Il portavoce del Cremlino: “Situazione spaventosa, probabilmente presto verrà interrotto ogni rapporto”
Un nervosismo drammatico si va alimentando in queste ore ai confini con la Russia; un’escalation che oramai non viene più occultata a livello istituzionale. Nel Donbass “la situazione è spaventosa”, ha comunicato all’agenzia di stampa Interfax, il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, sottolineando che “sono in atto schermaglie incontrollabili e i comandanti militari ucraini stanno prendendo tali decisioni sul campo senza alcuna restrizione da parte dei loro superiori” e aggiungendo che "probabilmente presto raggiungeremo un livello di interazione con l'Ucraina in cui non ci sarà più spazio per la reciprocità" e verrà interrotto "ogni rapporto".
Frequenti sono state effettivamente le provocazioni dell’esercito ucraino nella regione. Solo il 3 aprile almeno 16 colpi di artiglieria da 120 millimetri sono stati sparati fuori dall'abitato di Kalynove-Borshchevate è la prima volta da quando sono state introdotte le misure aggiuntive per garantire il cessate il fuoco.
Ad Aleksandrovskoye, nei pressi della città di Yenakievo, la milizia popolare della DPR ha comunicato che un bombardamento delle forze Ucraine ha provocato la morte di una bambina di 5 anni ed il ferimento di una donna di 67.
Secondo il rapporto giornaliero della missione di monitoraggio speciale dell’Ocse in Ucraina (SMM) in data 3 aprile sono state registrate 594 violazioni del cessate il fuoco nella regione di Donetsk e 427 nella regione di Lugansk. In definitiva, dal 27 luglio 2020, 15.107 sono state le violazioni segnalate dal SMM.
La guerra infinita contro i Russi di Ucraina
Ma le tensioni tra i due Paesi hanno origini più profonde e partono dal colpo di Stato ucraino organizzato dagli stati Uniti nel 2014, come si sarebbe in seguito appreso. Un golpe militare che vide la partecipazione di cecchini georgiani assoldati per provocare morti tra manifestanti e poliziotti durante le proteste contro l'allora presidente eletto Yanucovich. La sua posizione sarebbe stata dichiarata vacante il 22 febbraio 2014 con un voto incostituzionale del parlamento ucraino, determinando l’instaurazione di una nuova forza politica che tra le prime azioni di insediamento, impose immediatamente l’eliminazione del russo come lingua ufficiale, accogliendo nel governo forze dichiaratamente naziste e xenofobe già precostituite.
Fu a quel punto che i popoli russi nelle repubbliche di Donetsk, Lugask, di Crimea non riconoscendo il governo golpista instaurato nel paese si sollevarono per la riannessione alla Russia (Crimea) e l’indipendenza delle aree di Donetsk e Lugansk. Contro questi territori l’esercito ucraino avviò una sanguinosa campagna militare che costò la morte di oltre 13.000 persone e venne arrestata parzialmente la campagna militare con gli accordi di Minsk, siglati nel 2015.
Il presidente Joe Biden e Llyod Austin, al centro
Washington promuove l’intervento militare ucraino nel Donbass
Con l’amministrazione Biden, la tensione nel Donbass è tornata ad infiammarsi in modo drammatico. L’ammassamento di truppe Ucraine ai confini delle repubbliche popolari si è fatto più consistente in questi mesi, mentre la propaganda mediatica e diplomatica occidentale si è concentrata solamente sulle manovre militari russe ai confini col paese.
Il generale Tod Wolters, a capo del Comando europeo degli Stati Uniti nei giorni scorsi ha innalzato il livello di guardia del United States European Command (EUCOM) per l'Ucraina, da possibile crisi a potenziale crisi imminente, in risposta al mancato allontanamento delle truppe russe dal confine.
Mentre l’escalation prosegue, la diplomazia occidentale, anziché lavorare per scongiurare eventuali provocazioni dalle conseguenze imprevedibili, continua ad appoggiare i propositi bellici contro i Russi del Donbass, lanciando l’Europa intera sempre più ad un punto di non ritorno in cui, come dichiarato per la prima volta dal ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, "coloro che tenteranno di iniziare una nuova guerra nel Donbass distruggeranno l'Ucraina".
Giovedì scorso, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin ha telefonato al suo collega ucraino Andrei Taran, assicurandogli che Washington non lascerà sola l’Ucraina “in caso di escalation dell’aggressione russa” e riferendo in seguito che gli Stati Uniti hanno stanziato dal 2014 oltre 2 miliardi di dollari per fornire assistenza militare a Kiev, aggiungendo che sarà rafforzato il potenziale delle forze armate ucraine ricorrendo a un fondo da 125 milioni di dollari per armi e altri strumenti bellici volti a migliorare la qualità e l’efficienza delle forze armate.
Nella giornata di venerdì è arrivato il turno di Joe Biden che in conversazione telefonica con il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, ha riconfermato la “partnership strategica” tra le due nazioni sostenendo che entrambe "sono fianco a fianco quando si tratta di preservare la democrazia” e gli Stati Uniti sostengono la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina di fronte “all'aggressione” della Russia nel Donbass e in Crimea.
Le esercitazioni Defend Europe 2021
A questo proposito, il vicedirettore dell’amministrazione presidenziale ucraina, Roman Mashovets, ha affermato che per contrastare le azioni ostili di Mosca potrebbero essere necessarie esercitazioni militari congiunte tra Ucraina e Nato: una prospettiva di estrema gravità gravità che segue direttamente le finalità delle esercitazioni Nato Defende Europe 2021.
Già in marzo è iniziato il trasferimento di uomini e mezzi dagli Stati Uniti all’Europa. Le manovre quest’anno mobilitano 28.000 militari, la maggior parte provenienti dagli Stati uniti, mentre una piccola parte proveniente dai 25 alleati Nato, compresa l’Italia.
Dagli Stati Uniti sono già stati portati nel vecchio continente migliaia di uomini e 1200 equipaggiamenti pesanti (blindati, carri armati, cannoni semoventi).
In aprile da 3 depositi pre-posizionati dall’esercito statunitense in Europa (Germania, Olanda,Italia) verranno prelevati 1000 equipaggiamenti pesanti che verranno portati in circa 30 aree di addestramento sparse in vari paesi. Ci saranno 4 grandi esercitazioni in territorio europeo. In una di queste oltre 5000 militari si spargeranno rapidamente in tutta Europa per simulare una risposta rapida all’attacco Russo.
Un colossale dispiegamento di forze in cui il nostro paese partecipa attivamente ed in modo propositivo, come confermato dalla lettera a Repubblica firmata a quattro mani con il segretario di Stato americano Antony Blinken ed il ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio: “In tema di sicurezza, il nostro impegno reciproco in ambito Nato è saldo”, viene prontamente precisato nello scritto.
Antony Blinken e Luigi Di Maio © Imagoeconomica
La Russia è pronta a difendersi
Sempre il portavoce del Cremlino, in merito all’eventuale schieramento di truppe Nato in Ucraina, ha ribadito che “uno sviluppo di questo tipo richiederebbe nuove misure da parte della Russia, per garantire la sicurezza nazionale”, definendo «inaccettabile» la richiesta dell’intervento di truppe Nato da parte di Kiev.
Sollecitato su quali potrebbero essere quelle misure precauzionali, Peskov ha solo aggiunto che il paese avrebbe fatto "tutto ciò che è necessario".
Che la situazione sia di estrema gravità viene denunciato anche da Paul Robinson, professore all'Università di Ottawa, scrittore di storia russa e sovietica.
“Con l'escalation di tensioni nell'Ucraina orientale, il vero pericolo non è un'invasione russa, ma che il governo ucraino interpreti erroneamente i segnali di sostegno americani come semaforo verde per un assalto alle repubbliche ribelli nel Donbass” scrive su RT, precisando che la vicenda “ha echi della crisi missilistica cubana del 1962, quando le armi sovietiche furono dispiegate sull'isola caraibica al largo della costa atlantica d'America, innescando una crisi che portò le due superpotenze vicine alla guerra nucleare”.
Parole di fuoco, che dovrebbero essere di grave ammonimento, soprattutto per le cancellerie europee, che si mostrano invece sempre colpevolmente accondiscendenti rispetto alla deriva guerrafondaia ed alla corsa agli armamenti di questi ultimi anni che si sta cementificando in tutto il vecchio continente.
Le uniche dichiarazioni che il l'Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell è stato grado di pronunciare riaffermano un “incrollabile sostegno dell'Ue alla sovranità ed all'integrità territoriale" di Kiev, che dunque ancora una volta si appagherà del sostegno da parte del democratico e liberale occidente, ad una guerra aperta contro il suo stesso popolo.
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