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Il 28 settembre si è celebrata la Giornata internazionale per l’accesso universale all’informazione, istituita nel 2015 dall’UNESCO. In occasione di questa ricorrenza, un gruppo di attivisti si è recato sotto alla sede dell’Unione Europea a Roma, per consegnare una lettera a Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea che, recentemente, ha pronunciato un discorso proprio sulla necessità di proteggere il giornalismo e, soprattutto, di prendere misure contro chi, invece, tenta di metterlo a tacere. “Nel suo discorso si sentiva una grave assenza”, ha giustamente notato uno degli attivisti che si sono occupati di consegnare la lettera, “ossia una decisa condanna verso gli Stati Uniti e la Gran Bretagna che, da ormai 10 anni, stanno perseguitando il giornalista Julian Assange, la cui unica colpa è stata quella di pubblicare giornalisticamente la verità”. Tra i firmatari della lettera, anche nomi di spicco come Noam Chomsky e Daniel Ellsberg.

Assange: il giornalismo nel pubblico interesse
Nella spiegazione data dall’UNESCO sul perché è stata indetta questa Giornata internazionale, si legge: “i cittadini informati possono prendere decisioni informate. Solo quando i cittadini sanno come sono governati, possono ritenere i loro governi responsabili delle loro decisioni e azioni. L'informazione è potere. Pertanto, l'accesso universale all'informazione è una pietra angolare di società della conoscenza sane e inclusive.” Viene spontaneo domandarsi chi più di Wikileaks abbia incarnato meglio questi valori, visto che della trasparenza ne ha fatto la sua essenza, informando l’opinione pubblica di ciò che i loro governi compiono nell’ombra: abusi, crimini di guerra, extraordinary rendition, torture, sistemi di controllo digitali e tanto altro. Tutte informazioni pubblicate nel nome del pubblico interesse, per arricchire, rendendolo consapevole di dinamiche che sfuggono ad occhio nudo, il loro unico vero destinatario: il cittadino.


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Così, in un discorso alla Commissione europea, anche Ursula von der Leyen, in linea con le dichiarazioni delle Nazioni Unite, il 15 settembre affermava che “l'informazione è un bene pubblico”, aggiungendo che è necessario “proteggere chi offre trasparenza: le giornaliste e i giornalisti”, come è altresì necessario “porre un freno a chi minaccia la libertà dei media”. Parole altisonanti e appassionate, a cui si spera seguano i fatti, evitando così che questo discorso diventi l’ennesima esternazione dell’ipocrisia europea che, troppo spesso, si è fatta portatrice dell’iniquo criterio dei “due pesi e due misure”: un crimine viene giudicato a seconda di quale Paese lo ha compiuto.

Per tale motivo, alcuni attivisti dei gruppi PeacelinkItaliani per AssangeStatunitensi per la Pace e la Giustizia e Diem25, hanno scritto una lettera alla Presidente della Commissione Europea, ricordandole che, da ormai 10 anni, un giornalista ha disperato bisogno di protezione: il suo nome è Julian Assange. E’ già un miracolo che, sopravvissuto a numerosi tentativi di assassinio e rapimento nei suoi confronti, il fondatore di Wikileaks sia ancora vivo. Ma il futuro è tutt’altro che roseo: attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, Assange rischia ancora l’estradizione negli Stati Uniti dove, in condizione carcerarie ancora più rigide, potrebbe essere condannato fino a 175 anni di carcere. 

Riportiamo integralmente la lettera, la quale può essere sottoscritta accedendo a questo link.


Roma, 28 settembre 2021

Onorevole von der Leyen, 

Come sicuramente sa, oggi, 28 settembre, è la giornata UNESCO per il Diritto di Accesso alle Informazioni. 

Noi Statunitensi per la Pace e la Giustizia, Italiani per Assange, DiEM25 in Italy e altri attivisti, con il sostegno di Noam Chomsky e di altri figure eminenti, Le scriviamo in questa giornata importante per chiederLe di intervenire a favore di un vero campione del nostro Diritto di Accesso alle Informazioni, ingiustamente perseguitato, e un vero difensore del nostro Diritto di Sapere – in particolare il nostro diritto di sapere i crimini di guerra e le altre illegalità che certi governi commettono e che poi sottraggono al vaglio del pubblico secretando abusivamente i documenti attestanti i loro misfatti. 

Parliamo di Julian Assange, il creatore australiano del sito web Wikileaks. Si tratta di un sito che offre un luogo sicuro in cui le gole profonde di tutto il mondo possono rivelare gli illeciti governativi di cui vengono a conoscenza. Fanno conoscere questi illeciti pubblicando sul sito di Assange i documenti di cui vengono in possesso, anche se essi sono stati abusivamente secretati. 

In tal modo, da 15 anni Julian Assange, attraverso il suo sito, ha reso effettivo il nostro Diritto all’Accesso alle Informazioni e il nostro Diritto di Sapere. Proprio i valori che oggi celebriamo. 

Onorevole von der Leyen, Lei ha reso omaggio a questi valori nel suo discorso del 15 settembre sullo “Stato dell’Unione”. In particolare Lei ha parlato del notevole servizio pubblico reso dal giornalismo investigativo, aggiungendo che “noi dobbiamo porre un freno a coloro che minacciano la libertà dei media [perseguitando e criminalizzando i giornalisti investigativi] perché, nel difendere la libertà dei nostri media, noi difendiamo nel contempo la nostra democrazia.” 

Nel caso specifico di Julian Assange e il sito Wikileaks, dunque, noi Le chiediamo di porre un freno a coloro che stanno minacciando la libertà dei media

 privando Assange arbitrariamente della sua libertà – per 7 anni, egli è stato rinchiuso de facto dalla polizia in una stanza dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e da due anni è rinchiuso nella prigione di Belmarsh a Londra, nonostante il fatto che il Gruppo di Lavoro dell’ONU sulla Detenzione Arbitaria abbia dichiarato che si tratta, oggi come allora, di detenzione arbitraria; 

 infliggendo ad Assange una serie ininterrotta di abusi i cui effetti, cumulativamente considerati, ammontano a tortura psicologica, come ha testimoniato Nils Melzer, il Relatore Speciale ONU sulla tortura; 

 cospirando attivamente, negli ultimi undici anni, per impedire ad Assange di continuare a rivelare i misfatti governativi attraverso il suo sito Wikileaks – una chiara violazione della sua libertà di espressione, sancita e difesa dall'art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo. 


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Chi, dunque, avrebbe commesso queste violazioni? Non c’è mistero: i responsabili sono i governi degli Stati Uniti d'America e del Regno Unito che, congiuntamente, hanno ordito un piano decennale di persecuzione di Julian Assange e, con ciò, dello stesso giornalismo investigativo. Pertanto, a nostro avviso, essi meritano le sanzioni previste dalla Decisione del Consiglio dell'UE (CFSP) 2020/1999 del 7 dicembre 2020. Infatti, questo documento elenca, tra le violazioni dei diritti umani che l’Unione Europea è chiamata a sanzionare, la detenzione arbitraria, la tortura, la limitazione del diritto di espressione. 

Non dovrebbe essere necessario, a nostro avviso, che l’Unione Europea attui concretamente queste sanzioni contro gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Dovrebbe essere sufficiente che Lei, onorevole Presidente, si esprima a favore della liberazione immediata di Julian Assange, del rigetto della richiesta di estradizione, e del ritiro immediato delle accuse mosse dal Dipartimento di Giustizia statunitense ricordando agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna quanto viene previsto dalle norme sanzionatorie UE in caso di inadempienza. 

Voglia, Onorevole von der Leyen, iniziare ad istruire questo richiamo sin da oggi, onorando lo spirito e il significato di una giornata tanto fondamentale per le nostre democrazie liberali: la giornata UNESCO per l’Accesso universale alle Informazioni e per il Diritto di Sapere. 

Firmato: 

U.S. Citizens for Peace & Justice – Rome, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Italiani per Assange, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

DiEM25 in Italy, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Rete NoWar–Roma, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Peacelink, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Altre firme: 

Daniel Ellsberg, Noam Chomsky, Deepa Govindarajan Driver, Paul Jay (theanalysis.news), Michael Albert (Znet), Dr Derek Summerfield (former chief psychiatrist at Freedom from Torture), Andrew Feinstein (ANC MP in Nelson Mandela’s cabinet), Margaret Kunstler (New York civil rights attorney), David McBride (ADF whistleblower), Peter Cronau (journalist, ABC Australia) e una lunga lista di singoli e associazioni in Italia i cui nomi appaiono qui sotto.

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