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Ogni volta che ci giunge una notizia agghiacciate come questa, nel bel mezzo della nostra routine lavorativa e familiare, ci ricorda che mentre alcuni di noi sono al sicuro da questi attentati, altri invece ne sono vittime, ed altri ancora si prestano a commetterli, senza alcuno scrupolo. Sono notizie che ci mettono alle strette, che ci lacerano l'anima. Perché non è solo una vita che si è persa. Non è solo una vita falciata con violenza criminale. È anche l'imposizione della criminalità ad una comunità, a Oaxaca, che aveva quest’uomo come punto di riferimento nella difesa dell’acqua.
Un essere umano eccezionale, lo dicono i mezzi di comunicazione messicani che danno la notizia del crimine. Un essere umano che ha scelto la strada dell’attivismo, motivo più che sufficiente perché alcuni circoli lo minacciassero di morte, già nel 2019. Una minaccia che si è concretizzata questo fine settimana quando i suoi assassini gli hanno sparato contro - praticamente a bruciapelo - mentre si trovava nella sua automobile, a circa 300 metri dall'accesso principale alla comunità La Esperanza, comune di Jamiltepec, sulla costa di Oaxaca.
Fidel Heras era un difensore della comunità e anche membro attivo del Consiglio dei Popoli Uniti per la Difesa del bacino del Río Verde, nello stato di Oaxaca, in netto contrasto con le autorità locali, in un contesto locale nel quale i residenti sono sotto pressione per l'imposizione di una diga da parte della CFE (Comisión Federal de Electricidad), a ciò si aggiunge l’interesse nell’estrazione di materiale pietroso da costruzione. Entrambe le attività sono fortemente contrastate dalle comunità indigene della regione, già da circa dieci anni.
Il potere degli interessi economici mascherati da progressismo tecnologico (da un'infrastruttura strettamente speculativa) hanno dato libero sfogo all'uso della forza, come misura disciplinare per tutti coloro che si oppongano a tali progetti. A questo proposito numerose organizzazioni sociali di Oaxaca e autorità agrarie e municipali di Ejido Pado de la Reyna, hanno dichiarato pubblicamente che l’omicidio potrebbe avere una "matrice politica", aggiungendo anche che nei giorni precedenti all’attacco mortale a Fidel Heras Cruz, la guardia municipale Filogonio Martínez Merino era stato avvisato della presenza di un camioncino sospetto, con due persone a bordo nei pressi di El Zárate, quindi aveva chiesto di essere accompagnato dalla polizia per raggiungere casa sua.
Le motivazioni che hanno portato a questo drammatico epilogo (che ha coinvolto direttamente Fidel Heras, assassinato) risalgono al 2019, quando il presidente municipale di Santiago Jamiltepec, Celia Rivas Márquez, insistette affinché nel bacino del Rio Verde si procedesse ad estrarre materiale pietroso. Le estrazioni iniziarono senza i dovuti permessi ambientali per le conseguenze che tale attività avrebbe potuto arrecare al fiume, scatenando così un conflitto dove ovviamente era intervenuto Fidel Heras a favore della tutela del bacino del fiume, andando contro gli obiettivi finanziari del progetto in sé, a costo della sua stessa vita. Da segnalare che Fidel è la prima vittima del potere capitalista di questo anno 2021.
Ancora una volta, difendere la natura (la madre terra, nel buon romanzo cavalleresco) trova l’opposizione dell'uomo "civilizzato" e "superbo" che per difendere il "progresso" si impone sulla vita stessa, fino a trasformarsi in un volgare e codardo criminale, difensore di interessi finanziari che non sempre coincidono con la visione del mondo delle comunità indigene, nelle differenti regioni del continente americano.
In questo momento in Messico una famiglia piange la perdita di un essere amato. Noi piangiamo la perdita di un combattente, siamo testimoni della sua morte, ancora una volta ripudiamo e denunciamo queste pratiche oramai abituali del barbarismo (terrorismo) antiambientalista, che continuano a vestire a lutto quelle lotte sociali che hanno già lasciato altri martiri in Messico, America Centrale e America Latina. Ricordiamo ad esempio l’omicidio dell’indigena e dirigente ‘lenca’ Berta Cáceres.
I martiri, che con il loro esempio ci portano a resistere con più impegno alle brutalità dell'uomo moderno. Dell'uomo moderno (wuinca, bianco) che calpesta istante dopo istante, fino alla morte, chi si oppone a vivere in disarmonia con la natura.
La criminalità organizzata, ombra e cornice dei progetti idroelettrici attorno ai fiumi, ha fatto ancora una volta il suo macabro gioco, mietendo un'altra vittima.
Uno schifo questa nostra civiltà!

Foto di copertina: www.especialoaxaca.com

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