella maggior parte dei casi in condizione di povertà, per essere poi dati in adozione in maniera illegale. Molti di questi infanti sono stati trasferiti all’estero, in particolare in Svezia. E proprio in quel paese il quotidiano Dagens Nyther ha svolto una serie di indagini dalle quali è emerso che le appropriazioni “avvenivano sotto il potere civico-militare, che regolamentava la protezione dell’infanzia e inabilitava giuridicamente le madri single e le famiglie dall’esercitare il diritto di cura sui propri figli”.
Il progetto del governo uscente, attraverso il Ministero della Giustizia, intende assegnare i dati riguardanti la potestà ad una banca dati internazionale. Ciò significherebbe che un’impresa privata, sarebbe responsabile di creare una banca del DNA, che servirebbe a confrontare le identità dei bambini, oggi adulti, di cui si sono appropriati.
Dall’organizzazione per i diritti umani, Hijos y Madres del Silencio (HMS), si è levato un grido di dissenso, dato che il governo non ha mantenuto la parola data per promuovere una banca dati di impronte digitali e DNA, a livello nazionale. Inoltre, questo progetto escluderebbe le numerose organizzazioni civili che da anni lavorano a questo compito arduo e complesso. HMS, in auto gestione e senza alcuna collaborazione statale, è riuscita finora, a riunire 260 famiglie in Cile, vittime della dittatura pinochetista e della sottrazione dei loro figli.
Riportiamo quanto dichiarato dalla ONG al quotidiano Página/12: “La banca internazionale del DNA non è un ente statale, è di proprietà di società internazionali e quindi non da garanzie alle famiglie in merito al trattamento dei loro dati, poiché si tratta di test personali, che, per l’appunto, dovrebbero essere valutati per ogni persona. Qui non si sa bene chi gestirà questi dati e chi ne garantirà la privacy”. Questo da quando il Ministero della Giustizia si è compromesso creando una banca dati nazionale. "Ci rammarichiamo che in seguito abbiano unilateralmente ritenuto che la banca non funzionasse" ha affermato il deputato del Partito Comunista, Boris Barrera, a capo della Commissione Investigativa sulle Adozioni Illegali.
Un altro appunto importante che emerge da HMS è che lo Stato ha finanziato con fondi pubblici il lavoro dell’organizzazione “Nos Buscamos”, accusata da organizzazioni svedesi di esercitare pressioni sui familiari e sulle vittime per sottoporle compulsivamente ai loro studi, violando i loro diritti.
“Nosotros no queremos que las ONGs, fundaciones o ningún tipo de organización se haga cargo de esta banca de huellas genéticas (…) esto lo corresponde al Estado no a particulares”, refirió Sol Rodríguez, presidente de HMS.
“Noi esigiamo che le ONG, le fondazioni e qualsiasi altro tipo di organizzazione si faccia carico di questa banca di tracce genetiche (...)la cui gestione deve essere dello stato e non dei privati”, ha riferito Sol Rodríguez, presidente di HMS.

Foto di copertina: elmostrador.cl

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