La presentazione di una ricevuta di pagamento ai sicari sarebbe prova inconfutabile che ci fu un accordo
L’omicidio di Berta Cáceres resta ancora senza colpevoli. Il processo contro Roberto David Castillo, accusato di essere complice dell'assassinio dell'ambientalista onduregna e femminista Berta Cáceres, è stato sospeso fino a data da destinarsi. La difesa dell'imprenditore, presidente dell'impresa costruttrice DESA al momento dell'assassinio di Caceres, ed ex militare dell’intelligence di Honduras, ha ricorso in appello dinnanzi alla Corte d’Appello di Honduras che non ha dato corso alla ricusazione, ma ha fatto guadagnare tempo per ritardare il processo. Il processo è iniziato lo scorso 6 aprile per poi essere sospeso il giorno dopo a seguito della ricusazione presentata dalla difesa. Víctor Fernández, il procuratore legale del Consiglio Civico di Organizzazioni Indigene e Popolari dell’Honduras (COPINH), e la famiglia di Berta, hanno dichiarato "che questa azione della difesa di Castello pretende per la quarta volta la sostituzione del giudice per dilatare il processo”. Dialogando con UNE TV, Fernández ha detto che le prove contro l'accusato sono evidenti e che è necessario che il giusto processo sia rispettato dall'altra parte affinché non ci siano dopo impedimenti appellandosi a un indebito processo. Nello stesso programma televisivo Berta Zúñiga (Bertita), figlia di Berta Cáceres, ha rinnovato la sua petizione "di portare a processo chi pianificò, pagò e ordino il crimine, che è quello che ancora manca in tutti questi processi”. D'altra parte, il COPINH si è occupato, come è sua abitudine, di informare letteralmente minuto per minuto ogni particolare attorno al processo che vede “Bertita” come testimone. È stato il COPINH a pubblicare nelle sue reti sociali le prove presentate al tribunale che dimostrerebbero “il coinvolgimento commerciale e di delittuoso tra Castillo e la famiglia Atala”. In particolare è stata presentata come prova la ricevuta di pagamento di Daniel Atala - direttore finanziario dell'impresa DESA - a David Castillo che coincide con conversazioni in cui si parlava di organizzare la logistica per l’assassinio due giorni prima dell'omicidio. Vale a dire che hanno presentato il documento della transazione. L'impresa costruttrice DESA ha iniziato i lavori del progetto idroelettrico Aguas Zarca mediante una concessione illegale sul Fiume Gualcarque danneggiando le famiglie del popolo Lenca. Questo denunciò Caceres fino al giorno della sua morte, e la sua famiglia assicura che fu proprio questo a costargli la vita. Un processo accidentato da qualsiasi prospettiva lo si guardi e lungamente atteso dai familiari, amici ed amiche di Berta, così pure dalle diverse organizzazioni ambientaliste e di diritti umani che seguono il caso a livello internazionale. Ripassiamo i fatti denunciati dal COPINH. Secondo un comunicato diffuso dall'organizzazione, sabato 3 aprile membri della Polizia Nazionale del Honduras fermarono arbitrariamente a Santa Rosa de Copan, Bertha e Laura Zúñiga, figlie di Berta Cáceres e di Camilo Bermúdez. Questo avviene tre giorni prima di iniziare il processo contro David Castillo. Il comunicato concludeva: "Le nostre compagne sono state liberate, tuttavia, denunciamo la negligenza dello Stato che, invece di offrire strumenti di protezione, con queste azioni, mettono le loro vite in stato di rischio e vulnerabilità”. Martedì 6 aprile un altro comunicato del COPINH riferiva che il tribunale ha negato l’ingresso a Laura Zúñiga, un'altra delle figlie di Berta Cáceres, all'udienza contro Castello. Laura ha risposto con una petizione di rispetto e garanzia ai suoi diritti come vittima: "Comprendiamo che siamo di fronte ad una pandemia che ha creato limitazioni obiettive per lo svolgimento sicuro delle udienze, ma questa situazione non può servire per aumentare ancora la sofferenza delle vittime e negarci il posto che ci corrisponde in questo processo che deve essere riparatore della perdita che abbiamo subito a causa di questo vile crimine. Per questo motivo ci rivolgiamo a lei, onorevole Tribunale, per insistergli sulla necessità della presenza di, almeno, una vittima fisicamente, ovviamente rispettando tutte le misure di bio sicurezza”. Abbiamo appreso anche dallo stesso mezzo che lo stesso tribunale non ha permesso la presenza fisica di osservatori internazionali e di Diritti Umani in sala. Su questo impedimento Bertita ha ricordato che il processo è pubblico e che gli osservatori sono importanti come garanzia del giusto processo. C’è stato grande malessere perché la Corte non aveva la telecamera e la strumentazione audio corrispondente per potere trasmettere. La scarsa qualità della trasmissione ha ostacolato il lavoro di questi organismi, i quali hanno ricordato che è dovere di un'istituzione di quel livello fornire questo servizio ritenuto un diritto dalle Nazioni Unite nel 2020. C’è ancora tanta strada da percorrere. Dalle prime ore di quel 3 marzo del 2016 quando Berta esalò il suo ultimo respiro, tanto il COPINH come la sua famiglia non hanno rallentato un secondo nella ricerca di giustizia della loro mami, come affettuosamente la chiamano le sue figlie in ogni occasione in cui vengono intervistate per Berta. Come abbiamo comprovato, i “bastoni tra le ruote” ci sono sempre, e vengono da parte di chi si suppone dovrebbe evitarlo. Riprendere il processo è urgente, come chiede il comunicato emesso dal COPINH: "Il processo contro David Castillo deve essere solo la fase iniziale del percorso che vedrà sotto processo le persone coinvolte nel delitto e che dovrà proseguire ancora nei riguardi dei loro capi, i signori Daniel Atala Midence, Jacobo Atala, Pedro Atala e José Atala”.