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Totò Riina, capo di Cosa Nostra: “Senza la politica noi saremmo una banda di sciacalli”

Asunción, Paraguay. Lo scorso 7 aprile l’ex Procuratore e redattore di questo giornale, Jorge Figueredo, ha partecipato al programma “Buen día ciudad” del giornalista Juan Villalba, trasmesso su Paraná TV, in Paraguay. La mafia, la sua storia, ciò di cui è costituita e come è intrecciata al paese guaraní sono stati gli scottanti argomenti della mattina. Un argomento che normalmente non viene affrontato dai  mezzi di comunicazione di massa, tantomeno dalla televisione paraguaiana dato che è un vero e proprio tabù. Per comprenderlo bene è necessario valutarlo nella sua dimensione accademica, scientifica, storica e soprattutto metterlo in relazione con il potere politico ed economico dominante, bisogna andare  oltre le informazioni congiunturali riferite alle attività del crimine organizzato come i sequestri di droga, la distruzione delle coltivazione di marihuana, il contrabbando, ecc.

L’intervento in questo programma televisivo è uno dei primi passi compiuti per cercare di piantare il seme antimafioso nelle terre paraguaiane perchè le mafie, come hanno sostenuto magistrati, storici e studiosi, non sono solo un fenomeno criminale.

“Per lottare contro di esse non basta la mera repressione giudiziaria attraverso gli operatori di giustizia; si devono utilizzare l’educazione alla cultura della legalità, la mobilitazione e l’organizzazione della società civile come strumenti fondamentali, affinchè ognuno apporti il suo granello di sabbia attraverso la denuncia, la militanza sociale, l’arte e la diffusione attraverso i mezzi di comunicazione, affinchè sia nota qual’è la vera natura delle mafie”, ha dichiarato Figueredo.

“E’ indispensabile creare nella cittadinanza  la coscienza che le mafie non sono l’effetto bensì la causa principale della mancanza di giustizia nelle nostre società e che condizionano, con la grande ricchezza mal guadagnata che accumulano, il nostro sistema politico-elettorale e quindi la democrazia stessa. Una democrazia che si è cercato di costruire in Paraguay dal 1989 ma che in realtà è una falsa democrazia perchè il sistema di governo è più vicino ad essere uno Stato-Mafia che non un vero sistema democratico, repubblicano e partecipativo, così come lo stabilisce la nostra Costituzione”, ha proseguito l’ex Procuratore.

“Oggigiorno la mafia si è globalizzata, si è internazionalizzata al punto tale che non possiamo più parlare della mafia come qualcosa di esclusivamente italiano così come vediamo normalmente al cinema. Dobbiamo parlare invece di un sistema mafioso unico nella sua attualità. I gruppi mafiosi nel mondo si sono uniti in una grande società criminale mondiale. Oggi le possiamo considerare più di un fenomeno criminale, ovvero un fenomeno economico, finanziario, politico e culturale che fa parte di un Sistema Criminale Integrato”.

“Se partiamo dalla definizione di mafia coniata dallo storico italiano Giuseppe Carlo Marino possiamo considerarla come una vera e propria struttura di potere; non una semplice associazione criminale, piuttosto con una importante e straordinaria quantità di ramificazioni nella società civile e nello Stato. E’ molto difficile da dimostrare, da provare perchè sono organizzazioni molto forti che utilizzano i partiti politici per insediarsi ed attuare le loro negoziazioni. Un esempio molto chiaro di associazione tra lo Stato e la mafia si incontra nel processo che indaga sulla Trattativa Stato-Mafia in Italia, in cui risulta coinvolto l’ex Presidente  del Consiglio Silvio Berlusconi ed il suo Partito “Forza Italia” quando era a capo del Governo Italiano”.

“Esiste un’altra definizione di mafia coniata da uno dei più grandi intellettuali italiani, Leonardo Sciascia: è una organizzazione criminale con fini di arricchimento illecito attraverso i suoi componenti, che si impone come intermediario parassita  con la violenza tra la proprietà ed il lavoro, tra la produzione ed i consumo, e tra i cittadini e lo Stato. Ma qualcosa di più interessante e subdolo dimostra questa connivenza. Totò Riina, esponente storico di Cosa Nostra siciliana, disse al suo compagno d’aria Lorusso: “senza la politica noi saremmo una banda di sciacalli” (*).

“Ma l’aspetto più grave di questo sistema criminale è che condiziona le nostre libertà, le nostre economie, il sistema politico-elettorale e di conseguenza la nostra democrazia, e se non la fermiamo finiremo col convertirci in una narcocrazia come al tempo di Stroessner, cioè ad uno Stato-Mafia”, ha concluso.

(*) “Collusi”, libro dell’autore Leonardo Sciascia

Foto di copertina: Antimafia Dos Mil / Jorge Figueredo-Juan Villalba

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