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L’ex primo ministro israeliano è accusato di frode, violazione della fiducia e corruzione nei casi 1000, 2000 e 4000

Dopo essere apparso in tribunale per la prima volta - in oltre sei mesi - in un caso di corruzione di alto profilo, il processo a carico del leader dell'opposizione israeliana e capo del partito Likud, Benjamin Netanyahu - indagato per presunta corruzione - è stato rinviato di una settimana. A riferirlo ieri è stato il quotidiano israeliano "Jerusalem Post". Nella giornata era attesa la testimonianza di Nir Hefetz, stretto collaboratore di Netanyahu, in seguito a nuove rivelazioni apparse lo scorso lunedì 15 novembre sui media. Ma secondo gli avvocati di Netanyahu, l'ex primo ministro e sua moglie sarebbero stati colti alla sprovvista dalle accuse e, per questo, hanno il diritto di studiare le prove prima che Hefetz prenda la parola. Davanti a questa istanza, il tribunale - dopo una breve pausa -, ha accolto la richiesta e ha rinviato la testimonianza di Hefetz a lunedì 22 novembre.

Quest’ultimo è un soggetto alle cui spalle vi è una lunga carriera giornalistica, lasciata nel 2009 per lavorare come portavoce del governo di Netanyahu e, successivamente, divenire nel 2014 portavoce e consigliere della famiglia del leader dell'opposizione israeliana.

Per la terza volta dall'avvio del processo, in occasione della sessione, il leader di Likud ieri si è recato presso il tribunale distrettuale di Gerusalemme. Ad accompagnare l’ex primo ministro vi sono stati un avvocato, il figlio minore Avner e un paio di sostenitori del suo partito. A differenza delle sessioni precedenti, quando Netanyahu era ancora il primo ministro del Paese, la presenza della sicurezza intorno all'edificio era molto ridotta. Ma la presenza della security non ha impedito lo scoppio di qualche scintilla.

Secondo quanto riferito dalla radio pubblica Kan, infatti, al termine dell’udienza ci sono stati momenti di tensione. Due giornalisti della televisione commerciale “Canale 13”, Baruch Kra e Aviad Glickman, sono stati apostrofati duramente da sostenitori dell'ex premier secondo cui essi sarebbero prevenuti nei suoi confronti. Uno dei contestatori ha colpito alla testa, con un bastone da passeggio, il giornalista Kra mentre nei confronti del suo collega sono stati urlati improperi. Nel frattempo, altri due sostenitori di Netanyahu hanno minacciato di morte Nir Hefetz. Tutti questi episodi hanno sollecitato dibattito in Israele tanto da richiamare l’attenzione del ministro per la sicurezza interna Omer Bar Lev, il quale li ha criticati.

Le accuse a “Bibi” Netanyahu
Netanyahu, con questo processo, rappresenta il primo premier israeliano ad essere stato incriminato mentre era in carica. Il procuratore generale Avichai Mandelblit al tempo decise di incriminare il leader di Likud per tre casi: le accuse sono di frode e violazione della fiducia nei casi 1000 e 2000; e di corruzione, frode e violazione della fiducia nel caso 4000: il più grave per il premier.

Nel “Caso 1000”, quello al centro della sessione rinviata ieri, l'accusa sostiene che Netanyahu e sua moglie avrebbero illecitamente ricevuto doni (champagne e sigari) da un produttore di Hollywood e cittadino israeliano, Arnon Milchan, e da James Packer, imprenditore miliardario australiano, in cambio di favori come aiuti nell'ottenimento di visti e agevolazioni e promozione di interessi commerciali. Secondo l’accusa, infatti, i due avrebbero dato oltre 1 milione di shekel (260 mila euro) ai coniugi Netanyahu insieme a viaggi e soggiorni in hotel per i familiari.

L’accusa, inoltre, ha anche annunciato di aver raccolto testimonianze inedite da parte di Hadas Klein, assistente personale di Milchan: uno dei testimoni chiave del processo. Stando a quanto riportato dal quotidiano israeliano "Haaretz”, una fonte a conoscenza dei fatti avrebbe reso nota la testimonianza di Klein, secondo cui Milchan e il magnate australiano James Packer avrebbero consegnato alla moglie dell'ex premier, Sara Netanyahu, tre braccialetti, tra cui uno del valore di 45mila dollari. Inoltre, Klein avrebbe dichiarato che Sara Netanyahu avrebbe chiesto i monili.

Nel “Caso 2000” per gli investigatori Netanyahu avrebbe usato la sua influenza sull'editore del quotidiano gratuito “Israel Hayom” affinché favorisse il suo principale concorrente, il giornale “Yedioth Ahronoth”, e ottenere in cambio da questo una migliore copertura mediatica. L'accordo, infine, non è stato realizzato.

Ultimo, ma non per importanza, è il “Caso 4000”, la più grave tra le accuse a carico di “BibiNetanyahu. Il caso riguarda le decisioni che lo stesso, in quanto ministro delle telecomunicazioni, ha intrapreso a beneficio del guru dei media Shaul Elovitch: l'uomo dietro il colosso di Internet, Bezeq. Netanyahu, per ottenere coperture positive da parte del sito web “Walla News”, di proprietà della società di Elovitch - la più grande società di telecomunicazioni di Israele -, avrebbe messo in atto azioni e regolamenti a favore del magnate.

Secondo gli inquirenti, sia il premier che sua moglie - e anche Elovitch e la coniuge -, sono intervenuti continuamente per influenzare i contenuti del sito, anche con interventi sulle nomine dei giornalisti. In cambio, Elovitch avrebbe avuto agevolazioni e favori che gli hanno fruttato oltre 500 milioni di dollari.

Foto © Imagoeconomica

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