Omicidi e sequestri a quattro giorni dal colpo di Stato in Argentina
Era il 29 marzo del 1976 e il Comitato Centrale del PRT-ERP (Esercito Rivoluzionario del Popolo) era sul punto di cominciare una riunione urgente: erano trascorsi quattro giorni dal colpo di Stato e il gruppo politico-militare aveva bisogno di un piano. I fatti accaddero in una tenuta a Moreno, la parte occidentale della periferia di Buenos Aires, conosciuta come ‘La Pastoril’. Ma non riuscirono nemmeno ad iniziare: verso mezzogiorno un’operazione illegale dell'Esercito e della Polizia di Buenos Aires fece irruzione con armi in mano: sette militanti furono assassinati ed altri otto sequestrati, trasferiti in differenti centri di detenzione clandestini e torturati; ne sopravvissero solo quattro, tra loro un bambino che all’epoca aveva sette anni.
Per quel bagno di sangue, il Tribunale Federale numero 5 di San Martin ha dato inizio, questo giovedì, al processo che vede imputati cinque militari e tre poliziotti, tutti in pensione, per aver preso parte a questa operazione illegale in cui hanno partecipato, congiuntamente, Esercito e Polizia bonaerense.
Rodolfo Ortiz era in quel momento, tra coloro, che presero parte alla riunione alla quale partecipavano membri della dirigenza del PRT-ERP ed alcuni gruppi alleati, come il MIR del Cile (Movimento della Sinistra Rivoluzionaria), con l'obiettivo di analizzare quanto accaduto, quattro giorni dal colpo di Stato, e serrare le file politiche, secondo le testimonianze. L'idea era che tutto sembrasse una riunione tra amici. La domenica giocarono a palla e mangiarono tutti insieme. Il dibattito politico si sarebbe tenuto il lunedì. La mattina ne parlarono un po' e poi pranzarono. Nel pomeriggio, mentre si preparavano per andare a riposare un po’, prima di riprendere il colloquio, il posto e la riunione erano già nel mirino dell'Esercito. I compagni che erano di guardia diedero l’allerta, ma ormai era troppo tardi e furono circondati.
Il massacro provocò la morte dei militanti María Elena Amadío, Emilia Susana Gaggero di Pujals, Victor Hugo González Lemos e Ruperto Méndez, a La Pastoril, i cui corpi furono trasportati al Commissariato di Moreno, e poi seppelliti senza identificazione al Cimitero locale. Decenni dopo furono trovati e identificati dall’Equipe Argentina di Antropologia Forense.
Altre sette persone furono sequestrate: Leonor Inés Herrera, Juan Domingo del Gesso, Héctor Osvaldo Villarreal, Carlos Guillermo Gerónimo Elena e Rodolfo, il compagno di Viviana, che avevano partecipato alla riunione; Benigno Gerardo Tomadoni e Mariana Alba Pinault erano due vicini che si erano avvicinati al posto per vedere cosa stava succedendo e furono illegalmente detenuti e torturati nel Commissariato di Moreno. Ortiz, Herrera e Del Gesso furono visti nel centro di detenzione clandestina di ‘Cuatrerismo/Puente 12’. I primi due furono assassinati, il terzo è desaparecido, come Elena. Villarreal sarebbe stato portato al Battaglione Logistico X di Villa Martelli e successivamente in diverse Unità Penitenziarie fino a riacquistare la sua libertà.
Tra coloro che ebbero la fortuna di fuggire, c’erano i dirigenti del movimento, Mario Roberto Santucho, Benito Urteaga e Domingo Menna. Riuscirono a fuggire in auto anche i militanti Juan Santiago Mangini, Nelson Alberto Agorio e Héctor Geraldo Chávez, ma non arrivarono molto lontano. Furono intercettati dalla polizia nelle vicinanze e si arresero, ma furono comunque assassinati. Insieme a loro c’era Eduardo Garbarino Pico, un bambino di sette anni che si trovava nella tenuta. Le forze dell'ordine lo portarono a "un comando di polizia o dell'Esercito non ancora identificato", dicono le carte processuali, e poi lasciato in una casa. Sarà uno dei testimoni del dibattito.
Nelle prime fasi dell’indagine si presumeva che all’operazione avessero partecipato solo agenti di polizia del Commissariato di Moreno. Ma successivamente diversi militari dichiararono che l’esercito era presente da giorni nella zona e rivelarono che c'era in corso un'operazione. Così si completò il quadro. Nelle carte processuali è stabilito che parteciparono, almeno, la Compagnia di Ingegneria 10 dell'Esercito, con sede a Pablo Podestá, e la Compagnia di Ingegneria dell'Acqua con sede a Campo de Mayo dell'Esercito Argentino, oltre al Commissariato di Moreno che prestava truppe e fungeva da centro clandestino.
Ci sono elementi che ci permettono di affermare che, lungi dall’essere un operazione casuale e fortuita, la stessa ha obbedito ad una pianificazione preventiva, sostiene oggi l’accusa che chiede siano processati i poliziotti Julio Pérez e Juan José Ruiz, all’epoca in servizio da Moreno e oggi in pensione, e i militari in pensione Juan Carlos Jocker, Eduiardo Sakamoto, Juan Manuel Giraud, Carlos Alberto Guardiola e Héctor Alberto Raffo, gerarchi e subalterni delle compagnie coinvolte nell'investigazione.
Foto di copertina: elcactus.com