Il padre del giovane: “Un po’ di giustizia per noi mapuche ma volevamo l’ergastolo”
La Corte suprema del Cile ha confermato le condanne al carcere nei confronti di sette agenti di polizia e un avvocato per l'omicidio di Camilo Catrillanca, giovane di etnia mapuche ucciso il 14 novembre 2018 con uno sparo in testa durante un'operazione di polizia a Temucuicui, nella regione dell'Araucania. Il tribunale, con tre voti contro due, ha respinto il ricorso per l'annullamento del processo presentato dalla difesa dei condannati, tutti espulsi dall'istituzione dei 'Carabineros' cileni. L'agente Carlos Alarcon, dovrà scontare una pena di 16 anni di carcere per l'omicidio di Catrillanca e il tentato omicidio di un minore che si trovava con il mapuche al momento della repressione della polizia. L'agente Raul Avila è stato condannato a sei anni e 61 giorni di carcere per coercizione illegale nei confronti del minore, sparatoria ingiustificata e ostacolo alle indagini. L'agente Braulio Valenzuela è stato condannato a tre anni e 62 giorni per sparatoria ingiustificata e ostacolo alle indagini. I poliziotti Patricio Sepulveda, Gonzalo Pérez, Jorge Contreras, Manuel Valdivieso e l'avvocato Cristian Inostroza sono stati condannati per aver ostacolato le indagini. I condannati hanno cospirato per occultare registrazioni, eliminare prove del crimine ed elaborare documenti falsi con l'obiettivo di depistare l'inchiesta. La vicenda suscitò uno scandalo nel Paese che provocò le dimissioni dell'allora direttore generale dei Carabineros, Hermes Soto. “C’è un po' di giustizia per noi mapuche", ha detto Marcelo Catrillanca, padre della vittima, anche se "non è quello che volevamo, cioè l'ergastolo per gli assassini".
Foto © Paulo Slachevsky
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