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Deceduto in Argentina Carlos Saúl Menem, ex presidente e senatore a vita

È deceduto nelle ultime ore Carlos Saúl Menem, ex presidente della Nazione, senatore a vita, ideatore di una modalità di corruzione della politica: rubare per la corona.
Ci scusiamo se gli aggettivi utilizzati possono in qualche modo offendere il lettore, ma non trovo altra qualifica per una persona che, come presidente della Nazione, insabbiò l'assassinio del suo stesso figlio, come dichiarò all’epoca Zulema Yoma, l’allora moglie dell'ex presidente.
La storia di Carlos Saúl Menem ha di fatto attraversato un mondo ed un sottomondo dove la corruzione, l'impunità e, soprattutto, il favoritismo politico, hanno fatto da filo conduttore di una rete di potere che ha difeso criminali di lesa umanità della dittatura, smantellato la capacità produttiva dello Stato, approvato concessioni abusive a gruppi imprenditoriali per lo sfruttamento e appropriazione delle risorse strategiche naturali. Una rete criminale che ha trasformato operai sindacalizzati in sindacati imprenditoriali, che ha smantellato le ferrovie, le fabbriche e i circuiti produttivi regionali, portando province intere del paese facendo retrocedere intere province del paese.
Migliaia di giovani e professionisti, formatisi in un sistema educativo pubblico di prestigio internazionale, sono stati costretti alla precarietà lavorativa, alla mancanza di aspettative e ad una cultura individualista frutto della paura. Il ‘menemismo’ fu un groviglio che infestò la politica di pagliacci, cantanti e risate che distrussero il dialogo politico e ridussero il dibattito parlamentare in una sorta di polemica da bar. Una rete che condannò l'indipendenza della magistratura ad un elenco di lacchè su un tovagliolo. Una banda di sciacalli che permise la proliferazione del narcotraffico, distruggendo la salute di milioni di giovani, e la libertà di altrettanti. "Sono tutti narcos", gridava una canzone dell'epoca.
Menem distrusse un paese: "Menem lo fece". La crisi economica e sociale esplosa agli inizi di questo millennio fu il prodotto di una creazione sistematizzata, coordinata, progettata ed eseguita dallo stesso centro di potere che progettò la dittatura civile, militare ed ecclesiastica dell'Argentina. L'imposizione di un modello economico neoliberale, basato sull’accentramento economico, la speculazione finanziaria e la precarietà lavorativa. Il libero mercato e la completa assenza di controlli nel flusso di beni e servizi. Una dogana inesistente ed un'altra parallela sotto gli ordini dell'inspiegabile Ibrahim Al Ibrahim, che non parlava neppure lo spagnolo, attraverso la quale passavano le valigie diplomatiche che trasportavano denaro frutto del riciclaggio dentro o e fuori il paese.
Menem fu un amico del potere, un drogato di potere che permise che il territorio argentino fosse usato come campo di battaglia di un conflitto bellico globale. La gestione di Menem occultò, deviò e tergiversò tutte le indagini che cercarono di far luce sugli attentati terroristici contro l’ambasciata di Israele e la mutua AMIA. Fu lo stesso Menem a dire la prima bugia riguardo Rio Tercero, dove "gli amici" fecero esplodere una polveriera militare per occultare la mancanza di armi vendute clandestinamente e illegalmente a Croazia ed Ecuador. Menem fece dell'Argentina "la casa" di noti trafficanti di armi dell'epoca, come Monzer Al Kassar o Diego Palleros.
Molti furono gli "infortunati" e "suicidati" che hanno taciuto le loro verità, come Alberto Cattáneo, Leopoldo "Poli" Armentano, Lourdes Di Natale, Marta Meza, Alfredo Yabrán, Horacio Estrada o il Brigadiere Echegoyen tra tanti altri pentiti e testimoni chiave nelle investigazioni contro il ‘menemismo’. I servizi segreti deviati fecero e disfecero a proprio capriccio, o al capriccio del migliore offerente. Menem fu un burattino delle potenze militari del pianeta. Un lacchè di quelli che attentano alla vita in tutte le latitudini.
Menem è stato un personaggio oscuro che ha agito alla piena luce del giorno. Protetto e tutelato fino alla fine dei suoi giorni da una legione che, come lui, condivide, più che una genetica, una cultura criminale.
I suoi compagni, peronisti e antiperonisti, si sono rifiutati per anni di togliere l’immunità a questo “senatore a vita", affinché il sistema giudiziale irriverente al potere, non avanzasse in nessuna delle tante indagini a suo carico. I tempi si sono dilatati oltre il tempo stesso, e persone nobili ed agguerrite, come l'instancabile Ana Gritti, hanno dovuto lasciare questo mondo sopportando che questa progenie del demonio camminasse libera per le strade.
I suoi cortigiani, privi di ogni nobiltà, più mercenari che imprenditori, si sono dati alle armi, guidati e sostenuti dalla cultura della corruzione: Eduardo Duhalde, Roberto Dromi, Domingo Felipe Cavallo, Víctor Alderete, José Luis Manzano, Ramón Hernández, Erman González, Alberto Kohan, Mario Caserta, Omar Fassi Lavalle, María Julia Alzogaray, Ricardo Cossio, Arnaldo Cisilino, Raúl Granillo Ocampo, Luis Barrionuevo, Gerónimo "Momo" Venegas, Alfredo Yabrán ed Eduardo Amadeo tra tanti altri, hanno fatto profilare questo virus, questa cultura immorale in ogni settore dello Stato, almeno quelle sopravvissute.
Non possiamo non nominare quel giornalismo che, in tutti questi anni, ha adottato posizioni complici e di omertà verso l’apparato ‘menemista’. Si è fatto promotore di tanta menzogna ed inganno imposta alla popolazione. Bernardo Neustadt, Mariano Grondona, Mirtha Legrand, Susana Giménez, Mario Pereyra e Daniel Hadad, tra tanti altri che hanno scelto di tradire il popolo giorno per giorno. Inoltre, la trilogia multimediale dipendente di Magnetto, Noble e Mitre, che sotto la protezione menemista ha distrutto la stampa libera e indipendente. Sono stati questi "imprenditori di media", a rimpiazzare intellettuali e giornalisti della cultura, con "conduttori" della volgarità e della degenerazione umana.
Questo è, in estrema sintesi, il “menemismo”. Questo è stato il riflesso di un politico che purtroppo, ancora oggi, viene osannato da un'impalcatura politica, militare, civile ed ecclesiastica che è divenuta milionaria sotto il suo mandato.
La vittoria è della vita, la vittoria è della rivoluzione, la vittoria è della cultura. Perché non importa quanto tempo dovremo aspettare, tutto il "vecchio aceto" perirà, e ci sarà sempre una gioventù pronta ad una nuova primavera.

Foto © Imagoeconomica

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