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Il North Stream 2 di fatto è compiuto: il gasdotto che scorre sotto il Baltico per oltre 1200 chilometri, con un costo di 10 miliardi di dollari, è oramai completato per il 98%.
Stati Uniti e Germania ribadiscono il loro sostegno alla sovranità, all’integrità territoriale e all’indipendenza dell’Ucraina, garantendo di rispondere nel caso in cui la Russia utilizzi “impropriamente alcun gasdotto, incluso il Nord Stream 2, per raggiungere obiettivi politici aggressivi utilizzando l’energia come arma”. Questo si legge in un perentorio comunicato congiunto del governo statunitense e tedesco.
Viene sottolineato in modo particolare, stando alle parole dei governi di Washington e Berlino, l’impegno “a lavorare insieme attraverso il nuovo dialogo ad alto livello Usa-Ue sulla Russia e tramite canali bilaterali, per garantire che gli Stati Uniti e l’Ue rimangano preparati, anche con strumenti e meccanismi appropriati, per rispondere insieme all’aggressione russa e alle attività maligne, compresi gli sforzi russi per usare l’energia come arma”.
È evidente come il raggiungimento della visione congiunta “sull’aggressione russa” e “le attività maligne della Russia” rappresentino la vittoria di Pirro statunitense sulla lotta geopolitica per il blocco del North Stream 2.
Una battaglia dei gasdotti che, attraverso l’esportazione dello “shale gas” made in Usa, avrebbe dovuto garantire a Washington l’esclusività nell’approvvigionamento energetico dell’Europa tagliando fuori i corridoi energetici di Mosca.
Che il progetto fosse destinato a fallire lo avevano preannunciato le parole di Angela Merkel, quando al consiglio europeo di giugno, evocando una visione indipendentista dell’Eurozona, aveva sottolineato come “dialogare con Putin, sarebbe un’espressione di sovranità per l’Ue”.
Un’Unione in realtà debole e frammentata, che nei fatti rinunciava ad un vertice con Mosca spinta dalle pressioni Atlantiche ma anche dalla Francia di Macron.
Si incalza ora dunque sulla “minaccia strategica” data dal nuovo gasdotto, ed il motivo è presto chiarito: per l’Ucraina, una potenziale trincea dell’Alleanza Atlantica alle porte di Mosca, il transito del gas attraverso i suoi confini vale 7 miliardi l’anno; una costante immissione di valuta estera di cui il paese non può fare a meno, ma che negli ultimi mesi sta subendo un forte calo anche a causa del gasdotto Turkish Stream, che permette all’oro blu di arrivare in Turchia, Grecia e Bulgaria, Serbia e Romania bypassando Kiev.
Una situazione che secondo l’inviato di guerra per la Tv russa, Andrei Rudenco, mette l’Ucraina in una situazione di stallo: “O si impegna in una guerra o avrà una profonda crisi economica”.
L’impegno della Germania nel negoziare con Mosca un prolungamento oltre il 2024 del passaggio di gas russo attraverso il territorio di Kiev, (con l’obiettivo di un’estensione di altri dieci anni del contratto con Naftogaz) non è sufficiente per i ministri degli esteri di Ucraina e Polonia Dmytro Kuleba e Zbigniew Rau; che sostengono come una simile decisione abbia “creato ulteriori minacce politiche, militari ed energetiche”.
Sembra dunque che l’unico scenario che il governo di Kiev riesca a concretizzare sia ancora quello dello scontro bellico: concluse le manovre congiunte Usa-ucraine “Cossack Marce” di inizio luglio, lunedì scorso sono iniziate le esercitazioni Three Swords 2021 presso il Centro internazionale di pace e sicurezza (Ipsc) di Yavoriv, nella regione di Lviv (Leopoli).
Vi prendono parte circa 1.200 soldati e oltre 200 veicoli militari, al fine di “valutare la prontezza al combattimento delle truppe, creando condizioni favorevoli allo sviluppo del coordinamento militare attraverso lo scambio di conoscenze in materia di pianificazione e attuazione delle missioni”.
Altra provocazione alle porte di Mosca e altro tassello che avvicina pericolosamente Kiev nella sfera dell’Alleanza Atlantica. Basti pensare che solo due settimane fa i ministri degli Esteri dei paesi del Triangolo di Lublino (Lituania, Polonia, Ucraina), avevano firmato dichiarazioni congiunte per rafforzare il coordinamento su una serie di temi chiave, tra cui il sostegno all’Ucraina nel suo percorso di adesione all’Ue e alla Nato.
Provocazioni in vista per boicottare il gas russo sul mar Baltico? Certamente la scacchiera dell’Occidente, sul terreno orientale, gioca in attacco come mai prima d’ora.

Foto © Pedant01 is licensed under CC BY-SA 4.0

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