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L’uscita di scena di Donald Trump è stata più amara del previsto. Fino all’ultimo giorno della sua presidenza in molti hanno nutrito la speranza che tra la lista dei nomi a cui veniva concesso il perdono presidenziale -capace di far cadere qualsiasi accusa- figurasse anche quello del giornalista ed editore Julian Assange. E, invece, non è andata così. Negli ultimi giorni della sua presidenza hanno infatti beneficiato del suo perdono numerosi criminali di guerra (come i quattro contractors statunitensi Paul Slough, Evan Liberty, Dustin Heard e Nicholas Slatten, condannati a 30 anni di carcere per aver massacrato 14 civili nel 2007, quando aprirono il fuoco con armi pesanti sulla folla a piazza Nissur, Baghdad) e maxi-truffatori (come Steve Bannon, ex amministratore della campagna elettorale del 2016 dello stesso Trump), ma non quell’uomo che ha rivelato al mondo indicibili crimini di guerra. Sono rimaste dunque inascoltate le urgenti richieste di perdono per Assange rivolte in questi mesi a Trump da parte di molti personaggi pubblici, compresi alcuni deputati della Camera dei Rappresentanti degli USA (Tulsi Gabbard, Ron Paul, Matt Gaetz, Thomas Massie). Come ha già fatto Roger Waters, musicista co-fondatore dei Pink Floyd, una soluzione può essere il rivolgere le richieste di perdono anche al nuovo presidente Joe Biden, sperando in una maggiore - seppur realisticamente lontana - apertura. Ma non è l’unica soluzione.
Seguendo il suggerimento di Stella Morris, compagna e avvocatessa di Assange, un modo per assicurare maggiore protezione per il giornalista potrebbe essere la sua candidatura al premio Nobel per la Pace, come è già avvenuto negli anni scorsi. Ovviamente la protezione risulterebbe ulteriormente valida se tale premio gli venisse assegnato.

Assange candidato al nobel per la pace
Già negli ultimi giorni di dicembre, ben 5 premi Nobel per la Pace avevano chiesto in una lettera congiunta la fine della persecuzione ai danni del cofondatore di Wikileaks: l’attivista per la pace nordirlandese Mairead Corrigan, l'attivista per i diritti umani Adolfo Pérez Esquivel, l'attivista femminista Rigoberta Menchú, l'attivista politica iraniana Shirin Ebadi e il romanziere austriaco Peter Handke.
In particolare Mairead Corrigan, premio nobel per la pace nel 1976, si è occupata di presentare la candidatura di Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning al Comitato norvegese per il Nobel, con la seguente motivazione:
“Individualmente, ognuno di loro ha fornito innumerevoli esempi di coraggio nello smascheramento delle azioni illegali dei governi che hanno causato milioni di morti, mettendo in gioco le proprie libertà e vite. Collettivamente, le loro vite di abnegazione e altruismo costituiscono una straordinaria dimostrazione della magnificenza dello spirito umano. […] Chelsea Manning, in quanto soldato americano con base in Iraq, non poteva accettare l'assassinio di civili iracheni. Julian Assange, in qualità di editore, doveva fare il suo dovere e rivelare i fatti delle guerre irachena e afgana al pubblico. Edward Snowden, che lavora nell'intelligence statunitense, non poteva tacere sapendo che il suo governo stava effettuando una sorveglianza illegale dei cittadini statunitensi e dei governi mondiali".
La lista di chi può presentare candidature è limitata ai membri presenti e passati del Comitato per i Nobel e suoi consulenti, parlamentari e membri di governi, membri della Corte di arbitrato e di quella internazionale di giustizia dell’Aja, membri dell’International peace bureau e dell’Institut de Droit International (istituto di legge internazionale), docenti universitari di legge, scienze politiche, storia e filosofia, e infine ex premi Nobel per la pace. E’ necessario far pressione su questi affinchè essi prendano in considerazione la possibilità di sostenere e candidare chi sta subendo da più di 10 anni torture e isolamento per aver svolto il ruolo di giornalista nell’accezione più pura che si possa dare al giornalismo: informare l’opinione pubblica -mossi da un desiderio di verità, giustizia e pace- degli abusi e crimini compiuti dai nostri governi nel totale silenzio mediatico. Il termine della presentazione di candidature è il 31 gennaio: più candidature per la stessa persona aumenterebbero la possibilità che il premio venga assegnato a questa.
Questo giovedì 29 gennaio anche Jean-Luc Mélenchon, leader del partito La France Insoumise, ha chiesto che il premio Nobel venga assegnato a Julian Assange: Julian Assange è un eroe della libertà. L'iniziativa Wikileaks ha permesso di pubblicizzare crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani. È giusto che i popoli del mondo gli esprimano la loro gratitudine”.
Infine possiamo contribuire anche noi aggiungendo il nostro nome alla raccolta firme per sostenere il premio Nobel ad Assange, tramite questo link.

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