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Nel 2000 processò Augusto Pinochet, che evitò il carcere grazie alla Corte Suprema

All'età di 81 anni è deceduto l’ex giudice cileno Juan Guzmán Tapia. Riconosciamo (e ricorderemo) la sua vita e il suo operato non solo sotto il profilo di uomo integro, ma soprattutto per aver fatto un passo alquanto coraggioso, in forza alla sua carica, in un tempo in cui i giudici, nella grande maggioranza, non osavano accusare i potenti della dittatura cilena. Juan Guzmán ordinò l’arresto dell'ex dittatore Augusto Pinochet nell'anno 2000, nell’ambito del caso "La Carovana della Morte".
Non solo puntò il dito accusatore contro uno dei dittatori più temibili del cosiddetto Piano Condor, ma inoltre lo portò a processo, a seguito delle indagini da lui condotte, nel gennaio del 1998, legate alla Carovana della Morte, una delle più cruente operazioni repressive della dittatura militare. Augusto Pinochet era ancora Capo dell'Esercito, sarebbe andato in pensione due mesi dopo per essere poi nominato senatore a vita, tutelato dalla Costituzione promulgata nell'anno 1980.
Augusto Pinochet, di ritorno dall'Inghilterra (dove fu arrestato per ordine del Giudice spagnolo Baltasar Garzón, riuscendo a recuperare la sua libertà per motivi strettamente legati alla sua salute), in Cile, dovette affrontare il processo avviato da Guzmán, per 19 sequestri e 53 omicidi. Gli autori erano i membri di un entourage militare che Pinochet istituì negli anni settanta a fini esclusivamente repressivi, sotto il comando del generale Sergio Arellano Stark. Ma Augusto Pinochet riuscì ad evitare l'arresto ordinato da Guzmán, ricevendo la grazia degli arresti domiciliari. Ma c’è di più: la Corte d’Appello di Santiago revocò il provvedimento che aveva portato all’arresto di Pinochet in territorio cileno. La sua difesa ottenne che la Corte Suprema, considerando l'età avanzata dell'ex dittatore, 85 anni, e i suoi problemi di salute, lo esentò da ogni azione giudiziaria nei suoi confronti e non fu più coinvolto in altri processi per violazione dei diritti umani, fino alla sua morte nel 2006.
Il Giudice Juan Guzmán Tapia ha reso onore alla sua missione di operatore della giustizia, è stato coerente con il giuramento fatto al momento di assumere il suo incarico. Rendergli omaggio ci sembra un dovere. Abbandonò il Potere Giudiziario nel 2005, pubblicando inoltre le sue memorie “En el borde del mundo: memorias del Juez que procesó Pinochet’, libro che in realtà si è rivelato un documento molto prezioso per preservare la memoria del recente passato, di un paese dove la dittatura militare (con il sostegno degli Stati Uniti e soprattutto della CIA) seminò morte e sofferenza con particolare accanimento.
All’impegno, sempre distante dalla vigliaccheria, che ha esaltato ed esalta la figura del giudice cileno, deceduto recentemente, si contrappone l'audacia maligna di un ex dittatore che vigliaccamente trovò sempre il modo di evitare l'azione della giustizia.
Ma quella nefasta cultura dell'impunità che ha sempre protetto Pinochet e che continua a proteggere altri della sua stessa categoria, in Cile, Bolivia, Paraguay, Brasile, Argentina e Uruguay, non oscurerà mai l'integrità morale ed etica dei giudici che svolgono la loro professione, con il loro talento e spirito di lotta per la verità e per la giustizia, nel campo dei diritti umani e nel campo della lotta contro la criminalità organizzata, che dilaga in tutto il pianeta, come il Covid 19, o ancora peggio.
Dalla nostra redazione un sentito omaggio a questo punto di riferimento della verità che è stato il giudice cileno Juan Guzmán Tapia.

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