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Omicidio colposo, omicidio di secondo grado preterintenzionale e omicidio di terzo grado (cioé per "indifferenza alla vita umana"), colpevole per tutti e tre i capi di accusa. Così è stato giudicato l'ex agente della polizia di Minneapolis, Derek Chauvin, responsabile della morte dell'afroamericano, George Floyd, ucciso soffocato durante l'arresto a Minneapolis, in Minnesota, il 25 maggio dell'anno scorso.
Lo ha deciso la giuria, che si è riunita per due giorni, al termine di un processo che ha monopolizzato l'attenzione dei media, della politica e dell'opinione pubblica statunitense. Un processo che ha visto lo svolgimento di ben tre settimane di audizioni, con 46 testimoni, tra cui una bambina, e la continua riproposizione delle ultime immagini da vivo di Floyd.
Nell'ultima giornata di dibattimento, l'accusa, portata avanti dal procuratore Steve Schleicher, ha concentrato la requisitoria soprattutto su quei 9 minuti e 29 secondi in cui l'agente ha tenuto il suo ginocchio premuto sul collo di Floyd, steso per terra, a faccia in giù, le mani bloccate dietro la schiena con le manette. "Le sue ultime parole - ha detto il procuratore - sono state 'per favore, non respiro'. Floyd non stava facendo del male a nessuno, non voleva fare male a nessuno". "Questo - ha aggiunto - non è un processo alla polizia, è il processo a un imputato. E per la buona polizia non c'è niente di peggio di una cattiva polizia".
Assurda la tesi della difesa, per cui Floyd sarebbe morto per problemi cardiaci e per aver assunto diverse sostanze stupefacenti. Al contempo il legale di Chauvin, Eric Nelson, ha sostenuto che "la mossa del ginocchio non fosse non autorizzata", nonostante molti poliziotti e addestratori, chiamati a testimoniare, abbiano detto il contrario.
Alla vigilia della sentenza la famiglia si era espressa invocando giustizia.
Sul processo era intervenuto anche il presidente Usa Joe Biden, affermando che le prove contro l'ex agente fossero "schiaccianti". "Non lo direi se i giurati non fossero in isolamento", ha aggiunto Biden dicendo di pregare "per la giusta sentenza" nel corso di un incontro allo Studio Ovale con i legislatori di origine latina.
Alla fine la condanna è arrivata.
Ovviamente soddisfatta la famiglia di Floyd ("Una svolta storica", il commento del legale) e sia dentro (dove c'è stato un applauso) che fuori dall'aula (tra urla di gioia e lancio di dollari in aria) in molti hanno accolto con favore la sentenza.
Il processo è considerato dalla stampa statunitense uno dei casi più importanti in materia di diritti civili da anni a questa parte, tenuto conto che la morte di Floyd ha innescato in tutto il Paese l'ondata di proteste guidata dal movimento "Black Lives Matter".
Adesso l'ex agente Derek Chauvin può essere condannato a un massimo di 40 anni, ma se vengono riconosciute le aggravanti in teoria può arrivare a 75. La sentenza, ha detto il giudice, si avrà non prima di 8 settimane, due mesi.

Foto © Imagoeconomica

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